Al Redentore di Monselice, i giovani al grest si educano educando

Grest al Redentore di Monselice: una tradizione che prosegue. Al centro ci sono i bambini, ma l'esperienza è altrettanto fondamentale per gli educatori adolescenti, che si educano educando.

Al Redentore di Monselice, i giovani al grest si educano educando

Un circolo virtuoso di giovani che si educano educando, in una cornice, come quella del circolo Noi, in cui l’entusiasmo si ricarica come in una batteria per illuminare durante tutto l’anno.

Al Redentore di Monselice l'esperienza estiva è iniziata lunedì 12 giugno e si concluderà venerdì 7 luglio, dopo ben quattro intense settimane di giochi, attività e formazione. 280 i ragazzi iscritti, seguiti da un buon numero di animatori, dal parroco don Damiano Santiglia, dal prete novello don Alessio Rossetto che al Redentore è stato chierico.
Ma è fondamentale il contributo anche dei volontari del Noi: «Al grest – confida don Damiano – coinvolgiamo i ragazzi delle superiori come animatori prima di tutto perché ci si educa educando».

Il grest, infatti, non consiste solo nelle sole quattro settimane tra giugno e luglio
«Siamo partiti con la formazione tra febbraio e marzo, valorizzando il ruolo degli educatori dei giovanissimi, sia perché diano loro un’infarinatura su cosa significhi fare l’animatore al grest, sia per far capire quanto sia importante l’esperienza che a gruppo si accumula nel corso degli anni».
Poi, al grest, si vive una sorta di “gavetta”: «Un animatore parte in prima superiore e deve imparare molto da altri. Poi, un po’ alla volta, matura, si fa correggere, cresce e diventa a sua volta punto di riferimento per altri animatori, creando così un bel circolo educativo basato su fiducia e sintonia».

Il grest al Redentore inizia al mattino con la preghiera in chiesa, seguono poi, il martedì e il venerdì, attività pratiche in stile “Art attack”, lavoretti con la creta e altre decorazioni, mentre il mercoledì si dà più spazio ai giochi e il giovedì uscite vicine, come giri in bicicletta o nuotate presso la locale piscina.
Il pomeriggio, invece, dalle 15.30 alle 18.30, è dedicata a tornei sportivi, danza, karate e altri giochi all’insegna del movimento: una manna per dei ragazzi rimasti seduti in classe per nove mesi.

Il tema scelto quest’anno al Redentore è “Espera”: i ragazzi e gli animatori rifletteranno insieme sulla speranza, partendo prima dal desiderio, che nasce dall’immaginazione e che permette di progettare il futuro, per proseguire nella dimensione dell’attesa, tempo positivo nel quale prestare ascolto e stupirsi, fino alla ricerca con costanza, dalle piccole cose, l’oggetto del desiderio che nasce dal cuore.

Al termine del percorso, tra attività, preghiere e scenette, si arriverà a capire come i desideri siano impegnativi, e che portino all’assunzione di responsabilità e alla messa al bando dell’indifferenza nei confronti degli altri.

Gli educatori sono importanti, ma al centro restano i bambini.
«”Prima i bambini”, diceva uno slogan della Fism – sottolinea don Damiano Santiglia – per questo, al grest, invito gli educatori a mettere in secondo piano i loro problemi e le loro difficoltà quando sono di fronte ai bambini. Siamo qui, infatti, per educare e far sentire i bambini importanti, accogliendoli e rispettandoli per quello che sono».

Se poi il clima è cordiale e se le regole vengono rispettate, c’è spazio anche perché le ricchezze di ciascuno – ragazzo o animatore – emergano nella piena libertà: «Non ci accorgiamo di quanti talenti ci siano tra i nostri giovani: penso ai ragazzi che fanno il liceo artistico che ci danno una mano per i laboratori, ai ragazzi delle medie che studiano uno strumento musicale e che accompagnano la preghiera, penso agli sportivi che danno il loro contributo, fino a chi con il computer sistema le foto per la serata finale».

«È una bella eredità quella che abbiamo ricevuto dai nostri predecessori, in particolare da don Giancarlo Smanio – confida don Damiano – anche qui, d’estate, bambini e ragazzi delle superiori rischiano di essere in preda allo sbando, dato che le famiglie sono impegnate a lavoro. Così, invece, possono restare contagiati dall’entusiasmo del grest, che per la nostra parrocchia garantisce un serbatoio di entusiasmo che ci accompagna lungo tutto l’anno pastorale».

Entusiasmo anche per il Noi: «Per il circolo il grest rappresenta un grande impegno nella gestione degli spazi: tanti volontari ci danno una mano, anche nei momenti delle merende e nell’apertura del bar. Ma il noi ci dà anche garanzie in termini di sicurezza: tutti gli animatori e i bambini, infatti, si devono tesserare per ovvi motivi. Più in generale, però, in questo mese di grest la parrocchia si accorge sia che ci sono i ragazzi, sia che ci sono gli adulti con loro per dimostrare il loro affetto attraverso il servizio. Sono lì, tutti insieme, famiglie, nonni, genitori e fratelli: un bel volano per tutto il patronato».

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