Venezuela, voci da un paese allo stremo

Oggi il paese si trova ad affrontare un’inflazione altissima, la più alta del mondo. Questo, unito al crollo del prezzo del petrolio, ha precipitato il Venezuela in una crisi che, oltre che economica, è soprattutto sociale. «C’è una penuria fortissima di cibo e di medicine – prosegue Elisabeth – e in generale mancano i beni di prima necessità. Il governo dell’attuale presidente, Nicolas Maduro, nega categoricamente che il Venezuela sia in ginocchio. L’Organizzazione mondiale della sanità invece ha affermato con decisione che il paese sta vivendo una crisi sanitaria conclamata». L’inflazione e l’impennata dei prezzi hanno reso sempre più difficoltoso, per i venezuelani, mettere letteralmente insieme il pranzo con la cena.

Venezuela, voci da un paese allo stremo

Elisabeth Contreras è originaria di Mérida, una delle principali località delle Ande venezuelane, ma è in Italia da 18 anni. Assieme ad altri compatrioti immigrati mantiene i contatti con il suo paese da Verona. Da un lato, si cerca di tenere informati i parenti rimasti in America Latina di ciò che avviene in Venezuela, dato che gli organi d’informazione sono controllati dal governo; dall’altro lato, l’intento è quello di sensibilizzare l’Italia circa la condizione del popolo venezuelano.

«Il Venezuela era forse il paese più ricco dell’America Latina – dice Elisabeth – e potrebbe esserlo ancora, perché c’è abbondanza di risorse naturali e minerali. In particolare, era il petrolio la nostra principale fonte di guadagno. Ma questo governo ha assunto un controllo indiscriminato su tutti gli ambiti dell’economia e ha distrutto una grossa fetta dell’apparato produttivo espropriando terreni e attività privati».

Oggi il paese si trova ad affrontare un’inflazione altissima, la più alta del mondo. Questo, unito al crollo del prezzo del petrolio, ha precipitato il Venezuela in una crisi che, oltre che economica, è soprattutto sociale.

«C’è una penuria fortissima di cibo e di medicine – prosegue Elisabeth – e in generale mancano i beni di prima necessità. Il governo dell’attuale presidente, Nicolas Maduro, nega categoricamente che il Venezuela sia in ginocchio. L’Organizzazione mondiale della sanità invece ha affermato con decisione che il paese sta vivendo una crisi sanitaria conclamata».

L’inflazione e l’impennata dei prezzi hanno reso sempre più difficoltoso, per i venezuelani, mettere letteralmente insieme il pranzo con la cena. E mentre Maduro parla di complotti fra gli Stati Uniti e i partiti d’opposizione per rovesciare lui e il suo governo, «si formano lunghe file davanti ai supermercati per comprare qualche prodotto alimentare a prezzo calmierato – prosegue Elieser Pastoja, anche lui in Italia da anni, ma proveniente da Caracas – Tuttavia, la maggioranza degli alimenti possono essere acquistati solo a fronte di prezzi molto alti, fuori dalla portata della maggioranza delle persone».

«Per far arrivare le medicine – racconta Elisabeth – dobbiamo nascondere le confezioni nelle valigie. Gli ospedali sono in pessime condizioni. Strumentazioni e strutture sanitarie sono diventate ormai non solo insufficienti, ma anche inadatte per curare la popolazione. Manca qualsiasi tipo di medicina: da quelle per curare il cancro a una normale aspirina. Inutile dire che, fra coloro che ne fanno le spese, ci sono anche molti bambini».

A questo si deve aggiungere la nascita di gruppi di civili che appoggiano il governo e che da quest’ultimo sono stati armati, dando vita a una vera e propria guerra civile. «Di fatto, è il nostro popolo che sta sparando contro il nostro popolo. A scendere per le strade sono soprattutto gli studenti, ragazzi che a volte hanno solo 15 o 17 anni che si difendono con scudi di cartone, mentre questi gruppi armati possono contare su armi da fuoco e bombe lacrimogene! I ragazzi morti sono già più di 70, ma è chiaro che il numero è destinato ad aumentare. L’odio è cresciuto così tanto, che i militari hanno sparato persino a un cane che abbaiava».

Oltre che per la penuria di generi di prima necessità, i venezuelani manifestano per ottenere le elezioni. Ma è proprio questo che Maduro vuole evitare, perché è consapevole che un nuovo scrutinio potrebbe mettere ufficialmente la parola “fine” sul suo governo. La sua tattica pare essere quella del “negare tutto, negare sempre”.

«Il problema più grosso che dobbiamo affrontare – spiega ancora Elisabeth – è che non possiamo contare su cordoni umanitari, perché il governo per primo sostiene che la nazione non sia preda di una crisi. Eppure la mancanza di cibo è altissima e sotto gli occhi di tutti e la situazione sanitaria è davvero molto grave. Noi chiediamo che venga posta attenzione alla questione venezuelana, che si apra un canale umanitario. Chiediamo che sia sempre viva una voce per il Venezuela. Le nostre famiglie sono per strada in questo momento per chiedere libertà e democrazia».

Elisabeth, Elieser e anche molti italiani tornati nel loro paese dopo l’emigrazione in America Latina durante il secolo scorso, lo stanno facendo da qui, ma con uguale forza e passione.

Ilaria Bazeria

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