Villa Immacolata. Dieci anni di campi lavoro: un "carico" speciale e contagioso

I campi di lavoro della casa di spiritualità diocesana compiono dieci anni e si raccontano in una pubblicazione, per la collana "Pensieri di villa Immacolata", dal titolo Un carico speciale. Viene distribuita nei tradizionali appuntamenti della casa per la patrona, 7 e 8 dicembre

Villa Immacolata. Dieci anni di campi lavoro: un "carico" speciale e contagioso

È dall'estate del 2008 che villa Immacolata, la casa diocesana di spiritualità, propone ai giovani, ma anche agli adulti e alle famiglie, i campi estivi di lavoro. Un'esperienza che racchiude in sé la regola benedettina: ora et labora et noli contristari in laetitia pacis.

«Questo – afferma don Federico Giacomin, direttore della casa di Torreglia – è un po' il motto di questi dieci anni di campi. Sono nati un'estate in cui erano saltati dei campi scuola per giovani: i ragazzi avevano chiesto di poter venire nella casa per fare un'esperienza. A questo si aggiungeva la volontà di far diventare diocesana la casa: cosa si poteva fare? Nasce così l'idea di far fare qualcosa, perché le necessità della casa sono tante, a livello di manutenzione interna ed esterna.

Negli anni '50, quando la casa è sorta, i giovani dell'Azione cattolica venivano qui nel fine settimana per ultimare i lavori: questo ha fatto diventare la struttura “casa loro”. E questa è la sensazione che hanno anche i volontari che vengono qui per i campi e poi tornano per altri appuntamenti e magari chiedono di stare in una determinata stanza perché l'hanno tinteggiata. Il lavoro permette di appropriarsi della casa. I campi sono diventati momento educativo sia per la manualità che per la spiritualità».

In 10 anni sono stati organizzati più di 30 campi, perché i primi anni venivano proposti tre turni, mentre ora sono due, in luglio e agosto.

Tante le persone che sono passate per villa Immacolata: giovani, giovanissimi, adulti, ma anche famiglie. A tutti si chiede una permanenza breve, tre notti e quattro giorni, ma molto intensa, suddivisa in un tempo da dedicare al lavoro e uno per l'approfondimento spirituale. Perché la preghiera e la celebrazione della messa danno potenza alla scelta del campo. I due aspetti sono imprescindibili e strettamente connessi. Ai volontari si chiede però anche umiltà a lasciarsi guidare nel fare.

«Il lavoro sviluppa la personalità – continua don Giacomin – e fa conoscere dei lati di ciascuno che alle volte non emergono. Lavorando si collabora, si chiede aiuto, oppure ci si rende conto di non essere in grado di lavorare in gruppo. Ci sono degli aspetti educativi importanti e poi c'è la preghiera e bisogna sapersi mettere dentro nella preghiera con la stessa intensità con cui si lavora. I campi sono iniziati 10 anni fa per il fabbisogno della casa e sono diventati una proposta alta di spiritualità. Questi 10 anni hanno tracciato la strada per i prossimi 10 anni: esperienze simili durante l'anno, che uniscono il lavoro con la manualità, la fatica, con il corpo non ce ne sono. E qui ci si rende davvero conto che il corpo fa un'esperienza “con-creativa”: il corpo è elemento forte che Dio ci ha dato per tirare fuori il bello». 

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