Uomo e donna: com’erano, come sono

Una duplice proposta a Padova per interrogarsi e riflettere sull’influenza, in passato e al giorno d’oggi, dei ruoli maschile e femminile nella struttura dell’identità personale, nella famiglia, nella religione, nel lavoro, nella violenza. La prospettiva di genere che parte dalla rivisitazione del ruolo femminile s’interroga anche sull’evoluzione del modello maschile

Uomo e donna: com’erano, come sono

“Incroci di genere”: è l’efficace titolo scelto per il ciclo di appuntamenti promosso dal Forum interdisciplinare per gli studi e la formazione di genere dell’università di Padova, iniziato con l’intervento di Mara Mabilia e Davide Susanetti su “Differenza sessuale versus differenza personale” e che sta proseguendo ponendo altre domande “provocatorie” ma niente affatto retoriche: Madre e padre o genitore? Il matrimonio c’entra con l’amore? C’è del genere nella violenza? Uomo e donna: una stessa fede? C’è “differenza” nel sapere?

Ai vari incontri (proposti in differenti sedi e orari) partecipano sempre un uomo e una donna, scelti non solo tra i docenti dell’ateneo, ma anche tra i professionisti del territorio – avvocati, psicoterapeuti, teologi – poiché il ciclo non si rivolge solo agli accademici ma vuole diffondere, com’è nei propositi del Forum, la sensibilità verso queste tematiche a tutta la cittadinanza e particolarmente tra i giovani.

La convinzione che sottende questa impostazione è che la trasformazione attivata dalla coscienza femminile interpelli anche il maschile nella ricerca di modelli alternativi.

«I punti di domanda non sono retorici – tiene a precisare la coordinatrice Bruna Giacomini – perché vogliamo affrontare in maniera interrogativa, molto problematica, senza avere tesi precostituite ma per discutere realmente, quei temi che come Forum abbiamo individuato essere nevralgici tra quelli che investono la condizione maschile e femminile oggi. Già dal primo incontro ci siamo posti il problema dell’identità, di ciò che conta di più nella nostra costruzione come soggetti: la univoca dimensione sessuale, il definirsi uomini o donne, o piuttosto la formazione culturale, spirituale, magari anche politica che non viene data alla nascita ma si acquisisce nella vita?».

Sul tema della genitorialità la questione di genere viene affrontata dal punto di vista dei figli, soprattutto adolescenti, ma senza divisioni ideologiche, discutendo alla luce delle esperienze concrete, dei risultati educativi. La relazione tra matrimonio e amore permetterà di capire meglio in che modo è necessario, per una piena realizzazione del rapporto d’amore, il riconoscimento giuridico.

Il quesito sulla violenza di genere è orientato alla ricerca del rapporto tra violenza verso l’altro sesso e quella della guerra, del terrorismo, per individuare un eventuale filo rosso di congiunzione. Sulla questione della fede, il dibattito riguarderà non tanto il riconoscimento del ruolo di protagonista delle donne nelle strutture ecclesiali, ma piuttosto il capire se, dal punto di vista della fede, della ritualità, del rapporto con la fede uomini e donne abbiano lo stesso vissuto soggettivo. Infine l’ultimo quesito riguarda l’approccio ai saperi, considerando che ormai da decenni le donne hanno superato gli uomini come quantità di titoli di studio superiore, ma hanno molto meno rilievo nei processi di creazione del sapere, in particolare nel mondo universitario. A questo si abbina un’altra questione:

le donne stanno facendo sentire la novità prodotta dal loro ingresso, che conta poco più di un secolo, sulla scena intellettuale?

L’ultimo tema in particolare porge il destro per presentare un’altra iniziativa appena avviata a Padova: la Società italiana delle storiche organizza, a partire dal 9 gennaio, un corso di formazione (a cui è possibile anche intervenire al singolo incontro) intitolato “Donne nella storia. La didattica della storia in una prospettiva di genere” che si tiene al museo dell’educazione di via degli Obizzi e si articola in sei incontri, dedicati ad altrettante parole-chiave affrontate nel loro divenire: religione (9 febbraio), lavoro (23 febbraio), famiglia (8 marzo), violenza (22 marzo), politica (6 aprile) e guerra (20 aprile).

«In Italia – spiega Liliana Gazzetta, referente del corso e correlatrice del primo incontro, dedicato alla religione – ormai dalla fine degli anni Ottanta (Sis è nata nel 1989) si sta approfondendo la ricerca sulla costruzione storico-culturale delle identità di genere maschili e femminili e parallelamente si stanno definendo le modalità di formazione a questi temi, per la scuola e la divulgazione. La didattica cerca di declinare questa ricerca in ambito scolastico, senza aggiungere una materia in più, visto che le ore disciplinari di storia diminuiscono costantemente in tutti gli ordini delle superiori, ma usare anche le stesse fonti con un’ottica peculiare per vedere quello che ci possono dire riguardo a come nel passato si leggeva il significato e il ruolo maschile e femminile nella società».

In alcuni contesti si tratta di fare emergere aspetti e tematiche finora non indagate. Per esempio, esemplifica Liviana Gazzetta, il modello fornito dal culto mariano in ambito cattolico è finora stato letto soprattutto in termini di virtù comportamentali etico-familiari. Stanno ora emergendo fonti su fenomeni religiosi legati al culto della Madonna in cui si attribuiva a Maria anche un ruolo di modello riguardo all’intervento femminile nella vita delle comunità ecclesiali.

In altri campi, come per esempio nella lettura dei Promessi sposi, una sensibilità attenta alle questioni di genere può far capire il ruolo del maschile e del femminile come Manzoni lo ricostruisce nel 17° secolo e lo presenta nel suo tempo. Le sei chiavi scelte sono tutte approfondite da una specialista di età medievale e moderna e una di età contemporanea, fuorché la questione delle varie forme di violenza di cui le donne sono state oggetto, nella famiglia, nel lavoro, nei rapporti sociali, nei valori simbolici che è suggerita dal contesto attuale.

Nel primo incontro, dedicato alla religione, si parlerà, con Silvia Carraro, del monachesimo femminile dall’11° secolo fino alla riforma protestante, come luogo in cui si affermano forme di saperi e spiritualità sviluppati dalle donne all’interno della tradizione cristiana. Liviana Gazzetta interverrà sulla seconda parte della storia dei movimenti femminili, con attenzione alle nuove congregazioni religiose nate con fini sociali e caritativi nell’Ottocento come reazione alla rivoluzione francese, accanto alle quali si sviluppano formazioni laicali che porteranno all’Azione cattolica.

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