Frati che guardano al futuro. I nuovi (o rinnovati) provinciali di Cappuccini e Conventuali

Uno è nuovo, l’altro è una conferma. Nel giro di pochi giorni, in questo mese di marzo, sono stati eletti due ministri provinciali veneti: fra Roberto Tadiello, cappuccino, guida la Provincia religiosa “di Santa Croce”; padre Giovanni Voltan, minore conventuale, è stato riconfermato al vertice della Provincia italiana di sant’Antonio di Padova. ecco le loro prime parole al termine dei rispettivi capitoli.

Frati che guardano al futuro. I nuovi (o rinnovati) provinciali di Cappuccini e Conventuali

Padre Giovanni Voltan. «A servizio della fraternità»

Riconfermato, al primo scrutinio, per altri quattro anni alla guida della Provincia italiana di sant’Antonio di Padova. «È abbastanza probabile – sottolinea padre Giovanni Voltan, minore conventuale – che un provinciale, dopo un primo mandato, ne possa fare un altro. Se non si sono fatti sufficienti danni... di solito si viene confermati. Mi hanno sorpreso la stima e la fiducia dei frati: sono un grande incoraggiamento per me, per andare avanti. Li ho ringraziati per questo».

Insieme a lei è stato eletto anche il nuovo “definitorio”. Dove partirà a lavorare per i prossimi quattro anni?
«I punti di partenza verranno sfornati dal capitolo, che non è chiuso. La seconda parte sarà alla fine di giugno. Porteremo a compimento quello che chiamiamo “progetto provinciale quadriennale”, in cui ci diamo i temi a grande respiro, i valori e gli obiettivi che vogliamo raggiungere nel quadriennio, anche i mezzi e strumenti per raggiungerli».

Ha già individuato, personalmente, alcune piste di lavoro?
«Qualcosa è emerso dalla prima parte del capitolo: come essere frati oggi, con quale stile; camminare insieme in ascolto del fratello; la vita degli ultimi, evangelizzazione... sempre nel segno e nel nome di sant’Antonio di Padova».

Quanto è importante per lei lavorare insieme agli altri?

«Per noi la fraternità è il dna. Lo dice il nostro nome: frati minori. Dice la realtà e anche lo stile: essere frati, fratelli, e lavorare in squadra, senza che ci siano prime donne, ma collaborare insieme valorizzando i talenti, le competenze, le passioni di ciascuno. In uno stile di minorità, cioè di semplicità».

Come mantenere l’equilibrio quando si hanno responsabilità di “governo”?
«Il papa dice: faccio quello che posso, prego, dormo come un legno. Io non sono bravo come lui, ma cerco di pregare, di ritagliarmi un po’ di tempo, di esserci sempre alla preghiera comunitaria, di vivere gli esercizi spirituali annuali... Ci sono poi delle piccole gioie della vita che possono dare armonia: mi piace scarpinare in montagna, ma è difficile andare, e allora basta un argine per una corsetta; mi piace portarmi dietro la macchinetta digitale e scattare una foto a un fiore, un albero, un tramonto...; mi piace sentire che l’Inter o il Padova hanno vinto...».

Il suo desiderio più grande da ministro provinciale?
«Arrivare a fine mandato in un certo modo: con serenità, dell’anima e del corpo, come si diceva una volta, ma anche una serenità di tutta la fraternità, conseguendo insieme quegli obiettivi che ci daremo per il 2017-21».

E come padre Giovanni?
«Di dedicarmi, finito il mandato, a una pastorale diretta con le persone. L’ho scritto anche nella relazione presentata al capitolo: il desiderio di testimoniare il Signore vivendo con la gente. E insieme alla fraternità, evidentemente».

Paola Sartore

Fra Roberto Tadiello. «Chiamato a lavare i piedi»

«Ci impegneremo ancora di più nell’aiutare chi si trova nelle periferie materiali e in quelle spirituali».

