Cooperative venete: numeri da primato, ma ancora sottovalutati

Buone le performance della cooperazione nel primo semestre 2017 anche se "a macchie di leopardo". Il settore della cooperazione è quello che ha tenuto meglio negli anni della crisi e che ha sopperito alle mancanze anche economiche della pubblica amministrazione. Ora va valorizzato, stimato e comunicato perché rappresenta delle eccellenze del mercato e un capitale sociale di notevole importanza.

Cooperative venete: numeri da primato, ma ancora sottovalutati

«La cooperazione veneta assomiglia a un caleidoscopio: tu lo giri e ogni volta si forma una figura colorata differente». 
È questa l’immagine che Daniele Marini, docente di sociologia dei processi economici all’università di Padova e direttore scientifico di Community media research, ha utilizzato per presentare “Trendcoop: una ripresa a macchia di leopardo”. La ricerca, voluta da Confcooperative Veneto e Irecoop Veneto, vuole rappresentare, anche nell’immaginario collettivo, il peso e il ruolo effettivamente svolto dalla cooperazione, un’economia peculiare per lo sviluppo sociale e del territorio.

Dai dati incrociati delle 500 cooperative contattate – la metà di quelle esistenti in Veneto – emerge che il primo semestre 2017 ha visto una lenta, ma non omogenea, ripresa e che le prospettive sono sostanzialmente positive
Il fatturato è rimasto stabile per il 54 per cento delle imprese ed è aumentato per il 23,5; anche la domanda di prodotti e servizi è stabile per il 60 per cento, così come l’occupazione che è aumentata con un saldo positivo del 10,9. Solo una cooperativa su 10 afferma di avere problemi di liquidità, ma un terzo delle cooperative che lavorano di più con la pubblica amministrazione denuncia un ritardo nei pagamenti.
 Un quinto delle cooperative appartiene al settore dell'agricoltura, settore forte soprattutto nelle province di Verona e Treviso, mentre Venezia è forte nel settore della produzione lavoro (33,9 per cento). Vicenza (59,8) è la provincia leader nella solidarietà seguita da Padova e Treviso, mentre Belluno (39,2), Rovigo e Venezia primeggiano nel settore dei consumi.

Per quanto riguarda il secondo semestre del 2017, le proiezioni appaiono buone
La previsione del fatturato è di una crescita del 15,3 per cento, l’occupazione segna un più 6,2 e gli investimenti un più 11,5. Per affrontare il futuro solo il 7 per cento delle cooperative ritiene di dover agire da sola sul mercato, mentre la maggior parte crede importante lavorare in sinergia: servono alleanze con cooperative simili per prodotti o servizi (35,1 per cento), ma è importante anche migliorare le relazioni in filiera con le aziende private (31 per cento).
Solo il 18,4 per cento pensa invece che sia utile consorziarsi, mentre alla possibilità di fondersi guarda appena il 5,4 per cento delle cooperative interpellate. Un dato interessante riguarda la grandezza delle cooperative venete che oscilla tra i 50 e i 250 addetti, con una media di 72 persone tra dipendenti e volontari.

Delle cooperative però si deve leggere e valorizzare anche il fatturato sociale, il cosiddetto “bes” – vale a dire il pil del benessere equo e sostenibile – che sarà inserito anche nel futuro Def, il documento di economia e finanza del governo.
Il valore sociale espresso dalle cooperative consente un importante risparmio per l’ente pubblico sia sotto il profilo economico sia per il costo sociale: 

«È proprio questo settore quello che ha tenuto meglio negli anni della crisi e che ha sopperito alle mancanze anche economiche della pubblica amministrazione – ha sottolineato Marini – Ora va valorizzato, stimato e comunicato, perché raggruppa delle eccellenze del mercato e un capitale sociale di notevole importanza di cui non si riuscirebbe a fare a meno».

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Parole chiave: cooperazione (39), benessere equo e sostenibile (2)