San Leopoldo. Nuova illuminazione per le opere d’arte

Le nuove luci, installate grazie a un contributo della Fondazione Cariparo, permettono di godere pienamente delle venti opere distribuite tra navata, cappelle laterali e transetti. Vengono accese durante le novene a San Leopoldo

San Leopoldo. Nuova illuminazione per le opere d’arte

Sono oggi pienamente apprezzabili dai fedeli e dai visitatori i venti dipinti conservati nella navata, nelle cappelle e nei transetti del santuario di San Leopoldo Mandic, ovvero la chiesa dei frati cappuccini di piazzale Santa Croce, a Padova. A renderne decisamente migliore la fruibilità è il nuovo impianto di illuminazione, realizzato la scorsa estate con il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, e presentato ufficialmente al pubblico lo scorso 30 gennaio.

«L’idea di questa illuminazione era nata in occasione del giubileo del 2016, quando è stata realizzata anche una piccola guida alle opere d’arte – spiega padre Flaviano Gusella, rettore del santuario e autore della pubblicazione – e ci interrogavamo su come poter offrire una migliore esperienza al frequentatore del santuario. Prima di adesso l’illuminazione era funzionale solo agli spazi della chiesa e le opere d’arte risultavano poco leggibili. Ora finalmente l’intervento è stato realizzato ed è poco invasivo, senza distogliere l’attenzione dall’altare, dal crocefisso e dal tabernacolo: tanto che è possibile usare le nuove luci anche durante alcune celebrazioni».

La nuova illuminazione viene accesa, ad esempio, durante alcune messe vespertine e celebrazioni, in particolare durante gli incontri di preghiera in preparazione alla festa di San Leopoldo, che si tengono il giorno 12 di ogni mese, alle 21, da novembre ad aprile. C’è comunque la disponibilità dei frati ad accenderle su richiesta, in particolare per i gruppi.

La chiesa dei cappuccini è recente, in quanto fu interamente ricostruita dopo la distruzione a causa del bombardamento aereo del 1944, ma la presenza dei frati in città data da oltre 500 anni. La realizzazione del convento avvenne in più tempi, a partire dal XVI secolo: la prima chiesa, realizzata nel 1581, era già stata distrutta nel 1811 e in seguito riedificata: l’attuale è opera dell’architetto Giovanni Morassutti e fu consacrata nel 1950.

«Su questo – narra padre Gusella – possiamo citare una curiosità: a consacrarla fu mons. Girolamo Bortignon, che era stato consacrato vescovo nella basilica del Redentore a Venezia sei anni prima, lo stesso giorno del bombardamento, il 14 maggio 1944. Il bombardamento era stato predetto da padre Leopoldo, morto due anni prima, che aveva anche annunciato come si sarebbe invece salvata proprio la sua celletta confessionale».

Del poco noto patrimonio artistico del convento fanno parte anche i dipinti che vengono ora valorizzati dal nuovo impianto di illuminazione: sopra la porta d’ingresso alla chiesa vi è la tela di Clauco Benito Tiozzo (Mira, 1928) che rappresenta San Leopoldo e la Parona benedeta nella gloria (1989), e ai suoi lati la Trasfigurazione di Gesù con i santi Francesco d’Assisi e Antonio di Padova, di Dario Varotari (Verona 1539- Padova 1596), e l’Incoronazione della Vergine con la Santissima Trinità e i santi Agnese, Giustina, Prosdocimo e Luca (sec. XVI - ambito Italia centrale). Nella prima cappella laterale a destra, dedicata a sant’Antonio di Padova, si ammirano il Martirio di Santa Caterina d’Alessandria, opera del Padovanino (ovvero Alessandro, figlio di Dario Varotari) e una pala a olio del Tiozzo (San Leopoldo supplica le Madonna, 1995). Nella cappella antistante, dedicata a san Giuseppe, si notano la seicentesca Presentazione della Vergine al tempio di Giovanni Battista Pellizzari e un altro dipinto del Tiozzo (S. Leopoldo intercede per l’unità della Chiesa d’Oriente con quella di Roma, 1995). Al centro della navata, altre due opere del Pellizzari: la Cena a casa di Simone il fariseo e la Guarigione del cieco nato.

Altre opere si trovano nei transetti: in quello a destra del presbiterio il Crocifisso con i Santi Francesco e Chiara e due Annunciazioni sono di autori ignoti del Cinque e Seicento; la Madonna con Bambino e le Sante Agata, Giuliana e Apollonia è della scuola di Bartolomeo Montagna.

Nel transetto a sinistra si trovano un’Adorazione dei pastori (sec. XVI di scuola veneta), il Battesimo di Santa Giustina e Gesù asciugato dalla Veronica del Pellizzari, la Madonna con il Bambino e San Felice da Cantalice di fra Semplice da Verona (1589c.-1654). Ai lati dell’apertura che dà sul presbiterio ci sono due pale con i Santi Benedetto e Brunone di Colonia, pregevoli opere di Giovanni Battista Bissoni, e una Sacra Famiglia di Palma il Giovane.

«La chiesa e il convento cappuccino – continua padre Gusella – non necessitano per fortuna di lavori di ristrutturazione, ma alcune opere d’arte meriterebbero invece un intervento di restauro e pulitura: in particolare proprio i dipinti del Bissoni, e anche quello di fra Semplice da Verona, come ci ha confermato il direttore dei musei civici e capo settore cultura del Comune di Padova, Davide Banzato. E questo tanto più ora che finalmente la nuova illuminazione rende loro merito». Progettista e direttore dei lavori è stata l’architetto Elena Romano, ditte esecutrici la Marino De Gasperi di Bovolenta e Xeltech di Megliadino San Vitale.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)