Anteprima di "Niente sta scritto". Lunedì 4 dicembre alla sala Fronte del Porto

Il nuovo documentario della fondazione Fontana viene presentato in anteprima alla sala Fronte del Porto al Porto Astraa Padova: appuntamento lunedì 4 dicembre alle 21 (ingresso libero).

Anteprima di "Niente sta scritto". Lunedì 4 dicembre alla sala Fronte del Porto

Piergiorgio nutre il gusto dell'indignazione. Dal suo punto di osservazione vede cose che altri non vedono e le rivela, con acume e sagacia, con la sua penna filosofica intinta in quella del giornalismo. Martina, nella sua categoria, è la più veloce al mondo. Viaggia, va a ballare con gli amici e con Cheeta, corre lungo le piste di atletica con Berta.

Fin qui tutto bene, poi scopri che l'eccezionalità si cela nella disabilità che accompagna Piergiorgio Cattani fin dalla nascita – ha la distrofia generativa di Duchenne –  e Martina Caironi da quando le è stata amputata la gamba sinistra dopo un incidente in moto a diciotto anni.

Eppure Piergiorgio e Martina hanno qualcosa in comune che va oltre la disabilità: il coraggio di vivere senza rassegnarsi, senza rimpianti.

Sono loro i protagonisti di Niente sta scritto, il nuovo documentario della fondazione Fontana, realizzato anche attraverso il crowdfunding e nato da un'idea di Pierino Martinelli e Luca Ramigni con la regia di Luca Zuin: lunedì 4 dicembre, alle 21 nella sala Fronte del Porto al Porto Astra al Bassanello, viene presentato in anteprima a ingresso libero questo delicato lavoro che parla dell'imperfezione fisica superata grazie alla forza di volontà e all'intelligenza di due persone che hanno saputo ribaltare la definizione di disabilità nella loro esistenza.

Luca Zuin utilizza la macchina da presa in punta di piedi e con estrema discrezione perché vuole che a parlare siano da un lato la quotidianità del pensatore e giornalista trentino, direttore di unimondo.org e membro del consiglio di amministrazione del Muse (il Museo di storia naturale di Trento), e dall'altro l'esperienza al centro Saint Martin in Kenya della velocista bergamasca, medaglia d'oro e d'argento alle paralimpiadi di Rio del 2016.

Nel documentario Martina e Piergiorgio non s'incontrano mai eppure li si percepisce così vicini perché capaci di reagire nel trovare la loro personale strada verso la piena realizzazione umana.

La narrazione, accompagnata dalle musiche originali della Piccola bottega Baltazaar, sprigiona emozioni e riflessioni. E così la senti quella gamba artificiale che affonda nella carne rimarginata di Martina. Come senti il fastidio del cerotto sulla pelle che tiene fermo il respiratore sulla faccia di Piergiorgio.

Il ritmo è lento, cadenzato da lunghe pause silenti che allargano il pensiero su quanto viene descritto.

«Questo film vuole narrare l’accettazione di un limite – spiega Marco Zuin – La consapevolezza di un disagio. La disabilità non è una cosa positiva. Non è neppure una tragedia. È una condizione di difficoltà che però non pregiudica la propria realizzazione. Non cancella, ma può esaltare i propri desideri. Può spingere ad andare “oltre”. La disabilità dipende anche dal contesto. Non riguarda solo la menomazione sica o la malattia. Coinvolge fattori “esterni”: il territorio in cui si vive, l’efficienza dei servizi (non solo sanitari), le relazioni personali, la coesione sociale; insomma la qualità della vita di una comunità. La vulnerabilità va così scartata, eliminata. Nel film le difficoltà non sono nascoste, ma neppure moltiplicate o presentate come insormontabili. La guarigione dell’individuo e della società passa attraverso la capacità personale di mettersi in gioco ma anche attraverso una comunità accogliente e solidale». Info: fondazionefontana.org

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