È un voto di cambiamento. Irreversibile

L'analisi del sociologo ed esperto di flussi elettorali Ilvo Diamanti sulle amministrative conclusesi domenica 19 giugno. «Siamo di fronte a un voto che conferma una trasformazione diventata evidente, irreversibile, segno di un cambiamento profondo. Tra il primo e il secondo turno il Movimento 5 Stelle ha aumentato il consenso del 70 per cento. Per questo penso che il significato di questo voto superi il contesto locale e rifletta il distacco tra politica e territorio».

È un voto di cambiamento. Irreversibile

Un cambiamento irreversibile.
È questo il significato evidente e profondo che emerge dal voto alle amministrative e in particolare dall’esito dei ballottaggi nelle grandi città italiane. «È difficile individuare una chiave di lettura – spiega il sociologo Ilvo Diamanti – Siamo di fronte a un voto che conferma una trasformazione diventata evidente, irreversibile, segno di un cambiamento profondo».
A Roma la candidata del M5s Virginia Raggi è sindaco con il doppio dei voti del democratico Roberto Giachetti; a Torino la pentastellata Chiara Appendino stacca l’ex sindaco Piero Fassino di nove punti; a Napoli, dove il Pd era fuori dal ballottaggio, l’arancione Luigi De Magistris festeggia una riconferma doppiando lo sfidante di centrodestra Gianni Lettieri; a Trieste il centrodestra guidato da Roberto Dipiazza strappa il municipio al sindaco Pd uscente Roberto Cosolini.
Il Movimento 5 stelle ai ballottaggi non solo ha conquistato Roma e Torino, ma ha vinto in 19 dei 20 comuni in cui si è presentato per le elezioni amministrative.

«Un elemento di novità è certamente rappresentato dalle donne. La loro presenza fa parte della strategia del Movimento 5 Stelle che ha scelto di alimentare le domande di cambiamento generato dall’incapacità dei partiti di rinnovarsi, quindi le donne rappresentano una scelta coerente con la funzione di assecondare la domanda di cambiamento», commenta Diamanti.

E, infatti, la prima sindaco donna di Roma ha dichiarato all’Ansa: «È un momento storico, ora parte una nuova era», mentre la neo prima cittadina di Torino ha rincarato: «È giunto il nostro tempo, dobbiamo ricucire una città profondamente ferita».
A salvare i democratici dalla debacle, la riconferma di Virgilio Merola a Bologna e, soprattutto, la vittoria a Milano del candidato renziano Beppe Sala, che dopo un iniziale testa a testa ha chiuso in vantaggio col 51,7 per cento contro il 48,3 di Stefano Parisi.

Non solo un voto locale
«Tra il primo e il secondo turno c’è stata un’accelerazione e il Movimento 5 Stelle ha aumentato il consenso del 70 per cento dimostrando la sua capacità di intercettare elettori di aree diverse – dice Diamanti – Per questo penso che il significato di questo voto superi il contesto locale e rifletta il distacco tra politica e territorio. E qui il “non partito” dei 5 Stelle trova spazio. Le grandi città come Roma e Torino sono state conquistate da soggetti politici che prima non esistevano o erano diversi. Delle città al ballottaggio in questo turno a confermare il sindaco o il partito uscente sono solo il 30 per cento circa. E questo ci dice che non c’è più continuità, né radicamento. È finita la politica come fattore di stabilità e di stabilizzazione».
C’è poi il risultato di Clemente Mastella che a Benevento raccoglie il 63 per cento dei consensi, confermando che «le reti di relazioni funzionano ancora», spiega Diamanti.

Un altro elemento che oramai segna l’andamento del voto è la diminuzione dell’affluenza.
Domenica 19 giugno il dato definitivo si è attestato al 50,54 per cento, oltre 9 punti percentuali in meno rispetto al primo turno (59,94) e questo significa che un elettore su due ha preferito non votare. Il dato peggiore è stato registrato a Napoli, dove ha votato il 35,98 per cento contro il 57,22 del 5 giugno. A Roma si sono registrati 7 punti in meno: 50,19 rispetto al 57,02 del primo turno.
Calo importante anche a Bologna, con una percentuale definitiva del 53,15 (59,65 al primo turno), a Milano, con il 51,8 (54,65), a Torino con il 54,41 (57,17) e Trieste al 47,48 (53,45).

La «pesante sconfitta» del Pd e del premier Renzi è stata sottolineata anche dai principali media internazionali.
La vittoria di Virginia Raggi «viene vista come un duro colpo per il premier Matteo Renzi e il suo Partito democratico di centrosinistra», ha commentato la Bbc, aggiungendo che i risultati potrebbero dare al Movimento 5 Stelle «una piattaforma per le elezioni politiche del 2018».
Per il quotidiano spagnolo El Pais, le elezioni municipali italiane «rappresentano una grave battuta d’arresto per la leadership politica del premier e allo stesso tempo consolidano il M5s come alternativa di governo», mentre il francese Le Monde scrive che l’elezione di Virginia Raggi è stata «un evento storico perché è la prima volta che una donna sale al Campidoglio e la sua vittoria rilancia il Movimento 5 Stelle come primo partito di opposizione a Matteo Renzi».
Pesante il giudizio del New York Times: «L’anti-establishment 5 stelle ha vinto facilmente a Roma, riuscendo a capitalizzare la rabbia dei cittadini contro la corruzione politica e il deterioramento dei servizi pubblici».

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