Il “mondo alla rovescia” del Caffè Pedrocchi

Anche i due curiosi planisferi in cui il mondo è raffigurato col nord in basso, presenti nello storico Caffè, necessitano di essere coinvolti nei restauri.

Uno dei planisferi della Sala Rossa del Caffè Pedrocchi

Sono enormi ma passano quasi inosservati.
Si tratta dei due mappamondi ai lati del bancone della Sala Rossa del Caffè Pedrocchi, e ci si augura che vengano anch’essi interessati dai nuovi lavori di restauro dello storico Caffè.
I distacchi della leggera pellicola di affresco sono infatti sempre più visibili, e sarebbe bene sostituire i vetri che li proteggono con cristalli antiriflesso, al fine di rendere visibili e fotografabili questi due rari e forse unici esempi di “mondo alla rovescia”.

I due dipinti rappresentano infatti una rara, forse unica raffigurazione del mondo che lo fa apparire “rovesciato”, cioè col nord in basso invece che in alto.

Una stranezza, si dirà, ma ricca di significato perché l’inconsueto orientamento porta ad una precisa interpretazione di carattere politico: disegnando il mondo col nord in basso, l'impero Austroungarico (dominatore non gradito del Veneto) compare sotto e non sopra il Lombardo-Veneto, ribaltando quindi metaforicamente la posizione di sudditanza in cui esso si trovava.

Che questa come qualsiasi altra situazione di sottomissione non fosse gradita dalla borghesia padovana ottocentesca lo si ritrova dimostrato, a quanto pare, anche in un’altra carta.
Si tratta della carta di Annibale Maggi da Bassano, riprodotta nel Piano Nobile del Pedrocchi. L’originale corrisponde alla prima rappresentazione cartografica di Padova e risale alla prima metà del Quattrocento.
Ebbene, non pare proprio credibile che sia stata riproposta al Pedrocchi per la sua antichità, ma per il fatto che, riportando il nord a destra, fa apparire Padova sopra Venezia e non “sotto” com'era stato sino a pochi decenni prima.

Insomma, veneziani o austriaci, i padovani di dominatori non ne volevano.
A corroborare questa tesi vi è almeno un ulteriore elemento: la lingua adottata per indicare la toponomastica dei due emisferi non è né l'italiano né il tedesco ma il francese. Infatti stiamo parlando di una borghesia assolutamente filofrancese.

Dell’autore dei due mappamondi non si sa neppure il nome: un tale Peghin di Lusia (Rovigo), studente di ingegneria.
Sta di fatto che l'unica sua opera pare essere, almeno fino a questo momento, i due mappamondi del Pedrocchi, che per bellezza e significato non vanno dimenticati.

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