Padova in processione alla Madonna del Carmine

La città del Santo è anche profondamente devota alla Vergine. Un sentimento, alimentato da tanti rivoli individuali, che si manifesta in forma collettiva in occasione della festa mariana più sentita dai padovani: quella della Madonna del Carmine del 16 luglio.

Padova in processione alla Madonna del Carmine

La città del Santo è anche profondamente devota alla Vergine.
Un sentimento, alimentato da tanti rivoli individuali, che si manifesta in forma collettiva in occasione della festa mariana più sentita dai padovani: quella della Madonna del Carmine del 16 luglio.

Nella basilica a lei intitolata, l'unico santuario mariano di Padova e, quindi, il più importante della diocesi, sono in programma messe a ogni ora dalle 7 alle 12 e poi ancora alle 17, 18.30 e 20. La penultima, in particolare, sarà preceduta dalla recita del rosario e presieduta dal vescovo Claudio, che guiderà poi la processione (ore 19.15 circa) per le strade della parrocchia.

Quest'anno la festa ricorre di domenica ma anche quando cade in un giorno feriale il numero delle celebrazioni non cambia, a testimonianza di quanto i padovani siano legati alla Vergine del Carmelo.
Un attaccamento che deve sicuramente molto a un'“altra” Madonna, quella “dei lumini”, la cui immagine, ritenuta miracolosa, viene conservata nella stessa basilica, addirittura sull'altare maggiore.
Si tratta di un affresco staccato nel 1576 da palazzo Salvazzo, nell'odierna piazza Capitaniato, e portato in solenne processione al Carmine come voto affinché la città fosse liberata dalla peste. Il contagio cessò e il ricordo di quell'affidamento collettivo a Maria fa parte ancora oggi della memoria storica della città.

Se per la festa dei lumini, in calendario la domenica più prossima al 12 ottobre, la chiesa del Carmine viene addobbata di luci ed è comunque gremita di fedeli, è nella festa patronale del 16 luglio che la venerazione dei padovani per la Madre di Dio si esprime con la partecipazione maggiore. Da questo punto di vista la ricorrenza, e in special modo la processione serale, è seconda solo a quella antoniana del 13 giugno.

«Per la festa della Madonna del Carmelo – commenta il parroco del Carmine don Alberto Peloso – arrivano fedeli da tutta la città e dai comuni limitrofi, in particolare quelli situati a nordovest del capoluogo. Ciò deriva forse dal fatto che, fino alla nascita delle nuove parrocchie fuori dalle mura cinquecentesche, il territorio di quella del Carmine si estendeva fino a Montà. Ma la stessa attrazione questa chiesa la esercita durante tutto l'anno, se è vero che anche nelle messe di una normale domenica oltre la metà dei presenti viene da fuori parrocchia».

Oltre che per le molte messe e la processione la festa del Carmine si caratterizza per altri due gesti che simboleggiano il desiderio di mettere la propria vita nelle mani della Madonna.
Il primo, la mattina alle 11.45, è la recita della supplica seguita dalla benedizione dell'uva primaticcia: «Offrendo le primizie alla Vergine i contadini chiedevano la grazia della protezione dei raccolti – spiega don Peloso – Il senso originario di questa tradizione è rimasto vivo fino a pochi anni fa, quando ancora arrivava qualche anziano con qualche grappolo d'uva dei suoi campi».
Il secondo gesto, alle 16, è la benedizione e imposizione dello scapolare (o, in alternativa, di una medaglietta): «Questa piccola stola è un segno di aggregazione all'ordine carmelitano che impegna chi la indossa a “rivestirsi di Maria”. Lo richiedono tante persone, alcune ripetono il rito ogni anno, altre più saltuariamente».

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