Sinodo dei giovani. Lo Spirito ha parlato attraverso... la sabbia

La sand art di Romina Baldo, ha “stregato” i giovani presenti alla veglia di Pentecoste. Soprattutto li ha aiutati a entrare nella logica di «Seguimi e... Vai!». Una performance dal vivo durante la veglia di Pentecoste del 3 giugno, che ha trasmesso, attraverso l'emozione, i concetti chiave del Sinodo indetto un anno fa a Cracovia dal vescovo Claudio

Sinodo dei giovani. Lo Spirito ha parlato attraverso... la sabbia

Le parole fanno un passo indietro. Entra l’emozione e si prende la scena: gioca tra luce e ombra e danza sulle note della musica, imprimendo nei cuori i suoi concetti. Sono tante le immagini che centinaia e centinaia di giovani da tutta la diocesi si sono portati a casa dalla veglia di Pentecoste, in Duomo, lo scorso 3 giugno, per pregare insieme alla vigilia dell’ordinazione dei preti novelli e per aprire ufficialmente il sinodo dei giovani. Ma tra tutte le suggestioni che si sono radunate in Cattedrale, una, in modo particolare, ha colpito i ragazzi padovani: la sand art di Romina Baldo, artista 46enne della parrocchia del Sacro Cuore, sposa e mamma di tre figli.

Di fronte alla sede del vescovo Claudio, su un tavolo luminoso la cui immagine veniva ripresa e ritrasmessa in diretta in tutto il Duomo, Romina ha trasformato con le sue mani sapienti un chilo e mezzo di sabbia proveniente dalla Lituania in un quadro vivo e dinamico sulla storia della Salvezza, dai testi biblici fino ai giovani del sinodo.

«Avevo già sentito parlare del sinodo in parrocchia, l’argomento mi era stato già anticipato – ammette l’artista – ma accorgermi dal vivo che cos’era davvero è stata una grande sorpresa. Ci si aspettava la presenza di non molta gente: il ponte del 2 giugno, la finale di Champions league... E invece, vedere la porta del Duomo spalancarsi e veder entrare così tanti giovani ha rappresentato per me una testimonianza decisa e un motivo di arricchimento».

Dopo le testimonianze di alcuni giovani, le luci si sono abbassate e gli occhi di tutti si sono concentrati sugli schermi per vedere Romina in azione. «Sembra un lavoro spontaneo e naturale: in realtà ci vuole moltissimo tempo e tantissime prove perché la sand art venga bene. La vera magia è quando non si registra ma si fa dal vivo, di fronte alle persone, ascoltando l’atmosfera che si viene a creare. Non ci sono margini di errore: basta un insetto o il movimento sbagliato di un’unghia per rovinare un disegno».

Spargendo e muovendo la sabbia a ritmo di musica l’artista padovana ha iniziato costruendo la Torre di Babele, «l’orgoglio umano che sale pensando di essere come Dio, per poi immancabilmente accorgersi di essere nulla». Alcuni veloci movimenti delle mani per ricordare la confusione che si è creata con la moltiplicazione delle lingue, per ripartire con la storia della Salvezza. Il passaggio del mar Rosso e la liberazione dalla schiavitù d’Egitto, la consegna delle tavole delle Dieci parole, fino alla discesa dello Spirito santo su un popolo numeroso.

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«Seguimi e... Vai!», l’invito impresso tra i granelli di sabbia.

«Era la serata della veglia di Pentecoste – conferma Romina – ma anche quella della chiamata ai giovani a farsi domande e a dare le loro risposte su quello che si aspettano dalla chiesa: non solo per dire che cosa non va, ma per scoprire che cosa ciascuno di loro – ciascuno di noi – è chiamato a fare».

Concetti ribaditi da quasi un anno – da quando cioè il vescovo Claudio, alla Gmg di Cracovia, ha indetto il sinodo – ma che comunicati con un altro tipo di linguaggio assumono sfumature mai prima contemplate. «Certi concetti non li puoi spiegare – conferma Romina – uso la sand art come uno strumento che parla alle persone, senza la presunzione di grandi ragionamenti, ma spingendoli a fare il punto su loro stessi, perché si fermino un attimo per pregare e per riflettere».

I giovani hanno espresso il loro entusiasmo con uno scroscio di applausi e parlando direttamente con Romina: «Mi hanno detto grazie perché li ho aiutati a entrare nella preghiera, grazie perché li ho emozionati, grazie perché li ho fatti piangere, grazie perché li ho toccati nel cuore. Ho sentito una grande presenza dello Spirito santo: la dolcezza, la forza, l’unione».

Tra gli spettatori c’erano anche i tre figli di Romina: «È stato un onore non perché hanno visto la performance della mamma, ma perché hanno visto giovani di spessore, che in questo mondo di oggi si ergono a esempi da seguire. Contemplare questa “spianata” di ragazzi in Duomo ha avuto per i miei figli più valore che mille prediche dei genitori».

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