Rivoluzione d'Ottobre. Un convegno e una proiezione ricordano il centenario dell’evento

«Il dna del messaggio rivoluzionario bolscevico fu caratterizzato, sin dalle sue origini, dal gene dominante dell’espansione su scala globale». Da questa constatazione, ribadita da studi recenti, ha preso il via il convegno tenuto all’università di Padova su “Una rivoluzione eurocentrica? L’emergere del bolscevismo e il suo impatto sul mondo degli imperi in decadenza”

L’università di Padova “celebra” la rivoluzione d’ottobre anche attraverso il cinema. Il Centro padovano della comunicazione sociale, in collaborazione con i corsi di cinema dell’ateneo, presenta all’Mpx mercoledì 15 novembre (ore 16, 17.40, 19.20 e 21.15) la versione restaurata dalla cineteca di Bologna de La corazzata Potemkin di Sergej Ejzenstejn: un’ora e otto minuti di splendido cinema, godibilissimo anche dai non cinefili, nonostante la celebre battuta del caro Fantozzi.

Rivoluzione d'Ottobre. Un convegno e una proiezione ricordano il centenario dell’evento

«Già nel 1917 – sintetizza Valentine Lomellini coordinatrice del progetto dell’ateneo padovano sul bolscevismo come rivoluzione eurocentrica – i bolscevichi ritenevano imminente una rivoluzione europea, la cui realizzazione dovette però scontrarsi con notevoli resistenze. Nei primi anni Venti, la difficoltà di attuare una rivoluzione in Europa entro un breve termine temporale indusse la classe dirigente bolscevica a ripensare all’attuazione di una rivoluzione mondiale nei territori extraeuropei, dove le popolazioni oppresse dal colonialismo avrebbero accolto con favore una nuova forza internazionale che si batteva contro l’imperialismo coloniale. Lo scopo ultimo della ricerca è quello di recuperare l’accezione “globale” della rivoluzione bolscevica come intesa dai suoi stessi ispiratori, in una visione sistemica che correli la rivoluzione europea a quella nei territori extraeuropei».

La versione restaurata dalla cineteca di Bologna de La corazzata Potemkin di Sergej Ejzenstejn è preceduta da una breve introduzione video del critico cinematografico Paolo Mereghetti ed è seguito da un altrettanto breve documento sul modo in cui la pellicola è stata “strapazzata” nel corso della sua storia ormai quasi centenaria (è uscita nel 1925).

Sergej Ejzenstejn, come spiega Mereghetti, al contrario del suo contemporaneo Dziga Vertov che si proponeva di “dare coscienza” allo spettatore, voleva piuttosto impressionare, colpire il suo pubblico con un “cinepugno” che penetrasse nei crani. E lo strumento di cui dispone per attuare il suo progetto è il montaggio. Questo mezzo espressivo gli consente di «arare come un trattore la psiche dello spettatore».

Forse per questo il film è stato censurato e spesso proibito in Europa e nel mondo, per la sua efficacia rivoluzionaria, a cui contribuisce la musica originale di Edmund Meisel, ricostruita e riorchestrata nel restauro da Helmut Imig con la collaborazione di Lothar Prox, eseguita da Deutsches Fimorchester Babelsberg – Musikalische Leitung, sotto la direzione di Helmut Imig.

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