Ravasi: «In mezzo alle brutture del nostro tempo si esalta la capacità di trovare nuova bellezza per il vangelo»

“Vangelo, cultura ed Evangelii gaudium” è il titolo della prolusione del card. Ravasi che ha ufficialmente aperto il 12° anno accademico della Fttr. Al centro il concetto di cultura in relazione al messaggio di Cristo e la teologia pastorale di papa Francesco.

Ravasi: «In mezzo alle brutture del nostro tempo si esalta la capacità di trovare nuova bellezza per il vangelo»

Il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, ha inaugurato il 28 marzo a Padova il dodicesimo anno accademico della Facoltà teologica del Triveneto. “Vangelo, cultura ed Evangelii gaudium” è il tema della prolusione in cui ha delineato il concetto di cultura in relazione con il messaggio evangelico e con il programma teologico-pastorale di papa Francesco.

La cultura è «una nozione rilevante, anzi, decisiva per la teologia e per la pastorale» ha esordito; è una parola-chiave oggi trasversale a diversi ambiti ed esperienze umane, cui si lega strettamente la categoria di inculturazione, «connotata come segno di compenetrazione tra cristianesimo e culture in un confronto fecondo».

Nell’ambito delle interazioni fra le diverse culture che vengono in contatto fra loro, Ravasi ha sostenuto la prospettiva dell’interculturalità: una «categoria dinamica – ben differente dalla multiculturalità, che invece è statica, semplice giustapposizione o coesistenza – che si propone il dialogo con civiltà prima ignorate o remote, ma che si affacciano prepotentemente su una ribalta culturale finora occupata dall’Occidente (si pensi all’Islam, all’India, alla Cina)».

Il confronto dinamico con le varie civiltà è una caratteristica della rivelazione cristiana. Prima di farsi carne in Gesù Cristo la Parola divina si era fatta linguaggio umano, e fu l’esperienza di osmosi feconda fra cristianesimo e culture a dare origine all’inculturazione del messaggio cristiano in civiltà lontane (pensiamo all’opera di Matteo Ricci in terra cinese).

«La visione cristiana – afferma Ravasi – è profondamente innervata all’interno delle varie società e nella molteplicità delle culture, tanto da costituire una presenza dialogante, spesso imprescindibile».

In Evangelii gaudium si delinea un mondo culturale variegato, caratterizzato da alcuni aspetti negativi che però possono diventare un campo fecondo di nuova evangelizzazione. Dalle pagine dell’esortazione Ravasi fa emergere alcuni modelli culturali più rilevanti: le culture urbane, la cultura mediatica, le culture professionali, scientifiche a accademiche, dove si colloca anche «la funzione della teologia, il suo dialogo interdisciplinare, il suo sforzo per elaborare la credibilità della fede cristiana».

Nella molteplicità di modelli culturali differenti e spesso coesistenti, papa Francesco insiste sulla necessità di sviluppare una «cultura dell’incontro», e chiama la chiesa a «esprimere la verità di sempre in un linguaggio che consenta di riconoscere la sua perenne novità».

In questo quadro Ravasi delinea tre opzioni concrete pastorali, fra le molte suggestioni offerte da Evangelii gaudium: la via dell’inculturazione, il percorso del dialogo e la via pulchritudinis. In particolare, la via «inculturante» può «scuotere la polvere dell’indifferenza, dissolvere la nebbia della superficialità, ed entrare nell’orizzonte asettico della secolarizzazione con una proposta forte.In sintesi papa Francesco dichiara ripetutamente la necessità di evangelizzare le culture per inculturare il vangelo».

Strettamente conseguente è il secondo percorso proposto, quello del dialogo, che Ravasi rappresenta come «un duetto dove voci anche antitetiche, come un basso e un soprano, coesistono, si interpellano, non perdono la loro identità ma creano armonia». Per questa via si crea «una comunità nuova dove tutti sono coinvolti in un confronto progettuale, così che il dialogo diventa anima anche della politica, della pastorale, della società; un dialogo che non riguardi solo un ambito intellettuale e sociale superiore ma che sia più corale e generale. Si tratta di un accordo per vivere insieme, di un patto sociale e culturale».

La via pulchritudinis, infine, richiama a un’estetica teologica che, accanto alle categorie capitali del verum e del bonum, consideri anche il pulchrum, il bello. «In mezzo alle brutture e bruttezze della civiltà contemporanea e alle prove della vita, si esalta anche l’uso delle arti nell’opera evangelizzatrice, il coraggio di trovare i nuovi segni e i nuovi simboli, una nuova carne per la trasmissione della Parola».