Si prova con Piwi, il vitigno resistente ai parassiti

Al Vinitaly 2017, allo stand della regione Veneto, al padiglione 4 (stand D4), del quartiere fieristico di Verona, martedì 11 aprile alle 11.30, l’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario presenta i primi risultati di un’interessante e attuale attività di ricerca in corso, orientata alla riduzione dell’utilizzo dei fitofarmaci in viticoltura dal titolo “Piwi - I vitigni resistenti”.

Si prova con Piwi, il vitigno resistente ai parassiti

L'indagine dell'Agenzia veneta per l'innovazione in agricoltura sui vitigni resistenti si inserisce all'interno di una attività sperimentale avviata per individuare le soluzioni a un problema serio per i viticoltori, specie di fronte agli evidenti mutamenti climatici in atto e agli orientamenti che sta assumendo il consumatore, sempre più orientato verso prodotti enologici e gastronomici frutto di un’agricoltura sostenibile e a bassa immissione di sostanze dannose per l’ecosistema.

Va ricordato che le prime selezioni di vitigni Piwi, datati tra il 1880 e il 1935, hanno fornito vitigni dalle uve di qualità non sempre ottimale, fatto che ha sicuramente danneggiato l’immagine della varietà resistente come uva da vino. Da allora però, sono stati fatti molti passi in avanti sino a rendere il risultato difficilmente distinguibile dai vini ottenuti dai vitigni tradizionali. Fra i paesi più attivi nella loro selezione, valutazione e coltivazione ci sono Germania, Austria e Svizzera, di contro, per l’Italia e nello specifico nel Veneto, l’introduzione alla coltura di alcuni Piwi è iniziata nel 2014.

I vitigni resistenti sono soggetti alla limitazione del decreto legislativo 61/2010, ovvero le uve raccolte non possono essere destinate alla produzione di vini doc e docg. La selezione delle piante resistenti attuata dai tecnici dell’Agenzia regionale segue uno schema abbastanza semplice: si fanno gli incroci, si ottengono le piantine da seme, le si mettono alla migliore esposizione possibile al fungo e si selezionano solo le piantine resistenti che sono poi valutate dal punto di vista enologico.

Oggi è possibile integrare questa selezione con quella assistita da marcatori che, su piante piccole, possono o meno, evidenziare i genotipi con i geni della resistenza. Il processo è molto lungo, infatti il Regent (una delle selezioni resistenti messe in commercio) per essere selezionato, impiantato, moltiplicato e registrato ha richiesto un iter di quasi 40 anni. Per la ricerca e la sperimentazione in Italia, assieme a Veneto agricoltura sono attive la fondazione Edmund Mach - istituto agrario San Michele all’Adige, l’università di Udine, Innovitis di Bolzano e il Cra-Vit di Conegliano, che ha iniziato un lavoro di selezione per produrre vitigni resistenti a partire dalla Glera e dal Raboso Piave.

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