Il racconto di legno e terra di Luigi Curiotto

In mostra nell’oratorio del Redentore di Padova i volti della Passione scolpiti da Luigi Curiotto. L'artista veneziano ama realizzare le sue mostre attorno a un percorso spirituale e religioso: in questo caso il sacrificio di Cristo viene raccontato con una serie di istantanee sul volto di Gesù che s’intreccia con quello della Veronica ed esprime umanissimi sentimenti di paura, speranza, abbandono.

Il racconto di legno e terra di Luigi Curiotto

I volti della Passione ricavati da pezzi di legno “povero”, pioppo, olmo, pino, cipresso, raccolti per strada
O da masse dense di terracotta realizzate con argille di diverso colore e tonalità per giocare sia sulle forme che sulle cromie.

Così Luigi Curiotto, artista autodidatta di Dolo, racconta che “Dio è amore” nella mostra di sculture, visitabile almeno per tutto il mese di maggio, allestita nell’oratorio del Redentore di Santa Croce a Padova.
L’esposizione di una ventina di opere, realizzata in collaborazione con Marta Griffoni ed Elisabetta Curzio, si offre come un’ulteriore tappa del lungo cammino di questo artista, che ha iniziato a scolpire giovanissimo ma solo di recente ha potuto dedicarsi totalmente alla sua occupazione prediletta.

«La mia carriera – racconta – è iniziata a vent’anni con una Via crucis per un santuario napoletano. Ho proseguito con dei pannelli di legno della chiesa di San Domenico a Bologna, un altare in terracotta per la cappella di San Domenico a Chieri... muovendomi sempre al di fuori del mercato ufficiale. Poi, una decina d’anni fa, l’incontro con un critico che mi ha spinto a esporre e da allora le mostre sono state numerose, da Cittadella a Rossano, da Venezia a Milano a Salerno».
Queste mostre hanno tutte una caratteristica peculiare che l’artista veneziano vuole sottolineare: non sono raccolte casuali di sculture, ma itinerari tematici spiritual-religiosi che, scultura dopo scultura, elaborano un concetto, espongono un pensiero.
«Può essere – esemplifica – il rapporto tra la natura e l’uomo che si realizza via via nel corpo degli animali, delle persone, per realizzarsi infine in quello dell’uomo Dio, oppure l’itinerario “alle origini della vita” che ho esposto recentemente a Marghera. Nelle opere di Santa Croce ho raccontato la Passione di Cristo cominciando dalla caduta degli angeli, e quindi dall’ingresso del Male nel creato, con la sua prima apparente vittoria. Quindi ho raccontato la Passione con una serie di flash sul volto di Cristo: l’incontro con la Veronica, fatto di sguardi e di mani che reggono il velo, la paura che attanagliò anche il figlio di Dio sulla croce, l’abbandono della morte e della deposizione, infine la redenzione simboleggiata da un tronco di cipresso su cui gli uomini, piccole figure, si arrampicano aiutandosi a vicenda per raggiungere la salvezza».
Nell’oratorio padovano del Redentore le opere di Curiotto dialogano in risonanza, faccia a faccia, con gli affreschi cinquecenteschi che ne decorano le pareti. Un gioco di rimandi sullo stesso itinerario che arricchisce il significato di entrambi.

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