8 marzo a Sant'Antonio. Visite guidate alle tombe e alle effigi delle donne della basilica

Un itinerario inedito all’interno del complesso basilicale conduce a scoprire sante come Chiara d’Assisi e Rosa da Lima, donne colte come Lucrezia Cornaro Piscopia e Bettina di Giovanni, spose di condottieri come Caterina de Franceschi e Giacoma da Leonessa, moglie del Gattamelata. Mercoledì 8 marzo sono tre le visite guidate gratuite alle ore 11.30, 14.30 e 17.30, con partenza dall’ufficio informazioni del chiostro della Magnolia.

8 marzo a Sant'Antonio. Visite guidate alle tombe e alle effigi delle donne della basilica

“Sante, colte e coraggiose”: sono le donne presenti, fisicamente con la loro tomba o in effige, nella basilica del Santo. A loro sono dedicate tre visite guidate gratuite che si terranno mercoledì 8 marzo, festa della donna, alle ore 11.30, 14.30 e 17.30, con partenza dall’ufficio informazioni del chiostro della Magnolia.

La visita è stata curata dalla basilica pontificia, dalla Veneranda arca e dal Messaggero di sant’Antonio per cogliere alcuni aspetti poco noti del grande santuario antoniano, ma anche per sottolineare la particolare attenzione del santo per le figure femminili. A partire da Maria santissima, a cui dedicò molti dei suoi sermoni: non a caso Antonio volle essere sepolto nella chiesa francescana di Santa Maria Mater Domini, allora poco più di una cappella. Ma la sua attenzione caritatevole si rivolse a tutte le donne, nobili e popolane, come testimoniano i miracoli loro dedicati: per scagionare una moglie ingiustamente accusata dal marito di adulterio ha fatto parlare il bambino infante, avendo la tenerezza di ricomporre anzitutto le tracce lasciate dalla violenza deturpatrice del consorte; per consolare madri disperate ha fatto risorgere un bambino caduto nell’acqua bollente e ha riattaccato il piede a un figlio iracondo.

Le donne presenti nella basilica in effige sono anzitutto le sante: Chiara d’Assisi a cui è dedicata la cappella ornata da tre opere dell’estense Lino Dinetto, che mostrano altrettanti momenti chiave della biografia della fondatrice delle Clarisse: l’incontro con Francesco, la contemplazione del crocifisso di San Damiano, l’ultimo saluto a Francesco. Un’altra santa presente in effige è Rosa da Lima, protagonista della cappella del coro dedicata all’America Latina. Ancora una santa è nominata nella lapide posta all’ingresso della cappella della Madonna Mora: Teresa del Bambin Gesù è passata nel 1886 a venerare le spoglie del taumaturgo.

E da questa cappella, costruita sui resti della primitiva chiesetta di Santa Maria, parte la visita dell’8 marzo che si sofferma anzitutto sulla bella statua quattrocentesca di Maria regina con Bambino realizzata da Rinaldino de Puydarrieux, o di Francia. Sul pavimento una lapide copre la tomba di Lucrezia Dondi dell’Orologio, qui sepolta accanto al marito Pio Enea degli Obizzi. La nobildonna, del casato che dette a Padova i due costruttori d’orologi Jacopo e Giovanni e che le darà un vescovo illuminista, nel difficile trapasso dalla Serenissima alla dominazione napoleonica, è ricordata per la sua devozione, messa in risalto per contrasto dalla passione del marito per il teatro e le pompe barocche che avevano nel Catajo di Battaglia lo scenario ideale. Ma la sua vicenda è resa celebre dalla brutale uccisione di cui fu vittima, nella notte tra il 15 e il 16 novembre 1654, per mano di Attilio Pavanello.

E forse non è questa l’unica donna vittima d’omicidio sepolta in basilica. Anche Bartolomea Scrovegni, sepolta nella cappella di San Giacomo, moglie di Marsilio da Carrara, sembra che nel 1333 non sia morte di morte naturale. Si dice che il marito l’abbia avvelenata per poter sposare Beatrice da Correggio. Nella stessa cappella, affrescata dall’Altichiero accanto alla sua santa patrona, c’è la nobile senese Caterina di Antonio dei Franceschi (o Francesi) della Foresta, moglie di Bonifacio Lupi di Soragna, morta nel 1405 senza figli, lasciando tutti i suoi cospicui averi all’ospedale fiorentino di San Giovanni Battista. La statua che la effigia è stata collocata nel corridoio che separa la basilica dal chiostro della Magnolia.

Non resta invece, per sua precisa volontà, nemmeno il nome inciso, ma ben viva la memoria di un’altra consorte di condottiero, Giacoma da Leonessa, moglie del Gattamelata, sepolta in forma anonima sotto il pavimento della cappella ora del Santissimo. Sono in restauro i frammenti tessili rinvenuti scavando in quel sito.

È invece stata rimossa, perché troppo ingombrante, e sostituita con un busto di Giovanni Bonazza, appena restaurato, il monumento alla prima donna laureata, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia. Era dotta al punto da sostituire il padre nelle lezioni di diritto canonico, insieme alla sorella Novella, anche un’altra donna, sepolta nel chiostro, Bettina di Giovanni d’Andrea.

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