L'Epifania di papa Francesco: fare il bene senza calcoli

Papa Francesco nel giorno dell'Epifania: no ad “egoismo, indifferenza, paura”. Come i Magi bisogna “essere premurosi nella ricerca, pronti a scomodarci per incontrare Gesù”. Al termine, l’augurio alle Chiese orientali e ortodosse per il Natale, celebrato il 7 gennaio. “Vicinanza” ai cristiani ortodossi copti e saluti al ”fratello” Tawadros II

L'Epifania di papa Francesco: fare il bene senza calcoli

“Fare il bene senza calcoli, anche se nessuno ce lo chiede, anche se non ci fa guadagnare nulla, anche se non ci fa piacere. Dio questo desidera”. È il monito lanciato da Papa Francesco nell’omelia per la festa dell’Epifania, celebrata oggi nella basilica di San Pietro. “Arrivati da Gesù, dopo il lungo viaggio, i Magi fanno come Lui: donano”, ha ricordato il Papa, aggiungendo che “Gesù è lì per offrire la vita, essi offrono i loro beni preziosi: oro, incenso e mirra”. “Il Vangelo si realizza quando il cammino della vita giunge al dono”, ha evidenziato Francesco, sottolineando che si tratta di “donare gratuitamente, per il Signore, senza aspettarsi qualcosa in cambio: questo è segno certo di aver trovato Gesù”.

“Egli – ha continuato – fattosi piccolo per noi, ci chiede di offrire qualcosa per i suoi fratelli più piccoli”. E alla domanda: “Chi sono?”, il Papa ha risposto che “sono proprio quelli che non hanno da ricambiare, come il bisognoso, l’affamato, il forestiero, il carcerato, il povero”. “Offrire un dono gradito a Gesù – ha spiegato – è accudire un malato, dedicare tempo a una persona difficile, aiutare qualcuno che non ci suscita interesse, offrire il perdono a chi ci ha offeso”. “Sono doni gratuiti, non possono mancare nella vita cristiana”, ha ammonito Francesco. “Altrimenti, ci ricorda Gesù, se amiamo quelli che ci amano, facciamo come i pagani”. “Guardiamo le nostre mani, spesso vuote di amore, e proviamo oggi a pensare a un dono gratuito, senza contraccambio, che possiamo offrire. Sarà gradito al Signore. E – ha suggerito – chiediamo a Lui: ‘Signore, fammi riscoprire la gioia di donare’”.

“Siamo chiamati a seguire l’esempio dei Magi: essere premurosi nella ricerca, pronti a scomodarci per incontrare Gesù nella nostra vita”. È questo l’atteggiamento corretto suggerito da Papa Francesco, più tardi, nell’Angelus dell’Epifania. Francesco si è soffermato sui “tre atteggiamenti con i quali è stata accolta la venuta di Gesù e la sua manifestazione al mondo: ricerca premurosa, indifferenza, paura”. Nel Vangelo, alla “ricerca premurosa dei Magi” è contrapposta “l’indifferenza dei sommi sacerdoti e degli scribi”, la “paura” di Erode “che quel Bambino gli tolga il potere”. “La paura – ha detto a braccio Francesco – sempre porta all’ipocrisia; gli ipocriti sono così perché hanno paura nel cuore”. Sacerdoti e scribi “conoscono le Scritture e sono in grado di dare la risposta giusta sul luogo della nascita”, ma “erano molto comodi questi” e “non si scomodano”.

Erode, invece, “vuole sapere dove si trova il bambino non per adorarlo, a per eliminarlo, perché lo considera un rivale”. Tra “ricerca premurosa, indifferenza, paura”, ha osservato Francesco, “anche noi dobbiamo scegliere” quale dei tre atteggiamenti assumere: “voglio andare con premura da Gesù”, “a me Gesù non dice nulla, sto tranquillo” o “ho paura di Gesù e nel mio cuore vorrei farlo fuori”? “L’egoismo – ha spiegato il Papa – può indurre a considerare la venuta di Gesù nella propria vita come una minaccia. Allora si cerca di sopprimere o di far tacere il messaggio di Gesù”. “Quando si seguono le ambizioni umane, le prospettive più comode, le inclinazioni del male, Gesù viene avvertito come un ostacolo”, ha ammonito.

Ma c’è anche “la tentazione dell’indifferenza. Pur sapendo che Gesù è il Salvatore, si preferisce vivere come se non lo fosse: invece di comportarsi in coerenza alla propria fede cristiana, si seguono i principi del mondo, che inducono a soddisfare le inclinazioni alla prepotenza, alla sete di potere e di ricchezze”. Come i Magi, invece, bisogna cercare Gesù: “ricercarlo per adorarlo, per riconoscere che Lui è il nostro Signore, Colui che indica la vera via da seguire”. “Se abbiamo questo atteggiamento- ha assicurato il Papa – Gesù realmente ci salva, e noi possiamo vivere una vita bella, possiamo crescere nella fede, nella speranza, nella carità verso Dio e verso i nostri fratelli”.

“Alcune Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, celebrano in questi giorni il Natale del Signore. Ad esse rivolgo il mio augurio più cordiale: questa gioiosa celebrazione sia fonte di nuovo vigore spirituale e di comunione tra tutti noi cristiani, che lo riconosciamo come Signore e Salvatore”. È l’augurio rivolto da Papa Francesco dopo la recita dell’Angelus di oggi, in cui ha voluto esprimere “in modo speciale la mia vicinanza ai cristiani ortodossi copti” e “salutare cordialmente il mio fratello Tawadros II nella gioiosa occasione della consacrazione della nuova cattedrale a Il Cairo”. Francesco ha poi ricordato che nel giorno dell’Epifania si celebra anche la Giornata missionaria dei ragazzi, che “quest’anno invita i ragazzi missionari a fare proprio lo sguardo di Gesù, perché diventi la guida preziosa del loro impegno di preghiera, di fraternità e di condivisione con i coetanei più bisognosi”.

Poi il saluto a tutti i fedeli presenti in piazza San Pietro, in particolare a “quelli di Lavello e quelli di San Martino in Rio, le Suore di San Giuseppe dell’apparizione, i cresimandi di Bonate Sotto e Romano di Lombardia”. Non è mancato il consueto saluto ai partecipanti al corteo storico-folcloristico “che promuove i valori dell’Epifania e che quest’anno è dedicato al territorio dei Monti Prenestini” e al corteo dei Magi che si svolge in numerose città della Polonia “con larga partecipazione di famiglie e associazioni”.

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