È il programma per i prossimi tre anni di fra Roberto Tadiello, nuovo ministro provinciale dei frati minori cappuccini della provincia religiosa “di Santa Croce”. Fra Tadiello, 52 anni, di Montorso Vicentino (Vicenza), è stato eletto a capo dei 260 religiosi della Provincia veneta, che comprende, oltre al Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige. Entrato ventenne nel noviziato, fra Roberto è sacerdote dal 1992. È dottore in teologia biblica. E Il suo primo sentimento, all’elezione? «Un sentimento di umiltà e gratitudine. Il ministro è colui che è chiamato a lavare i piedi ai frati: questo è il compito che mi prefiggo anch’io».

Caratteristica già dei primissimi cappuccini, nel Cinquecento, è stata quella di rispondere a esigenze di fondo della società: i primi cappuccini operarono dove c’era la peste, là dove nessuno voleva andare. E oggi, nella Provincia veneta, quali sono le esigenze e le urgenze nuove?
«L’esigenza permanente, come ogni francescano sa, è servire la chiesa. E oggi papa Francesco ci invita a servirla partendo dalle periferie. Proprio nelle periferie, d’altronde, i cappuccini si trovano a loro agio: nelle mense, in alcune carceri del Veneto e nel servizio a chi è povero di speranza. Questi ritengo siano i bisogni di oggi, cui possiamo offrire la nostra risposta. D’altro canto, il nostro patrono è san Leopoldo, vissuto nel centro di Padova ma impegnato sempre a incontrare le periferie esistenziali, nella celletta di un confessionale».

Un servizio sempre offerto dai cappuccini è la predicazione. Da tempo si parla della ricerca di forme nuove per l’annuncio del vangelo. Lei a cosa sta pensando?
«Più che a una forma nuova, sto pensando a una forma antica, ma rinnovata nello stile: è la predicazione delle missioni popolari. In queste un gruppo di frati si mette a disposizione di una parrocchia o di più parrocchie, per un periodo di 15 giorni, durante i quali fa annuncio e incontro delle persone».

È già previsto un programma di missioni popolari?
«Noi abbiamo un centro di evangelizzazione, a Portogruaro, che coordina le missioni nelle diverse diocesi. Ne abbiamo già fatte nelle diocesi di Padova e di Treviso. I parroci o i coordinatori pastorali ci chiamino: noi siamo a disposizione».

Qual è la cosa più bella dell’essere un frate cappuccino?

«La cosa più bella per un frate è di essere, come Francesco, innamorato di Gesù. È abbracciare il crocifisso, e non solo per adorarlo. Nell’abbraccio ci sta la scelta del cuore e, con Lui, tu abbracci tutti i crocifissi della storia: i poveri, le donne e gli uomini delle periferie, gli ultimi, i bisognosi...».

Giorgio Malavasi

Chi sono

Fra Roberto Tadiello, cappuccino, guida la Provincia religiosa “di Santa Croce” (nata nel 2014 dall’unione delle due province cappuccine del Veneto, che comprende anche Friuli Venezia Giulia, e del Trentino; è composta da 262 frati, diversi dei quali operano anche in altre regioni italiane e in alcuni paesi esteri: Angola, Mozambico, Grecia, Ungheria, Georgia).

Padre Giovanni Voltan, minore conventuale, è stato riconfermato al vertice della Provincia italiana di sant’Antonio di Padova (che conta tutto il nord Italia, Emilia Romagna compresa, con circa 280 frati, e le circoscrizioni custodiali del Ghana, dell’Indonesia, della Francia-Belgio nonché le delegazioni del Portogallo e del Cile).

Sono entrambi... giovanissimi: fra Roberto, che è nato a Vicenza e cresciuto a Montorso Vicentino, è del 1965; padre Giovanni è nato nel 1962 a Padova. Il primo è dottore in teologia biblica, mentre il secondo ha conseguito la licenza in teologia e studi francescani. I due nuovi ministri, che saranno coadiuvati ciascuno da un gruppo di fratelli a loro volta eletti durante i rispettivi capitoli, guardano al futuro con fiducia. Affidandosi ai loro “padri”: san Leopoldo e sant’Antonio.

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