Il presidente Zuma sotto inchiesta, il Sudafrica al bivio

In Sudafrica la situazione è esplosiva per colpa di una crisi politica, economica e occupazionale feroce. Il presidente Jacob Zuma è al centro di una serie di scandali giudiziari e rischia di essere processato per corruzione. A dicembre dovrebbe lasciare la leadership del suo partito, il Congresso Nazionale Africano (ANC), che già guarda alle elezioni del 2019 col timore di una clamorosa sconfitta.

Il presidente Zuma sotto inchiesta, il Sudafrica al bivio

Quando i nodi arrivano al pettine la situazione diventa difficile, e difficile lo è certamente quella vissuta dal presidente del Sudafrica Jacob Zuma, per il quale la suprema corte di appello ha confermato la sentenza della corte suprema di Pretoria che l’anno scorso aveva censurato la scelta dell’autorità inquirente nazionale di far cadere nel 2009 qualcosa come 783 accuse di corruzione e frode nei suoi confronti.

L'inchiesta riguarda fatti che risalgono a 18 anni fa, quando il governo firmò con diverse società il suo più grande contratto per l'acquisto di armamenti dopo la caduta dell'apartheid nel 1994.
Secondo l’accusa, il presidente accettò da alcuni mercanti d’armi oltre quattro milioni di rand sudafricani, circa 261 mila euro.
Il caso fu abbandonato un mese prima dell’elezione di Zuma alla presidenza del Sudafrica nel 2009 e già all’epoca il partito d’opposizione aveva contestato la decisione dell’allora investigatore capo di non continuare le indagini, una scelta che diverse intercettazioni telefoniche in possesso degli inquirenti hanno poi dimostrato essere "motivata politicamente".

La sentenza della suprema corte arriva in un momento già di per sé difficile per il presidente sudafricano
Ad agosto Zuma aveva superato la mozione di sfiducia presentata in parlamento grazie al voto segreto, con 198 voti contro 177.
A inizio ottobre nelle città più importanti del paese si sono poi si sono susseguite numerose manifestazioni di lavoratori che chiedevano le dimissioni del presidente corrotto.
Il recupero delle accuse di corruzione fatte cadere otto anni fa potrebbe ora aggravare la situazione di Zuma, che risulta già coinvolto in altri scandali come la scoperta da parte dei giudici della corte costituzionale di avere violato il giuramento presidenziale quando si è rifiutato di rimborsare i soldi dei contribuenti utilizzati per ristrutturare casa sua. 

La situazione è molto complessa anche a causa della crisi economica.
Dopo il periodo di forte sviluppo vissuto dal Sudafrica dal 2004 al 2008 grazie ai prezzi altissimi di oro, platino, diamanti e carbone, che hanno favorito l’incremento della spesa pubblica e una crescita complessiva del 4,8 per cento, la situazione si è andata deteriorando a causa della crisi economica mondiale. 

Dal 2009 al 2013 la crescita del Pil si è più che dimezzata, fermandosi sotto il due per cento. Negli ultimi due anni la situazione è peggiorata ancora e la disoccupazione è diventata insostenibile: dei 20 milioni di sudafricani di età compresa tra i 15 e i 35 anni solo 6,2 milioni hanno un lavoro e la disoccupazione giovanile è doppia rispetto a quella degli adulti.

Ma la condizione lavorativa nasconde una realtà molto difficile anche dal punto di vista sociale 
La disoccupazione è infatti all’11 per cento tra i ragazzi bianchi ma vola al 40 per cento (quattro volte di più) tra quelli di colore. E mentre le promesse del governo di migliorare la situazione non appaiono credibili, dilagano corruzione e violenza. 

A dicembre, l’African National Congress (Anc) sceglierà il successore di Zuma, ma già adesso sembra concreto il rischio di una spaccatura irreparabile.
Una corrente del partito vuole girare pagina, ma Zuma sosterrà la candidatura di Nkosazana Dlamini-Zuma, sua ex moglie più volte ministro e presidente della Commissione per l’unione africana fino al gennaio scorso, con la speranza di salvarsi da eventuali azioni penali al termine del suo mandato presidenziale nel 2019.

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