Il Veneto risparmia sulla salute mentale

L’approvazione delle linee guida degli atti aziendali della riforma del sistema sociosanitario ha sollevato le proteste del mondo che si occupa di salute mentale, che accusa la regione di essere poco attenta a un problema che in Veneto interessa 70 mila persone. Declassate le unità operative complesse e i servizi per i minori.

Il Veneto risparmia sulla salute mentale

«Con l’approvazione delle linee guida degli atti aziendali la riforma del nostro sistema sociosanitario compie un passo importante: a tutti i cittadini del Veneto, in tutte le fasi della loro vita, vengono garantiti servizi e cure territoriali, secondo una organizzazione omogenea rispettosa delle diverse esigenze dei contesti geografici del Veneto».
Parole dell’assessore al sociale della regione Veneto, la cui soddisfazione viene però duramente contestata da gran parte del mondo che si occupa di salute mentale, perché il documento contiene solo pochi e fuggevoli accenni al tema e, indicando la riduzione delle Unità operative complesse di psichiatria, conferma di fatto i previsti tagli ai servizi.

Secondo Lodovico Cappellari, coordinatore di Psi.Ve, la sezione veneta della Società italiana di psichiatria (Sip) che assieme al Collego dei clinici e professori universitari di psichiatria del Veneto si è fatta prima promotrice di un appello con numerose associazioni, il documento regionale non recepisce affatto quanto segnalato da parte di alcune Conferenze dei sindaci, né le indicazioni di modifica alla proposta di testo avanzate dalle associazioni di psichiatri e di familiari, anche in sede di audizioni in commissione: «Avevamo evidenziato, portando a sostegno dati e documenti, come la salute mentale abbia bisogno di ulteriori risorse, economiche e umane, e necessiti di politiche organiche e adeguate. Ci troviamo invece ad assistere a ulteriori tagli», sottolinea Cappellari.

Un problema grave, visto che in Veneto le persone assistite per problemi di salute mentale sono oltre 70 mila: giovani, donne e uomini con disagi diversi, alcuni dei quali gravissimi. Ma nonostante un simile contesto, in Veneto l’investimento destinato alla salute mentale è addirittura inferiore alla media nazionale, con appena il 2,9 per cento delle risorse sanitarie destinate al settore. 

Le Linee guida per i nuovi Atti aziendali hanno anche deciso il declassamento di tutte le Unità operative complesse di neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza in Unità operative semplici, una scelta quindi che tocca anche i servizi per i minori, che in Veneto seguono ben 55 mila ragazzi.
«La decisione di ridimensionare le Unità operative di neuropsichiatria infantile – sostiene Bernardo Dalla Bernardina, già presidente della Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia) – comporterà uno scadimento delle capacità di diagnosi precoce e trattamento dei disturbi neuropsichiatrici e della professionalità sanitaria necessaria in tale ambito. Ne conseguiranno un marcato peggioramento dell'offerta sanitaria, un aumento dei costi per i pazienti costretti a rivolgersi a strutture private o esterne alla regione Veneto. Si tratterebbe inoltre di una scelta in netta controtendenza con le direttive nazionali e le scelte sanitarie delle regioni più avanzate in tale ambito».

In chiaroscuro la posizione dell'opposizione in consiglio regionale.
«Abbiamo scongiurato che ci siano distretti di serie A e di serie B – hanno spiegato i consiglieri del Partito democratico –l’integrazione sociosanitaria non verrà smantellata. Ci siamo astenuti perché sono state recepite le nostre proposte di "distretto forte" e la maggioranza ha accolto le indicazioni di garantire in ognuna delle ex Ulss i servizi fondamentali per le persone e le famiglie. Con la nostra proposta emendativa abbiamo garantito l’integrazione sociosanitaria necessaria per fornire i servizi a tutti i cittadini veneti in modo omogeneo. Inoltre i risparmi ottenuti con questa razionalizzazione verranno riversati nell’assunzione del personale necessario a garantire piena attività ai servizi del territorio».

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