Padova urbs picta. Il punto sulla candidatura degli affreschi trecenteschi nella lista dell’Unesco

La Padova del Trecento, con i suoi otto gioielli affrescati da grandi maestri, di cui Giotto rappresenta il capostipite, è un unicum a livello mondiale di cui non esiste eguale. 

Padova urbs picta. Il punto sulla candidatura degli affreschi trecenteschi nella lista dell’Unesco

Qui, in una città che sotto l’egida del comune guelfo e poi della signoria carrarese ambiva a diventare capitale di prima grandezza della penisola italiana, si è giocata una partita artistica e culturale che ha lasciato un segno indelebile nella storia delle pittura murale. Questa, secondo Giorgio Andrian, per molti anni funzionario Unesco e oggi consulente dell’amministrazione patavina del progetto “Padova Urbs picta”, è l’unica carta vincente per la candidatura a inserirsi nella lista dei siti “patrimonio dell’umanità”.

La candidatura nella World heritage list Unesco è il prestigioso obiettivo su cui già da vari anni si sta lavorando e che occuperà almeno per un altro anno le forze cittadine coalizzate attorno agli enti proprietari (il comune di Padova come capofila, Accademia galileiana di scienze, lettere ed arti, basilica e convento di Sant’Antonio, Delegazione pontificia, Veneranda arca del Santo, chiesa di Padova) e quelli chiamati a dare la loro consulenza scientifica (Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, università, ministero per i beni, attività culturali e turismo - ufficio Unesco, regione del Veneto).

Sotto l’egida di “Padova Urbs picta”, com è noto, sono compresi otto monumenti che conservano importanti testimonianze pittoriche realizzate nel “secolo d’oro” dell’affresco padovano:

  • la cappella dell’Arena, affrescata da Giotto con la Storia della salvezza; 
  • la chiesa degli Eremitani con le Storie dei santi Filippo, Giacomo e Agostino dipinte dal Guariento;
  • il palazzo della Ragione con i soggetti astrologici ridipinti sopra il ciclo giottesco del 1318;
  • il battistero della cattedrale interamente affrescato da Giusto de’ Menabuoi su commissione di Fina de’ Buzzaccarini;
  • la cappella della reggia carrarese con gli affreschi ancora del Guariento;
  • la basilica e il convento del Santo con opere di Giotto, Giusto de’ Menabuoi, Altichiero da Zevio, Jacopo Avanzi;
  • il vicino oratorio di San Giorgio dipinto da Altichiero da Zevio,
  • l’oratorio di San Michele in cui lavorò Jacopo da Verona.

Non c’è quindi solo Giotto, anche se la sua venuta in città, nel 1302, ha costituito la scintilla da cui è scaturita una ricchezza dall’eccezionale valore universale, un esempio unico al mondo di un’area in cui la tradizione della pittura murale ad affresco ha radici antiche e che è andata proseguendo ed evolvendo la lezione giottesca per tutto il secolo con artisti che reinterpretarono in maniera autonoma e originale lo stile del maestro, creando un rinnovamento stilistico di portata nazionale e internazionale.

Dal punto di vista operativo, la prossima scadenza, imminente, sarà quella dell’accettazione ufficiale della candidatura a livello ministeriale, un passaggio guardato con ottimismo dopo le considerazioni positive espresse dal ministro Franceschini in visita. Il “cronoprogramma” stilato da Andrian prevede poi entro settembre 2018 la presentazione del dossier provvisorio, per giungere a gennaio 2019 al dossier finale e a luglio al verdetto conclusivo.

Nel frattempo si continua a lavorare sullo stesso dossier, che viene continuamente aggiornato in base alle indicazioni provenienti dalla stessa commissione Unesco. «Indicazioni precise – spiega Andrian – ci sono venute dal dossier presentato per ottenere il riconoscimento Unesco di Palermo normanna o delle “Opere di difesa veneziane fra 16° e 17° secolo: Stato da terra e Stato da mar occidentale” in cui si è giocata la serialità dei siti a livello internazionale».

I lavori procedono anche sul parallelo piano di gestione, attorno al quale serve la partecipazione di tutta la città. Si tratta infatti di orchestrare in un insieme unico, quasi fosse un complesso unitario fortemente amalgamato, le otto punte della stella trecentesca padovana, con un apposito portale che ne ribadisca l’organicità, la bigliettazione unica, la predisposizione di adeguate infrastrutture di collegamento. Una partecipazione che sarà sollecitata anche da azioni specifiche di promozione nelle scuole e da una serie di incontri pubblici, come la tavola rotonda tenutasi nella sala del Romanino degli Eremitani e gli incontri in programmazione nei vari contesti del sito seriale candidato (per il battistero della cattedrale si guarda alla prossima primavera).

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