Il costo dell'austerità: un bilancio drammatico

Il secondo rapporto di Caritas Europa analizza i dati di Spagna, Grecia, Cipro, Portogallo, Italia, Irlanda e Romania combinati con la propria esperienza sul campo nella lotta alle ingiustizie sociali. Giudizio severo: «L’austerità ha fallito. Prima di essere adottate le misure economiche siano testate sui più poveri».

Il costo dell'austerità: un bilancio drammatico

L’economia europea sta andando peggio, altro che ripresa, altro che crisi alle spalle o quasi! A indicarlo è un rapporto della Caritas Europa, intitolato “La crisi europea e i suoi costi umani: alla ricerca di soluzioni alternative e più giuste”, che analizza i danni causati dalle misure di consolidamento dei conti pubblici e dalla riduzione del welfare in sette paesi: Spagna, Grecia, Cipro, Portogallo, Italia, Irlanda e Romania.
Lo studio, giunto alla sua seconda edizione, combina le statistiche ufficiali con l’esperienza della Caritas sul campo nei sette stati e rileva come siano le persone più povere ha pagare le maggiori conseguenze per una crisi di cui non sono state la causa.

L'Europa è sempre più povera. Dal rapporto esce fuori un’Europa in cui crescono le persone a rischio di povertà e aumentano i rischi sociali mentre vengono ridimensionati i sistemi di protezione sociale ed è in pericolo la sopravvivenza economica di individui e famiglie. Aumenta anche lo scetticismo generale nei confronti delle istituzioni e della classe politica, tanto da mettere a repentaglio non solo la coesione sociale ma l’idea stessa di Unione Europea.
Come possibile soluzione, visto che le politiche di austerità hanno fallito, lo studio suggerisce l’utilizzo di indicatori sociali che valutino l’impatto delle misure economiche sulle categorie di cittadini più deboli e vulnerabili prima che tali misure economiche vengano adottate. Le autorità e i politici hanno la possibilità di scegliere quale rotta perseguire in ambito economico, suggerisce il rapporto, quindi dovrebbero fare tali scelte in modo che i poveri non diventino più poveri e che le ingiustizie sociali diminuiscano invece che aumentare.

Per quanto riguarda l’Italia, il nostro paese, per evitare la bancarotta e la richiesta di salvataggio da parte dell’Fmi e della Troika, ha adottato una serie di misure di austerità e tagli che hanno portato un aumento del 25 per cento delle persone che, fra il 2011 e il 2012, si sono rivolte ai servizi sociali. A rischio, denuncia la Caritas, molti cittadini italiani che fino al 2013 utilizzavano il fondo Ue per gli aiuti alimentari, ora sostituito dal Fondo di Aiuto agli Indigenti (Fead). Difficile trovare ragioni di ottimismo: secondo Caritas Europa, anzi, il prodotto interno lordo italiano potrebbe diminuire fra il 5 e l’8 per cento nel periodo 2013-2016 a causa delle misure d’austerità e di politica fiscale introdotte durante la crisi.

L’impatto negativo sulle famiglie italiane. La Caritas sottolinea, nel suo studio, come i particolare l’innalzamento dell’età pensionabile e il mancato adeguamento di sei milioni di pensioni ai cambiamenti del costo della vita abbiano avuto un impatto negativo sulle famiglie italiane. Questo soprattutto in un periodo in cui i giovani trovano con difficoltà lavoro e sono in gran numero disoccupati (fra i sette paesi analizzati dal rapporto l’Italia ha la percentuale più alta di Neet, giovani che né studiano né cercano lavoro), facendo quindi diventare il contributo dei pensionati ai redditi familiari ancora più importante.

Crescono i poveri, più che negli altri stati. La Caritas sottolinea come un’altra grave pecca sia la mancanza di un reddito nazionale minimo e denuncia l’inadeguatezza del sistema di welfare italiano a far fronte a misure di austerità il cui impatto potrà essere calcolato per intero solo negli anni a venire. Accolta invece con favore la nuova Social Card, sebbene in fase sperimentale. 
Un record di crescita negativo, l’Italia lo fa registrare per la percentuale di persone in situazione di povertà, che nel 2012 erano il 30,4 per cento (18,5 milioni), al ventunesimo posto nella classifica dei paesi peggiori per quanto riguarda questo indicatore nell’UE a 28. Addirittura fra il 2010 e il 2011, nessuno Stato membro ha registrato una crescita dei poveri alta come quella verificatasi nel nostro paese. E una piaga particolarmente grave è quella della povertà infantile, di oltre cinque punti superiore alla media europea, tanto che l’Italia è a rischio di crescita dello sfruttamento del lavoro minorile.
Infine sono aumentate del 10 per cento, nel nostro paese, le disuguaglianze di reddito fra il 2008 e il 2011.

Le altre situazioni più difficili.

In Grecia, nonostante la vulgata comune secondo cui il 2013 ha visto un punto di svolta per il paese con il raggiungimento di un surplus nei bilanci, la disoccupazione è galoppante, come altissimi sono i prezzi delle materie prime, ingenti i tagli ai sussidi per i disabili e per chi perde lavoro e alle pensioni e fortissima la pressione fiscale sui più deboli attraverso imposte indirette. In aumento del 25% dal 2009 gli homeless e altissimo il tasso di suicidi.

A Cipro è cresciuto esponenzialmente, nel 2013, il numero di immigrati che si sono rivolti ai servizi sociali chiedendo aiuto per la sussistenza quotidiana e, più in generale, il numero di persone che hanno dovuto chiedere pacchi con cibo e altri beni di prima necessità alla Caritas. La stessa situazione si è verificata in Spagna, che nel 2012 ha registrato il numero record di 5,7 milioni di disoccupati (nessuno in Europa fa peggio): la Caritas è testimone, per quanto riguarda il paese iberico, di un sempre maggior numero di cittadini spagnoli che si rivolgono all’organizzazione in cerca di aiuto materiale e supporto, mentre in precedenza a farvi riferimento erano soprattutto gli immigrati.

In Irlanda, i tagli al settore pubblico stanno compromettendo in maniera sostanziale e pericolosa l’accesso al sistema sanitario ai meno abbienti.

In Portogallo, oltre a essere raddoppiato fra il 2011 e il 2012 il numero delle famiglie che si sono rivolte alla Caritas, a essere sensibilmente peggiorato è il livello di istruzione, con sempre più abbandoni scolastici (già i lusitani erano fra i peggiori d’Europa a riguardo).

In Romania, un’altra osservata speciale da Ue e Fondo Monetario Internazionale, l’aumento dell’Iva dal 19 al 24 per cento nel 2010 ha portato sempre più gente al di sotto della soglia di povertà, ha fatto aumentare il costo dei beni di prima necessità e fa vivere circa il 35 per cento dei cittadini in case popolari.

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Parole chiave: Caritas (222), crisi (96), povertà (158), austerità (4)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)