A convegno su don Milani, maestro per gli educatori di oggi

Sabato 11 novembre, all'Mpx la mattina per la sessione plenaria e all'istituto Barbarigo per i laboratori pratici, si svolge la giornata di studi sul priore di Barbiana promossa da fondazione Bortignon, ufficio diocesano di pastorale per la scuola e l'educazione e Movimento studenti di Azione cattolica.

A convegno su don Milani, maestro per gli educatori di oggi

Padre Ernesto Balducci, uno degli intellettuali cattolici di maggiore rilievo nel periodo intorno al concilio Vaticano II, sosteneva: «Don Milani non è un modello, ma un messaggio». E per Pierpaolo Triani, docente di didattica generale all'università Cattolica del Sacro cuore a Milano, replicare le pratiche nel rigore della creatività del priore di Barbiana oggi sarebbe oltremodo complesso.

«Però possiamo partire dal suo pensiero, dallo sguardo disincantato che aveva sui ragazzi, sugli insegnanti. Per lui la scuola era un dispositivo formidabile per diventare cittadini secondo un unico criterio: quello dell'eguaglianza. Percepiva i ragazzi come portatori di risorse e non solo bisognosi di qualcosa: dobbiamo riappropriarci di quest'immagine strettamente vocazionale per coltivare abitudini, predisposizioni negli insegnanti».

Su questi contenuti anche Triani interviene al convegno di sabato 11 novembre "Edu(I)care. Don Milani maestro per gli educatori di oggi" promosso dalla fondazione per l'educazione e la scuola Girolamo Bortignon, l'ufficio diocesano di pastorale per l'educazione e la scuola e il Movimento studenti di Azione cattolica.

«Faticano a immaginarsi nel mondo del lavoro, però hanno una certezza: vogliono arrivare all'esame di maturità da "menti pensanti". È il loro modo per avvicinarsi a quei cittadini e cittadine sovrani che don Milani cercava di formare con i suoi insegnamenti». Il riferimento di Andrea Schiavon, giornalista di Tuttosport e autore di Don Milani. Parole per timidi e disobbedienti, anche lui tra i relatori della giornata di studi della fondazione Bortignon, è ai ragazzi dei quattro istituti superiori (due padovani e due campani) che ha incontrato durante i laboratori tra i banchi per comprendere se Lettera a una professoressa oggi abbia, per le nuove generazioni, la medesima forza semantica e valoriale a distanza di cinquant'anni dalla sua prima pubblicazione.

Dalla scuola e dai ragazzi, mettendoli al centro sotto la luce del pensiero di don Lorenzo, parte la giornata di studi che si apre all'Mpx alle 9 con i saluti istituzionali seguiti dalla performance teatrale Don Lorenzo Milani tra noi realizzata da un gruppo di realtà artistiche, solastiche e non profit padovane.

Seguono gli interventi di Andrea Schiavon, Pierpaolo Triani e Anna Carfora della Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale, che ha curato la pubblicazione dell'opera omnia del prete fiorentino. Nel pomeriggio all'istituto Barbarigo, gli oltre trecento partecipanti avranno la possibilità di impegnarsi in uno dei diciassette laboratori tematici che spaziano dal vangelo presentato ai bambini all'informazione online (Cosa penserebbe ne don Milani?), dalla politica all'arte, per ottenere degli strumenti pratici da riproporre anche in classe.

Dalla sua stessa nervatura ci si rende conto come l'appuntamento dell'11 novembre abbia ben poco a vedere con un convegno celebrativo su don Milani: «Abbiamo scelto di partire dalle sue intuizioni – commenta Barbara Pastò, presidente del comitato scientifico della fondazione Bortignon – per ragionare insieme all'interno del nostro contesto su cosa il priore di Barbiana oggi possa ancora insegnare. Abbiamo, dunque, volutamente utilizzato linguaggi diversi, dal teatro alla scrittura giornalistica, dalla didattica alle esperienze laboratoriali, per offrire a educatori e insegnanti delle buone pratiche da replicare nella propria quotidianità professionale e di servizio».

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