Marendole ritrova la sua chiesa

Marendole ritrova la sua chiesa dopo nove mesi di chiusura per restauro conservativo. Riprende così il cammino pastorale in condivisione con Schiavonia e Ca' Oddo. In questo periodo l'unità pastorale "di fatto" con Ca' Oddo e Schiavonia si è rafforzata. la maturità di tre parrocchie che condividono anche le risorse economiche.

Marendole ritrova la sua chiesa

Marendole ritrova la sua chiesa: la frazione di Monselice, dopo circa nove mesi di intensi lavori, si prepara con trepidazione alla riapertura del luogo di culto.

Sarà il vescovo Claudio, alle 16 di martedì 5 dicembre a celebrare la prima messa con la comunità, alla vigilia della festa del patrono a cui è dedicata, san Nicola, cui farà seguito un semplice momento di festa.

«Sono stati mesi di intenso lavoro, dallo scorso marzo, quando ha preso avvio il restauro conservativo, che ha interessato tutto l'edificio», spiega con soddisfazione don Alberto Giacomello, parroco dal 2004, che associa anche la cura delle anime di Cà Oddo e Schiavonia. «Quando arrivai in parrocchia, il mio predecessore Don Antonio Zuanon, che l'aveva guidata per 40 anni, aveva raggranellato una discreta somma e nel corso degli anni scorsi sono stati fatti alcuni lavori, soprattutto alla parte elettrica, per garantire almeno la sicurezza della chiesa».

Trattandosi di un edificio particolarmente importante per il territorio - parliamo infatti della seconda chiesa più antica di Monselice, dopo quella di Santa Giustina; il primo battesimo è datato 1594 - parroco e consiglio pastorale hanno stabilito nel corso degli anni importanti relazioni, sfociate poi con l'ottenimento di un cospicuo finanziamento da parte della Regione Veneto.

«Già qualche anno fa eravamo risultati assegnatari di fondi che poi erano stati destinati all'emergenza terremoto dell'Emilia Romagna». Finalmente lo scorso anno la Regione aveva dato il via libera al contributo a fondo perduto di 240 mila euro, su una spesa totale di 415 mila. Con questa somma vi è stato un restauro radicale, che ha interessato tutto l'edificio, dal consolidamento del tetto, al risanamento dei muri, al recupero del pavimento, fino all'impianto elettrico e di riscaldamento. «Il primo marzo 2017 sono iniziati i lavori, che puntualmente sono terminati il primo dicembre», aggiunge don Alberto, «anche grazie alla grande capacità della ditta Venfab restauri di Badia Polesine, che insieme alla Borin Dino & figlio di Arquà Petrarca hanno lavorato sotto la direzione dell'ingegnere e architetto Fabio Zecchin, che ha guidato i lavori».

Nei nove mesi di lavori la chiesa è rimasta chiusa al culto, ma la comunità cristiana non è comunque andata in ferie:

«Posso dire con orgoglio che i parrocchiani di Marendole, circa 400 anime, che pure sono molto legati al paese, hanno dimostrato una grande maturità», spiega don Giacomello. «Nessuno o quasi ha rinunciato alla messa domenicale, partecipando per lo più a una di quelle che celebro in una delle altre parrocchie, Cà Oddo o Schiavonia».

Don Giacomello infatti è parroco oltre che di Marendole dal 2004 e dall'anno precedente di Cà Oddo (550 abitanti), dal 2007 anche di Schiavonia dal 2007. «Posso dire che in questi anni abbiamo realizzato una unità pastorale di fatto, dato che formalmente sono parroco di ciascuna delle tre comunità, ma non c'è un decreto ufficiale di unità: a me pare davvero una declinazione concreta della Trinità, abbiamo realizzato l'unione, mantenendo la peculiarità di ciascuna parrocchia. Certo - aggiunge don Giacomello - non tutto è stato semplice, se si pensa per esempio che anche dal punto di vista amministrativo il territorio di Schiavonia è diviso tra i comuni di Monselice ed Este, ma un po' alla volta i consigli pastorali hanno compreso che insieme si lavora meglio e con più profitto e siamo così giunti ad un unica espressione di partecipazione laicale tra le tre comunità parrocchiali».

Oltre agli organismi di partecipazione le tre parrocchie condividono il grest, che è di fatto itinerante, ma anche il gruppo dei catechisti, che provvedono alla crescita cristiana dei ragazzi.

«Un altro bel segno di maturità che mi piace sottolineare - conclude il parroco - è la comunione economica tra le tre comunità: in passato Marendole che aveva delle somme da parte ha aiutato Schiavonia e Cà Oddo e ora le altre due parrocchie sostengono la prima che ha dovuto affrontare l'importante spesa del restauro». 

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