Riapre la canonica di Fastro: sarà il luogo della memoria e del perdono

Nella festa di sant’Antonio di Padova, suo patrono, la comunità di Fastro si è ritrovata per la celebrazione dell’eucaristia e per la benedizione dell’Opera Edimar di Padova, che ha trovato ospitalità presso la canonica di Fastro, da quasi dieci anni disabitata.

Riapre la canonica di Fastro: sarà il luogo della memoria e del perdono

È stato un percorso relativamente breve, iniziato nel novembre scorso quando all’interno del consiglio unitario per la gestione economica dell’up di Arsiè, a cui Fastro appartiene, è stata ripresa la questione della destinazione di diverse strutture parrocchiali non più utilizzabili, tra cui appunto la canonica di Fastro.

Nei mesi successivi la risposta, condivisa nel consiglio pastorale, di destinare la canonica a persone bisognose ha incontrato provvidenzialmente la ricerca della comunità Edimar di un luogo fuori Padova per periodi di vacanza e ricarica psico-fisica per i loro ospiti.

Tante persone di Fastro e dell’up, quasi in una gara di generosità, si sono impegnate a ristrutturare la canonica per renderla abitabile.

Si è così giunti alla sera 13 giugno in cui don Leopoldo Voltan, vicario per la pastorale, ha benedetto la rinnovata struttura e le persone che ne usufruiranno prima di presiedere la messa in onore del Santo.

Mario Dupuis, responsabile dell’Opera Edimar, ha salutato e ringraziato i numerosi presenti, sottolineando come «la diversità che si incontra nel nome del Signore diventa ricchezza e opportunità nuova per tutti. La casa diventa così il luogo della memoria e del perdono: di una storia che si fa presenza e del bisogno continuo di perdonarci e accoglierci».

Don Voltan, nell’omelia, ha citato un brano del teologo Bonhoeffer per descrivere il cuore e l’azione di sant’Antonio: «Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro, sceglie una creatura umana come suo strumento e compie meraviglie, lì dove uno meno se l’aspetta. Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto. Dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “trovato”, dove gli uomini dicono “giudicato”, lì egli dice “salvato”, dove gli uomini dicono “no”, lì egli dice “sì”...» (sermone sulla 3a domenica di avvento, dicembre 1933) .

«Ed è per questo – ha concluso don Leopoldo – che siamo chiesa: è il luogo dove i poveri accolgono altri poveri e ci si mette insieme. Non interessa se gli operai sono pochi; la messe del mondo ci attende e saremo credibili se diventeremo Buona Notizia di come il Signore ama il suo mondo. Così le strutture, come questa canonica rinnovata, possono essere davvero un ponte nella creatività e capacità di accoglierci reciprocamente e un segno anche per la nostra diocesi».

Alla fine della serata tutti hanno ricevuto in dono un rametto di lavanda con il logo di Opera Edimar: il profumo della carità, nel segno dell’accoglienza e della condivisione, inizia a espandersi e a riempire questa nostra terra benedetta da Dio e dagli operatori di pace e misericordia.

don Alberto Peron,
parroco moderatore dell’up di Arsiè

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