In Italia si vive più a lungo: secondi solo ai giapponesi

Secondo i dati previsionali, in Italia nel 2050 gli anziani saranno 19,6 milioni e si passerà da un residente anziano su cinque a uno su tre. Anche nel Veneto l'incremento della popolazione anziana supererà il 50 per cento e porterà un incremento di over 65 pari a 549.917.

In Italia si vive più a lungo: secondi solo ai giapponesi

Con un livello di speranza di vita tra i più elevati nei paesi avanzati, 83,2 anni, l'Italia risulta al quarto posto fra i 34 paesi avanzati membri dell’Ocse e al secondo fra i paesi dell’Ue.

A detenere una maggiore longevità rispetto all’Italia c'è solo il Giappone, con 83,7 anni, la Spagna e la Svizzera, entrambe con 83,3 anni. Va sottolineato poi il fatto che in Italia, nel 2016, il 62,4 per cento della popolazione con 65 anni, e oltre, si dichiara abbastanza o molto soddisfatto del proprio stato di salute. Merito, nonostante le possibili e talora giustificate critiche, di un sistema sanitario che comunque contribuisce positivamente a una maggiore longevità della popolazione.

A gennaio 2016, si registrava una quota di 13.369.754 di anziani 65enni e oltre, disegnando così una media di un cittadino italiano anziano su cinque.

Una fascia, quella degli anziani con 65 anni ed oltre pari al 22 per cento dell'intera popolazione e di 2,8 punti percentuali superiore rispetto alla media del 19,2 per cento dell’Unione Europea, superando la Grecia (21,3 per cento), la Germania (21,1 per cento), il Portogallo (20,7 per cento), la Finlandia (20,5 per cento) e la Bulgaria (20,4 per cento).

Gli indici, dunque, evidenziano di come sia sempre più presente in Italia il fenomeno legato all'invecchiamento della popolazione con il quale l'intera società si deve confrontare sia per garantire uno stato di benessere alla progressiva quota di anziani che va formandosi sia per trovare le adeguate risorse economiche che il mondo del lavoro, sempre più assottigliato, può mettere a disposizione.
Tanto più che oltre a un progressivo invecchiamento della popolazione, gli ultimi dati Istat (2017) sulle previsioni demografiche al 2050, indicano che la popolazione diminuirà del 5 per cento; dato composto da un aumento del 45,2 per cento degli anziani con 65 anni e oltre (6,1 milioni in più) e da un calo di quasi un quinto (meno 19,4 per cento) degli under 65 anni (9,1 milioni in meno).

Gli anziani, secondo i dati previsionali, saranno quindi 19,6 milioni e si passera da un residente anziano su cinque a uno su tre, con una quota sulla popolazione che arriverà al 34,1 per cento.
A livello regionale aumenti oltre la media sono previsti in otto regioni e, in particolare, gli anziani aumenteranno di oltre il 50 per cento nella provincia autonoma di Bolzano con il più 75,8 per cento (più 76.826 anziani), a seguire la provincia autonoma di Trento con il più 62,7% (più 72.368 anziani), la Campania con il più 58,2 per cento (più 618.662 anziani), il Lazio con il più 56,8 per cento (più 710.302 anziani), la Lombardia con il più 55,5 per cento (più 1.233.611 anziani) e il Veneto con il più 50,2 per cento (più 549.917 anziani).

In questo contesto, e a riprova di quanto sarà il lavoro assistenziale da mettere in campo in futuro, i più recenti dati sul Benessere equo e solidale (Bes) (Istat 2016) indicano come, nel 2013, si contavano mediamente 6,3 posti letto ogni 100 abitanti nelle strutture residenziali socio-assistenziali socio-sanitarie, lasciando solo alla provincia autonoma di Trento, Piemonte, Valle d'Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano il primato con più di 10 posti letto per mille abitanti. In Campania Puglia, Calabria, Abruzzo e Lazio meno di 4 posti. Nel nostro Veneto il valore era di 7,9 ogni mille abitanti.

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