Voucher, un “giro d’affari” in vorticoso aumento anche in Veneto

Il voucher, “istituto del lavoro accessorio” era stato introdotto in Italia nel 2003 con la legge Biagi. Pensato per retribuire legalmente lavori occasionali che generalmente erano pagati “in nero” quali ripetizioni scolastiche, pulizie, lavori agricoli e turistici stagionali, baby sitter, l’uso dei voucher è diventato via via abnorme. Aboliti con un decreto legge, quelli già venduti si possono utilizzare fino a fine anno.

Voucher, un “giro d’affari” in vorticoso aumento anche in Veneto

Se per la Cgil l’uso eccessivo dei voucher nasconde fenomeni di sfruttamento o di pratiche ai limiti della legalità, per i datori di lavoro questo strumento ha invece contribuito positivamente all’emersione del nero.
Spesso al centro delle polemiche per aver deregolamentato il mercato del lavoro, contribuendo, di fatto, a renderlo più precario, il voucher aveva in effetti come finalità proprio quella di «regolamentare quelle prestazioni lavorative, definite appunto "accessorie", che non sono riconducibili a contratti di lavoro in quanto svolte in modo saltuario, e tutelare situazioni non regolamentate», come spiega l’Inps.

Il voucher, vale a dire “l'istituto del lavoro accessorio”, è stato introdotto nel 2003, con la legge Biagi, per pagare legalmente lavori occasionali che generalmente erano pagati “in nero”: ripetizioni scolastiche, pulizie, lavori agricoli e turistici stagionali, baby sitter, etc. Considerati uno strumento “agile”, si potevano acquistare alla posta, in tabaccheria, in banca e sul sito dell’Inps. Il taglio più piccolo vale 10 euro: 7,5 euro netti per il  lavoratore e 2,5 per Inail e Inps per la copertura contributiva e assicurativa.

Pensati per pochi settori e poche categorie di lavoratori, in particolare disoccupati da oltre un anno, pensionati e studenti, via via sono stati “liberalizzati”  dal quarto governo Berlusconi con le riforme del 2009 e del 2010, e in particolare da quella Fornero del 2012, che estese notevolmente la possibilità di pagare con voucher.
Il jobs act del governo Renzi ha alzato da 5 a 7 mila euro netti la cifra che è possibile guadagnare in un anno con i voucher e ne ha introdotto la tracciabilità, per cui le imprese e i professionisti che intendevano usare i voucher lo dovevano comunicare almeno un’ora prima all’Ispettorato del lavoro, tramite sms o email, pena una sanzione compresa tra 400 e 2.400 euro, ma la norma non era valida per i lavori domestici e familiari, le attività non commerciali e gli enti pubblici.

Una crescita esponenziale

Certo è che l’anno scorso circa un milione e mezzo di lavoratori a livello nazionale è stato pagato con i voucher, il cui uso nei primi dieci mesi del 2016 è aumentato del 32 per cento.
Una crescita significativa, anche se minore dell’incremento registrato nel 2015, quando aveva raggiunto il 67 per cento: fino a ottobre 2016 sono stati venduti 121,5 milioni di voucher del valore di dieci euro ognuno, per un totale di 1,2 miliardi di euro. Un "giro d'affari" che, secondo i dati Inps, equivaleva a circa 250 mila lavoratori occupati in maniera continua per tre mesi. Sempre lo scorso anno, il gettito contributivo derivante dai voucher è stato di 350 milioni di euro, mentre le famiglie che li hanno utilizzati sono state circa 60 mila.

In Veneto, seconda regione dopo la Lombardia per utilizzo dei voucher, ne sono stati venduti 15 milioni 434 mila 357, con un aumento del 27,1 per cento (più 3.291.276) rispetto al 2015.
In pochi anni la crescita è stata comunque esponenziale: dal 2013 al 2015, l’aumento è stato del 92 per cento per i  committenti, del 120 per cento per i lavoratori e del 134 per cento per i voucher. Nel 2015 il settore che ha utilizzato maggiormente i voucher è stato quello dei servizi sociali e personali col 9 per cento, seguito dall’alberghiero e ristorazione col 7,7 e dai servizi alle imprese e informatica con il 5,1.

Il decreto legge che ha soppresso “l'istituto del lavoro accessorio”, prevede un regime transitorio per consentire l'utilizzo fino al 31 dicembre 2017 dei buoni per prestazioni di lavoro accessorio già richiesti alla data di entrata in vigore del decreto legge, vale a dire il 17 marzo 2016. Attualmente si stima che ci siano ancora in circolazione voucher per un  valore di 30 milioni di euro.

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