Anche all'Onu è il tempo delle donne

Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il 31 dicembre concluderà il suo secondo mandato. «Non c'è alternativa alle Nazioni Unite. Nel mondo globalizzato serve un’istituzione che garantisca la governance» spiega il professor Antonio Papisca.

Anche all'Onu è il tempo delle donne

«Abbiamo molte donne eccellenti e importanti ai vertici dei governi nazionali o di altre organizzazioni o anche nella comunità degli affari, della politica, della cultura, di ogni aspetto della nostra vita. Non c'è ragione per cui non possa esserci una donna alla guida delle Nazioni Unite».

Dopo otto uomini alla guida del Palazzo di Vetro, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che il 31 dicembre concluderà il suo secondo mandato come capo dell’organizzazione internazionale, ha dichiarato alla stampa che “è ora” che al vertice dell’Onu salga una donna. E 50 paesi Onu chiedono che il futuro segretario sia una donna.

Per la sua successione in questo momento concorrono undici candidati, sei uomini e cinque donne
La scelta spetta ai 15 membri del Consiglio di sicurezza, che dovranno raccomandare il candidato all'Assemblea generale.
Per consuetudine la scelta del segretario Onu considera una rotazione geografica e stavolta i paesi dell’Est Europa, con otto candidati in corsa, sostengono sia arrivato il loro turno perché sino a oggi non hanno mai espresso il segretario generale.
In questo momento però dalle votazioni risulta in testa l’ex premier portoghese ed Alto commissario per i rifugiati, Antonio Guterres, ma è difficile che possa superare lo sbarramento russo.
Piace molto la bulgara Kristalina Georgieva, 63 anni, che potrebbe mettere tutti d’accordo se la scelta sarà di genere.

Il candidato sarà scelto dai membri del Consiglio di sicurezza e saranno i 193 paesi dell’Onu ad esprimersi sulla loro scelta, ma a contare davvero sono i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza: Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina perché possiedono il diritto di veto.

Un mandato a luci e ombre

Durante il suo mandato, Ban ha attuato numerose riforme riguardo al peacekeeping e alle pratiche di impiego dell’Onu, si è impegnato a fondo sul tema dello sviluppo sostenibile e «Grazie all’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico stiamo affrontando la sfida più grande del nostro tempo», ha dichiarato il segretario uscente.
Molto complicata la situazione attuale in Medio Oriente, che vede l’Onu in difficoltà stretto tra gli interessi di Usa e Russia, con il presidente turco Erdogan a picchiare duro sull'attuale sistema di governance delle Nazioni Unite.

Ma di questo Ban Ki-moon è perfettamente consapevole e rilancia
«Gli stati membri non hanno ancora trovato un accordo sulle modalità di riforma del Consiglio di sicurezza, e questo continua a rappresentare un rischio per la sua efficacia e legittimità».
Non solo. Il segretario in questi giorni sembra togliersi qualche sassolino dalla scarpa: «In troppi paesi i leader stanno riscrivendo le costituzioni, manipolando le elezioni, incarcerando i loro oppositori o utilizzando altre misure disperate per rimanere aggrappati al potere».
Insomma, l’Onu sarà anche messo all’angolo dai veti, ma questo non significa essere ciechi.

«Non c’è alternativa all’Onu».

«Nel mondo globalizzato serve un’istituzione che garantisca la governance e questa va valorizzata. Dobbiamo introdurre forme di democrazia perché oggi l’Onu è prigioniera del verticismo intergovernativo – spiega il professor Antonio Papisca, esperto di Diritti umani e Istituzioni internazionali – Serve un sistema di sicurezza collettivo e quindi avere a disposizione forze di polizia, un elemento previsto dalla Carta, e bisogna creare una seconda assemblea nella forma dell’assemblea parlamentare formata dalle delegazioni dei parlamenti dei paesi membri. Esistono già tante assemblee parlamentari: Nato, Osce, in America latina, perché non anche alle Nazioni Unite? Per questo c’è bisogno di un segretario generale forte, con capacità di comunicare gli obiettivi e di resistere alle pressioni degli stati. Non deve certo attuare una politica di scontro, ma le aspettative sono per qualche persona di qualità».

Comunque il nome del candidato non dovrà essere sgradito a nessuna delle grandi potenze: poi l’assemblea generale si limiterà a convalidare la scelta.

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