Francesco in Colombia per unire un Paese ferito

Il Pontefice visiterà il Paese latinoamericano dal prossimo 6 al 10 settembre. Bergoglio ha detto chiaramente di voler portare un messaggio eminentemente spirituale non politico. 
Il presidente colombiano Juan Manuel Santos, premio Nobel per la pace, ha detto: «Lo accoglieremo a braccia aperte e a cuore aperto, come messaggero di pace e riconciliazione»

Francesco in Colombia per unire un Paese ferito

"Facciamo il primo passo".
È questo l’invito, rivolto a tutti i colombiani, che accompagna l’annuncio ufficiale della visita apostolica che papa Francesco farà in Colombia dal 6 al 10 settembre di quest’anno, toccando le città di Bogotá, Villavicencio, MedellínCartagena.

Una notizia attesa da tempo, più volte ipotizzata e poi smentita, intrecciata al complesso cammino di pace e all’accordo con il gruppo guerrigliero delle Farc, raggiunto alla fine dello scorso anno. Un accordo che solo due mesi prima sembrava essersi infranto sulla bocciatura al referendum confermativo, che aveva polarizzato i colombiani tra pro e contro l’intesa.

In quei giorni lo stesso papa Francesco aveva espresso il desiderio di recarsi in Colombia soltanto quando la strada della pace, dopo 53 anni di guerra civile, fosse stata chiaramente imboccata.
Cosa che, pur con difficoltà, sta avvenendo. Ma per avanzare speditamente serve che tutta la società colombiana si unisca in questo sforzo.

E papa Francesco promette di voler camminare insieme a questo popolo per ottenere pace e riconciliazione.
Portando, però, non un messaggio politico, ma eminentemente spirituale. Lo ha confermato, annunciando il viaggio, a Bogotá, il nunzio apostolico in Colombia, mons. Ettore Balestrero. 
«Il Papa - ha detto il Nunzio - vuole andare incontro ai colombiani, quelli che vivono nelle città e quelli che vivono nelle campagne e hanno una cultura e necessità diverse; viene per i ricchi e per i poveri per i giovani e per gli anziani». 

Il presidente colombiano Juan Manuel Santos, premio Nobel per la pace, ha detto: «Lo accoglieremo a braccia aperte e a cuore aperto, come messaggero di pace e riconciliazione». «È il vicario di Cristo e viene a portare a tutti il messaggio di pace», la pace che porta Gesù Cristo, quella pace «che siamo tutti chiamati a costruire a partire da un cuore aperto al perdono, alla riconciliazione, alla fraternità, alla solidarietà», ha detto il card. Salazar, l’arcivescovo di Bogotá.

In seguito all’annuncio del viaggio papale, mons. Fabio Suescún Mutis, vescovo castrense e responsabile del Comitato preparatorio per la visita del santo padre, ha presentato l’immagine ufficiale del viaggio, nella quale viene rivolto il seguente invito ai colombiani: “Demos el primer paso”.
“Facciamo il primo passo”, per raggiungere la riconciliazione e la pace. In tal modo, ha spiegato il vescovo, i colombiani sono invitati ad essere «missionari de la riconciliazione».

Per mons. Luis Manuel Alí Herrera, vescovo ausiliare di Bogotá questo «è prima di tutto una visita pastorale del papa a tutti i colombiani, non deve tingersi di accenti politici. Il papa porta un messaggio spirituale e di riconciliazione, per unire un Paese ferito nel cuore e polarizzato».

Proprio in virtù di questo atteggiamento, la visita papale rappresenta una grande opportunità per un cammino di pace «per il quale si deve fare molto di più. Certo, c’è stato l’accordo con le Farc. Ma sono ancora in corso le trattative con l’altro gruppo guerrigliero, l’Eln. Le cosiddette bandas criminales (Bacrim) compiono crimini in molte zone del Paese». Conclude il vescovo: «La mancanza di pace si vede anche nella situazione di sconvolgimento etico delle famiglie, nei giovani senza speranza, nella crescente corruzione. È importante portare speranza, tutta la nazione dev’essere coinvolta nella pace».

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Fonte: Sir