Vaccini: il decreto è in vigore, ma il Veneto fa ricorso

Vaccini sì, vaccini no. Una polemica che negli ultimi mesi ha acceso i toni e che ha portato al decreto legge che rende 12 vaccini obbligatori per poter frequentare nidi, materne e scuola dell’obbligo. L’obiettivo del provvedimento è di raggiungere e mantenere la soglia di copertura vaccinale del 95 per cento, come raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità, per le malattie a rischio epidemico. Il Veneto però ricorre alla Corte costituzionale: non c'è stata l'intesa preventiva con le regioni e mancano i fondi.

Vaccini: il decreto è in vigore, ma il Veneto fa ricorso

Alle vaccinazioni già obbligatorie anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica e anti-epatite B, si aggiungono dunque anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-meningococcica B, anti-meningococcica C, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella, tutte comunque già fortemente raccomandate.

Niente iscrizione a scuola senza vaccini

Oltre al numero, la novità è che le 12 vaccinazioni obbligatorie saranno un requisito per l’ammissione ai nidi e alle scuole dell’infanzia, incluse quelle private non paritarie, dei bambini da 0 a 6 anni.
Per i bambini non sottoposti alle vaccinazioni come previsto dal calendario ottimale (che scatta al 61° giorno di vita) c'è un piano di recupero personalizzato che, secondo la circolare che dettaglia il decreto, sarà a cura delle Asl competenti.

Dovranno rispondere all’obbligo anche i minori fino a 16 anni di età, compresi i minori stranieri non accompagnati che si trovano in Italia.
Per chi non è stato sottoposto alle vaccinazioni secondo calendario, partono vari step che vanno da una comunicazione alla famiglia all'eventuale sanzione da 500 a 7.500 euro, fino alla segnalazione al Tribunale per i minorenni.

Per l’anno scolastico 2017/18 la documentazione dovrà essere presentata entro il prossimo 10 settembre, ma è possibile produrre una semplice autocertificazione e avere tempo fino al 10 marzo 2018 per presentare copia del libretto vaccinale, mentre per gli anni successivi la documentazione dovrà essere presentata entro il 10 luglio.
I dirigenti scolastici dovranno poi comunicano all’Asl competente, entro il 31 ottobre di ogni anno, le classi nelle quali sono presenti più di due alunni non vaccinati. I bambini che non possono essere vaccinati per motivi di salute saranno inseriti in classi dove tutti gli altri alunni siano immunizzati.

Dal 14 giugno il ministero della salute ha attivato il numero telefonico 1500 per ottenere tutte le informazioni necessarie sulle novità introdotte con il decreto vaccini.

Chiamandolo, sarà possibile parlare con medici esperti in grado di rispondere alle domande e sciogliere dubbi.
Il numero è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 16.
Inoltre, grazie a un accordo tra il ministero della salute e quello dell'istruzione, per il prossimo anno scolastico sono previste iniziative di formazione del personale docente ed educativo, ma anche di educazione degli studenti sui temi della prevenzione sanitaria e in particolare delle vaccinazioni, anche con il coinvolgimento delle associazioni dei genitori.

Tutte le vaccinazioni obbligatorie sono gratuite e il governo ha previsto un finanziamento pari a 100 milioni di euro per l’anno 2017, a 127 milioni di euro per l’anno 2018 e a 186 milioni di euro a decorrere dall’anno 2019, per il concorso al rimborso alle regioni per l’acquisto dei vaccini ricompresi nel nuovo piano nazionale vaccini.

Le critiche del Veneto: ricorso alla Consulta

Proprio la copertura dei costi è stato uno degli elementi che ha spinto la regione Veneto a ricorrere alla corte costituzionale, denunciando la mancata intesa preventiva con le regioni.
Ma le critiche di Zaia e della sua giunta toccano anche la modalità scelta: «Non siamo contro i vaccini, né intendiamo metterne in discussione la validità scientifica – ha premesso il presidente – ma siamo contrari alle modalità coercitive che inquietano i genitori, specie a fronte di un programma così concentrato, e finiranno per favorire l’abbandono della scelta vaccinale. Mi auguro che il parlamento, in sede di conversione del decreto legge, abbia a modificarlo. In caso contrario, la regione Veneto impugnerà anche la legge».

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