Libreria Limerick: sono ancora tanti i sogni nel cassetto

A un anno dal'apertura, le due libraie di Limerick all'Arcella stendono un bilancio "morale" più che positivo con un obiettivo raggiunto: aiutare a "normalizzare" la quotidianità del quartiere più popoloso e multietnico della città. Anche con un libro in mano. 

Libreria Limerick: sono ancora tanti i sogni nel cassetto

Era una sfida celata nei panni di un sogno quella di Grazia Raimondo e Marta Bracciale: aprire una libreria nel quartiere Arcella. Dopo l’inaugurazione, a novembre 2015, la Limerick, che si affaccia su via Tiziano Aspetti 13, è ancora lì, piccola, attiva e creativa più che mai: «Non abbiamo fatto ancora un bilancio, ma la sensazione è positiva – racconta Marta Bracciale – In questi primi anni non possiamo puntare al guadagno, ma abbiamo capito che dobbiamo pensare esclusivamente alla libreria per poter crescere sempre di più».

Dovendo specializzarsi le ragazze, attratte dall’illustrazione, hanno scelto di puntare su graphic novel, album per bambini e adulti, ma essendo l’unica libreria della zona è possibile anche ordinare libri classici per rispondere alle esigenze di tutti. Insomma, c’è un sacco di lavoro da fare perché selezionano scrupolosamente libro per libro, seguendo i consigli dei clienti o novità interessanti.

E diffondono la positività di una lettura attraverso la limobike, una libreria mobile per andare in giro per Padova, o attraverso le casette per il booksharing che sperano di portare anche nei parchi. Non mancano, inoltre, collaborazioni con realtà limitrofe o associazioni: con il cinema Astra, per esempio, hanno in mente di inaugurare, nei prossimi mesi, uno “spazio popcorn”. In cosa consiste? La Limerick rimane aperta per intrattenere i bambini, mentre i genitori guardano il film. Non si fermano mai, nonostante alcune vicissitudini, come il magazzino allagato tre volte o l’ordinanza “anti-kebab” voluta dall’ex sindaco Bitonci.

Incidenti di percorso che magari si superano con un sorriso, confortate dal calore del quartiere che crede nel loro ruolo di portatrici di cultura: «Viviamo all’Arcella quindi per noi non c’è solo una visione commerciale, ma anche umana – spiega Grazia Raimondo – È necessario dare segnali positivi evitando le strumentalizzazioni. Bisogna “normalizzare” la quotidianità».

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