Pubblico impiego, il merito come antidoto alla corruzione

«Uno stato esausto che produce mille leggi e un cittadino “con il mal di testa” che cerca mille modi per aggirare le leggi». Questa l’immagine con cui Franco Conte, presidente regionale dell’associazione dei consumatori Codacons, descrive la “paralisi” burocratica che rappresenta uno dei maggiori freni allo sviluppo del nostro paese. Conte sarà il relatore dell’incontro mensile Ucid Padova in programma venerdì 20 gennaio nella sala convegni del centro Nazareth della fondazione Oic, in via Nazareth a Padova (inizio alle ore 21.15).

Pubblico impiego, il merito come antidoto alla corruzione

«Uno stato esausto che produce mille leggi e un cittadino “con il mal di testa” che cerca mille modi per aggirare le leggi».
Questa l’immagine con cui Franco Conte, presidente regionale dell’associazione dei consumatori Codacons, descrive la “paralisi” burocratica che rappresenta uno dei maggiori freni allo sviluppo del nostro paese. Conte sarà il relatore dell’incontro mensile Ucid Padova in programma venerdì 20 gennaio nella sala convegni del centro Nazareth della fondazione Oic, in via Nazareth a Padova (inizio alle ore 21.15).

Se il filo conduttore del percorso annuale proposto da Ucid è il tema della dignità, l’incontro di gennaio offrirà un approfondimento sul tema della dignità del cittadino nel rapporto con la pubblica amministrazione.
«Quando il cittadino tende la mano per chiedere un favore - spiega Conte - smette di essere cittadino e si trasforma in suddito».
Il presidente del Codacons Veneto punta i riflettori su un fenomeno purtroppo molto diffuso nel nostro paese e che rappresenta a suo avviso il substrato su cui spesso cresce la corruzione:

«Nel rapporto con la pubblica amministrazione, ognuno tende a farsi un proprio sentiero piuttosto che seguire regole condivise da tutti. La via della relazione prevale così su quella del diritto. Si chiede il favore, si cerca la conoscenza per accelerare una pratica o avere un trattamento di favore: un “fai-da-te” che spesso viene percepito come innocuo, ma che è invece pericoloso. Ognuno pensa a sé e così si finisce con l’affondare tutti. Un esempio - e so di dire una cosa impopolare - è rappresentato dalle delibere che stabilizzano i precari del pubblico impiego che negli anni scorsi molti comuni hanno approvato con consenso unanime, indicandoli come provvedimenti per la salvaguardia dell’occupazione: precari che spesso sono entrati perché “chiamati” in virtù di conoscenze. Nulla di illegale, ma in questo modo si disattende l’articolo 97 della Costituzione che stabilisce che nella pubblica amministrazione si entra per concorso».

Insomma, una riproposizione della tendenza “italica” ad “aggirare l’ostacolo”, a bypassare le leggi con artifizi, trucchetti e - talvolta - mezzucci al limite della legalità.
«Un altro problema che pesa e che è alla base dell’inefficienza della pubblica amministrazione - precisa Conte - è infatti la carenza di meritocrazia». L’impiego nella pubblica amministrazione è considerato solo perché offre un posto sicuro, ma spesso non è in cima alla lista delle aspirazioni dei giovani più meritevoli perché percepito come un impiego “bloccato”, con poco spazio per coltivare competenze e ambizioni professionali. «Il principio del merito come criterio di accesso alla pubblica amministrazione - aggiunge - si è affermato per la prima volta con la rivoluzione francese. Fino a quel momento si accedeva agli incarichi pubblici in base alla famiglia o all’ordine religioso di appartenenza. Forse non a caso proprio la Francia, “culla” della meritocrazia, è uno dei paesi che vanta la pubblica amministrazione più efficiente».
Secondo Conte il deterioramento della qualità del servizio e dell’efficienza della pubblica amministrazione in Italia trae origine dal secondo dopoguerra ed è da imputare principalmente a fattori culturali, su tutti la «perdita del senso etico dello stato e la perdita del senso di giustizia». Che fare? «È necessario ripartire dalle scuole, dall’educazione, per cominciare a costruire una nuova cultura dello stato».

Accanto al grande tema del merito, c'è il tema collegato del “blocco” sempre più forte che impedisce l’ascesa sociale di chi ha competenze, indipendentemente dalle capacità economiche.
«Rispetto agli anni Sessanta, la nostra società è più ingessata e spesso la libertà è solo apparente. Prendiamo ad esempio la categoria degli avvocati: se è vero che il figlio di un operaio può aspirare a diventare avvocato, poi ci ritroviamo con cinque avvocati di famiglie “blasonate” che fanno il fatturato di tutti gli altri cinquecento. Fino a che non sarà data risposta alla crescita delle diseguaglianze sociali nel nostro paese anche il tema della legalità resterà senza risposta».

L’incontro di venerdì 20 è a ingresso gratuito. Chi lo desidera può iscriversi alla cena che precede l’incontro, alle ore 19.45.
Per info e iscrizioni: ucidpadova@gmail.com

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