Nord Est. È in crisi il senso del sacro

I “credenti” sono ormai una minoranza per quanto ancora numerosa. Cresce nelle nostre regioni il numero di quanti si dichiarano “materialisti” o guardano alla religione in termini solo “culturali”

Nord Est. È in crisi il senso del sacro

Nel Nordest affiorano segni evidenti di erosione della dimensione del sacro.

Le festività natalizie vengono sempre più prese in considerazione come indicatori di spese e consumi all’interno delle famiglie, come strumenti utili per analizzare l’andamento dell’economia. E la dimensione religiosa della ricorrenza dove finisce? Relegata al privato o alle comunità dei credenti. Eppure in passato la religiosità costituiva un universo di valori per le persone, permettendo la costruzione di un senso comune in cui identificarsi.

«Religiosità e ideologie erano le narrazioni delle comunità che (e di come) si sarebbero dovute costruire. Ma questi pilastri da tempo (i primi segni si identificano già negli anni ‘60) hanno perso la loro valenza», commenta Daniele Marini, direttore scientifico dell’istituto di ricerca Community media research e professore di sociologia dei processi economici all’università di Padova.

Dall’orizzonte comune dei valori religiosi di riferimento a una morale religiosa “fai-da-te”, insomma. E a supporto di quanto detto, dati e percentuali raccolte da Community media research, in una ricerca realizzata in collaborazione con Intesa Sanpaolo-Cassa risparmio Veneto, sugli orientamenti religiosi dei nordestini.

In generale, la società mostra segni di corrosione della dimensione del sacro. Pur sembrando un territorio, quello del Nordest, popolato da cattolici (60,7 per cento), confrontando i dati raccolti con quelli nazionali di una ricerca curata da Garelli, Guizzardi e Pace (Mulino) nel 2000, si evince che da allora i cattolici decrescono di ben 19,2 punti percentuali. Un travaso che, però, più che andare a vantaggio di altri gruppi religiosi va ad alimentare il “limbo tiepido” della non-appartenenza. A dimostrazione di questo, la diminuzione tangibile della frequenza alle funzioni religiose.

«I processi erosivi della trascendenza nella vita quotidiana delle persone si colgono analizzando anche quanti ritengono di avere una vita spirituale e di credere in un’entità soprannaturale – spiega Marini – In entrambi i casi otteniamo che solo un’ampia minoranza si riconosce nelle due dimensioni: il 46,5 per cento sente di avere propria una vita spirituale, il 48,5 è religioso. Con i veneti che, ben più dei conterranei di Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, sottolineano orientamenti trascendenti».

Da qui si delineano quattro profili di spiritualità e religiosità: i “credenti” (45,8 per cento), soprattutto veneti adulti, che dichiarano di avere una vita spirituale e religiosa, e i “materialisti” (38,5), con una maggioranza di quarantenni friulani. Fra questi due insiemi, si incontrano quanti hanno una “spiritualità soggettiva” (11,5), ma non riconoscono alcuna entità superiore, e quanti hanno un’appartenenza religiosa ispirata dalle consuetudini: la cosiddetta “religiosità culturale” (4,2).

C’è un’eclissi del sacro. Eppure, come ogni eclissi, questo fenomeno fa emergere due lati:

«Da una parte la perdita di intensità della dimensione del sacro mette in evidenza una crescente materialità individuale e nelle relazioni, dall’altra parte questo pluralismo religioso e spirituale è anche indice di una ricerca a fronte della perdita dei valori tradizionali. Insomma, si palesa una nuova domanda di senso per l’epoca di trasformazioni che l’uomo sta attraversando e che richiede una grande opera di discernimento» conclude Marini.

Margherita Grotto

Nota metodologica. I dati

1.561 intervistati a ottobre

Community media research, in collaborazione con Intesa Sanpaolo-Cassa risparmio Veneto, realizza l'indagine che si è svolta a livello nazionale dal 9 al 16 ottobre 2017 su un campione rappresentativo della popolazione residente in Italia, con età superiore ai 18 anni.

Gli aspetti metodologici e la rilevazione sono stati curati dalla società Questlab. I rispondenti totali sono stati 1.561 (su 13.413 contatti). L'analisi dei dati è stata riproporzionata sulla base del genere, del territorio, delle classi d'età, della condizione professionale e del titolo di studio. Il margine di errore è pari a +/-2,5 per cento. La rilevazione è avvenuta con una visual survey attraverso i principali social network e con un campione casuale raggiungibile con i sistemi Cawi e Cati. Documento completo su www.agcom.it e www.communitymediaresearch.it

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)