La città merita il nostro voto

«Per me anche le pietre sono creature vive, le colonne, le facciate delle case, i marciapiedi d’asfalto o di sasso: sono parte di me stesso, sono il mio corpo, ossa e carne di questa mia umanità che si dilata nelle cose». Parole di David Maria Turoldo molto lontane da quelle che hanno movimentato nei toni, non altrettanto nei contenuti, il tempo delle elezioni comunali che si concluderanno il 25 giugno con i ballottaggi.

La città merita il nostro voto

«Per me anche le pietre sono creature vive, le colonne, le facciate delle case, i marciapiedi d’asfalto o di sasso: sono parte di me stesso, sono il mio corpo, ossa e carne di questa mia umanità che si dilata nelle cose».

Parole molto lontane da quelle che hanno movimentato nei toni, non altrettanto nei contenuti, il tempo delle elezioni comunali che si concluderanno il 25 giugno con i ballottaggi.

Sono parole tratte da Rapsodia della mia città scritto molti anni addietro da David Maria Turoldo e che oggi fanno da introduzione al libro Città amata e temuta. Una via urbana alla spiritualità.
Qualcuno lo ha donato, al termine di un confronto pubblico, ai due candidati sindaco che vi avevano partecipato.

Parole che sono tracce di umanità anche se sembrano del tutto fuori dal vocabolario elettorale.
Parole che conducono a una particolare riflessione sull’astensionismo.

Come ha potuto la diffidenza nei confronti di una politica nazionale malata indebolire la passione per la città, l’amore per la propria identità, il legame con il territorio, la ricerca di nuovi orizzonti?

Che l’astensionismo sia un modo nuovo di votare con il quale si dice ai politici che non piacciono e neppure sono convincenti? Oppure che la loro appartenenza a schieramenti nazionali non è affatto gradita? Ma è sufficiente questa perplessità per astenersi dal voto e sentirsi cittadini quando la posta in gioco è il futuro della casa dove si abita e dove abiteranno le nuove generazioni?

Apparentemente lontane, tornano le parole di David Maria Turoldo: «Per me anche le pietre sono creature vive...».
Queste presenze silenziose nel raccontare a modo loro la vita trascorsa diventano un appello a scrivere nuove pagine. C’è un messaggio che la memoria della città trasmette al futuro della città attraverso le pietre con le quali sono costruite le case, le piazze, i palazzi, le scuole, gli ospedali, i teatri, le chiese.

Di fronte alle pietre di Turoldo l’astensionismo appare così il segno di un tradimento che la città non merita.
Le pietre parlanti di Turoldo chiedono di ribellarsi alla rassegnazione, per amore alla città. Ribellarsi alla deriva dell’astensionismo, del pessimismo e della mediocrità, ribellarsi alla ricerca di un alibi per giustificare la propria rinuncia ad affrontare la complessità.

Una ribellione che chiama in causa anche la comunità cristiana, i singoli cristiani.
Non per un qualsivoglia motivo ma per non tradire Chi, ai tre che gli chiedevano di stare nella tranquillità del monte, rispondeva con l’appello a seguirlo nella complessità della città.

Paolo Bustaffa

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Parole chiave: turoldo (1), astensionismo (7), amministrative (18), elezioni (169), voto (19)