Occupazione giovanile: molti incubi, pochi sogni

Le criticità dell’occupazione stimolano il ruolo educativo della Chiesa rispetto al valore del lavoro, esigono un’attenta riflessione sulle nuove prospettive di sviluppo. Su APPunti, inserto di questa settimana de La Difesa del Popolo e de La Voce dei Berici, suor Francesca Fiorese e don Matteo Pasinato, direttori rispettivamente della Pastorale Sociale di Padova e Vicenza, fotografano l'impegno centrale della chiesa per l'occupazione giovanile.

Occupazione giovanile: molti incubi, pochi sogni

Molti incubi e pochi sogni.

Questa, secondo qualcuno, la sintesi di ciò che oggi è offerto al mondo giovanile. Ma sogni e incubi hanno un difetto comune: stanno sopra o al di là della realtà.

E guardando la realtà del lavoro in rapporto al mondo giovanile ne scopriamo una complessità che non permette riduzionismi.

Le trasformazioni in atto sono portatrici di innovazioni lavorative e strutturali che, se poste a servizio della persona e del bene comune, offriranno opportunità di crescita dignitosa e di sviluppo integrale dei singoli, delle società e dell’ambiente.

Vigilare con occhi limpidi sui processi, ci permette di cogliere e valorizzare le positività insite nel progresso tecnologico e nelle abilità lavorative.

Le criticità dell’occupazione stimolano il ruolo educativo della nostra Chiesa rispetto al valore del lavoro, sollecitano l’azione caritatevole delle nostre organizzazioni, esigono un’attenta riflessione sulle nuove prospettive di sviluppo e una sapiente scoperta e attivazione di “buone prassi” economiche.

La Quarantottesima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani ha posto grande attenzione alla formazione e all’occupazione giovanile, mettendo in risalto non solo le difficoltà e la scarsità di strumenti e di politiche adeguate, ma anche le opportunità esistenti e le numerose attività che vedono protagonisti i giovani italiani.

Siamo invitati ad aprire gli occhi sulle sfide attuali mantenendo uno sguardo d’insieme piuttosto che affrontare – secondo la formula che papa Francesco usa per la guerra moderna – i problemi “a pezzetti”.

Tante sfide le raccogliamo alla foce del fiume, nel fondo della valle, tamponandole alla meglio. C’è una sfida che sta alla sorgente ed è la sfida del “legame” tra donne e uomini del nostro tempo. Il legame, la società, il vivere insieme, sono la forza di ogni crescita, di ogni sviluppo dignitoso; fuori dalla cultura dell’auto-salvezza, dove la forza è l’autonomia, il vivere bene è singolo, ogni conquista è individuale, testimoniamo che la storia si fa passando per la “cruna dell’ago” e non per la “cruna dell’ego”.

L’appuntamento di Cagliari ci consegna un compito impegnativo da realizzare nei nostri territori: ci chiede di aprire processi che impegnano le comunità cristiane e civili a mettere il lavoro al centro della nostra azione pastorale. Anche dalla qualità e dall’intensità con cui sapremo rispondere a questo compito dipenderanno la credibilità della nostra fede e la democraticità del nostro vivere sociale.

Lavoro e giovani interpellano le comunità cristiane innanzitutto sul fatto che molti giovani “disertano” le comunità.

Siamo invitati ad uscire da una proposta di fede troppo “scolastica”, che fa dei nostri incontri castelli di parole “sopra” la vita e non “dentro” di essa, siamo invitati ad uscire dai nostri luoghi di incontro per andare ad incontrare i giovani là dove lavorano, dove cercano lavoro e dove hanno perso le speranze di lavorare.

Sono diversi gli esempi di Diocesi italiane in cui le comunità cristiane si fanno carico della ricerca occupazionale, sperimentano modelli di alternanza scuola-lavoro, attivano progetti di cooperazione e inaugurano piccole imprese.

Accompagnare i giovani ad assumere le responsabilità della vita adulta costituisce una priorità per le nostre comunità cristiane a partire da un’opera di demolizione delle barriere culturali, normative, operative che ostacolano l’accesso dei giovani agli spazi del vivere sociale e produttivo.

Come indicato nelle sintesi della Settimana Sociale, i cristiani come pure le Chiese locali devono imparare a mettere a disposizione i loro beni anche materiali per realizzare esperienze di lavoro dignitoso.

La condivisione evangelica resta la formula più semplice per disegnare uno sviluppo dignitoso, armonico tra generazioni e popolazioni, in cui anche i giovani possano realizzare il lavoro che vogliono: libero, creativo, partecipativo, solidale.

suor Francesca Fiorese
direttrice Pastorale Sociale Diocesi di Padova
don Matteo Pasinato
direttore Pastorale Sociale Diocesi di Vicenza

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