Un libro per scoprire l'islam sciita, la fede alternativa all'eresia di Daesh

Nel catalogo delle Edizioni Dehoniane di Bologna spicca un titolo che, insieme, dichiara un’ambizione e mantiene le promesse. L’islam degli sciiti. Dalla saggezza mistica alla tentazione politica, è per di più un agile strumento di vera comprensione degli oltre 200 milioni di devoti sparsi dall’Iran all’Azerbaigian, dal Libano fino al Bangladesh. Una perfetta “bussola” che orienta il lettore nella scoperta della fede alternativa, fin dalla radice, all’eresia Daesh che impesta il mondo.

Un libro per scoprire l'islam sciita, la fede alternativa all'eresia di Daesh

L’islam degli sciiti. Dalla saggezza mistica alla tentazione politica (EDB, pagine 88, euro 8) anche grazie alla traduzione di Giovanni Cerro permette la visione “ecumenica” della minoranza per antonomasia di questa religione.
Un saggio di bravura da parte di Mohammad Ali Amir-Moezzi, che è professore di esegesi e teologia dell’islam sciita all’École pratique des hautes etudes alla Sorbona di Parigi.

In estrema sintesi, si può affermare: «Lo sciismo è una imamologia esattamente come il cristianesimo è una cristologia».
E al di là delle sciocchezze da bar, Mohammad Ali Amir Moezzi restituisce il profondo significato della definizione:

«Imam è una parola che, nel mondo sciita, non rappresenta semplicemente gli esperti della religione, bensì guide spirituali veneratissime. La specificità di questa corrente sta proprio nella profonda devozione agli imam, che dà forma alla teologia – lo sciismo è la religione della guida spirituale – così come alle espressioni di fede popolare. Con tutte le forme di venerazione a Muhammad, Fatima e Ali, ai loro figli Hasan e Husayn e a tutti i discendenti».

Già così si sbriciola ogni stereotipo, non funziona più l’ideologia della “guerra di religione”, occorre mettersi con umiltà in discussione e soprattutto imparare a conoscere.
L’islam degli sciiti non combacia con la rivoluzione di Khomeyni né si lascia ingabbiare da facili interpretazioni. Al contrario, è un universo da esplorare nelle sue radici storiche quanto nei contributi millenari alla civiltà umana.

Tutto comincia con lo “scisma” del 632, quando Abû Bakr e ‘Umar scippano ad Alî la naturale guida della comunità alla morte di Maometto.
E scatta la radicale alternativa al Califfato che culminerà nel massacro di Karbala nel 680, quando all’iniziale “complotto” dinastico si aggiunge il “tradimento” nei confronti dell’eredità del profeta di Allah.
Il “partito” (shi?a) di Alî si fa stato di fede fino a coltivarne l’occultamento con il dodicesimo imam. E per gli sciiti il Corano è libro silenzioso, guida muta. Spetta all’imam il ruolo di “Corano parlante”. Tant’è che ai “musulmani smarriti” fa da contraltare la disciplina dell’arcano.

L’islam sciita manifesta una visione duale
«Tutte le realtà, dalle più sacre alle più banali, possiedono almeno due livelli: uno apparente (zâhir) e un livello segreto, non manifesto (bâtin) che a sua volta può contenere altri livelli ancora più segreti (bâtin al bâtin). Il livello nascosto, esoterico di Dio, è il livello dell’inconoscibile, dell’assoluto nascondimento divino» spiega Mohammad Ali Amir Moezzi.
Esattamente come nella teologia cristiana del Medioevo, Deus absconditus et Deus revelatus. E all’imam che pure è il Libro parlante fa da contraltare l’Imam cosmico e metafisico. «Iniziazione e lotta: tutto il destino storico dello sciismo può essere considerato come una tensione tra queste due costanti, poiché esso ritiene che la prima determini la spiritualità dell’umanità e la seconda la sua storia. Il fedele sciita è costantemente chiamato a tenersi in equilibrio» conclude Mohammad Ali Amir Moezzi.

Islam, dunque, con una secolare storia parallela. Dottrina “ermeneutica” e insieme fede diversa.
È la gente della walâya: «Significa sia prossimità, amicizia, amore e alleanza, sia potere, autorità o anche carisma e santità. Nella sua accezione tecnica sciita il termine possiede due significati principali: l’uno legato al fedele credente, l’altro alla figura dell’imam».
Certo, in Iran è diventata religione di Stato con gli ayatollah che finiscono per “secolarizzare” la missione religiosa.Tuttavia l’islam sciita spazia ancora negli orizzonti mistici, come nell’orgogliosa rivendicazione della propria diversità.

Grazie ai padri dehoniani, ci si può anche avvicinare senza pregiudizi alla secolare convivenza delle fedi monoteiste.
E proprio Mohammad Ali Amir Moezzi ci aveva già ammonito: «L'islam politico e radicale era praticamente inesistente, qualche decennio fa. È divenuto il mostro potente e onnipresente che sappiamo soprattutto dopo l'invasione dell'Afghanistan e della Cecenia e quella americana dell'Iraq, con le atrocità commesse da questi invasori sulle popolazioni locali».

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