Chiesa e fine vita, nessuna rivoluzione

Gli interventi di papa Francesco fanno sempre notizia, ma talora vengono strumentalizzati. È quanto avvenuto recentemente dopo l’intervento del pontefice sul fine-vita. Le agenzie di stampa e molti quotidiani hanno parlato di apertura della chiesa cattolica a favore dell’eutanasia o comunque di spiragli in tal senso. Mentre da mesi il testo della legislazione sul fine-vita langue al senato, senza troppe speranze di giungere a compimento nel tramonto di una legislatura non memorabile, diversi esponenti politici in pochi minuti sono divenuti esegeti del pensiero bergogliano.

Chiesa e fine vita, nessuna rivoluzione

Gli interventi di papa Francesco fanno sempre notizia, ma talora vengono strumentalizzati.
È quanto avvenuto recentemente dopo l’intervento del pontefice sul fine-vita. Le agenzie di stampa e molti quotidiani hanno parlato di apertura della chiesa cattolica a favore dell’eutanasia o comunque di spiragli in tal senso. Mentre da mesi il testo della legislazione sul fine-vita langue al senato, senza troppe speranze di giungere a compimento nel tramonto di una legislatura non memorabile, diversi esponenti politici in pochi minuti sono divenuti esegeti del pensiero bergogliano.

Questa modalità di sfruttamento delle parole di Francesco fa riflettere.
Nell’epoca della comunicazione urlata anche il papa deve essere etichettato, o meglio strattonato da una parte o dall’altra. Con poche battute si liquida una posizione, si semplifica un ragionamento, si danno giudizi senza appello (e senza verifica). Riascoltando le parole di Bergoglio, emerge invece la complessità e l’altezza del suo messaggio sulle questioni bioetiche, tanto più che in pochi giorni si possono contare ben quattro interventi dedicati al tema bioetico.

Le questioni toccate sono tante e complesse ma alcune linee emergono nitidamente

♦ La tecnologia ha un potere sempre più ampio nella vita dell’uomo, specie quando inizia il cammino terminale verso la morte.
Non possiamo prendere solo i lati della tecnologia che fanno più comodo senza prenderci carico anche delle conseguenze meno positive della stessa tecnica e delle conseguenze non volute che essa genera. 

Bisogna farsi capaci di un supplemento di saggezza per non aumentare la distanza tra ingegno tecnologico e ingegno etico. Così trattamenti futili e inutili vengono ritenuti non opportuni, come già affermato nel Catechismo e nella tradizione del Magistero, favorendo una cultura dell’accompagnamento, rifiutando con forza ogni forma di eutanasia, alleviando il dolore fisico e la sofferenza psicologica/spirituale.

♦ Il supplemento di saggezza richiesto non può che essere una risposta comunitaria e relazionale di prossimità.
Di fronte all’anonimato della tecnologia, la prossimità che si nutre di dialogo tra medici, struttura, operatori, associazioni, famiglia e paziente diviene discernimento e argomentazione complessa circa il percorso da compiere. Tali scelte non sono quindi lasciate al singolo ma devono trovare luoghi, antichi e nuovi, di confronto e dialogo.

♦ Se vanno evitati inutili accanimenti, è altrettanto necessario rendere possibile il giusto accesso alla cure, messo in pericolo dal crescente impianto economicistico dei servizi sanitari.
“La dignità umana è il fondamento della giustizia”: guardando all’inestimabile valore di ogni persona è possibile trovare la forza per superare le disparità e le ingiustizie. Le questioni etiche si legano qui a quelle economiche in maniera profonda.

♦ Infine emerge l’orientamento dei dibattiti pubblici: il tema del fine-vita è decisivo per le società non tanto come rivendicazione di diritti o scontro di ideologie, come troppo spesso avvenuto nel nostro paese tra laici e cattolici, ma come riflessione sul futuro delle nuove generazioni, incrociando così anche le tematiche ecologiche.

La pacatezza che il papa invoca nell’affrontare tali temi è quella necessaria a non semplificare, mantenendo e accettando le visioni del mondo differenti per giungere a soluzioni auspicabili entro un dialogo costruttivo.
Le questioni etiche vivono in un’unità che ormai collega questioni economiche, ecologiche e bioetiche in un’unica immagine dalle diverse sfumature.

Leopoldo Sandonà

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