Scuola, la riforma parte da noi

È proprio vero che il primo giorno non si scorda mai, soprattutto il primo da insegnante, quando le parti s’invertono anche se permangono le stesse paure e le stesse speranze. Anche il primo giorno di scuola 2014-15 sarà ricco di desideri, di sogni, di speranze, come pure (è inevitabile...) di preoccupazioni e di qualche ansia: metafora della vita. È la vita, perché la scuola fa parte della nostra vita.

Scuola, la riforma parte da noi

Ritorno con la memoria ai miei primi giorni di scuola e provo a ricordare i sentimenti e le emozioni provati, i volti dei miei compagni e dei miei insegnanti, il sorriso accogliente dei bidelli, felici di vedere di nuovo riempirsi i corridoi rimasti silenti per gli interminabili mesi estivi. Ogni anno le stesse scene, le medesime espressioni di saluto, le tante strette di mano, gli abbracci, i colori, gli odori.
È proprio vero che il primo giorno non si scorda mai, soprattutto il primo da insegnante, quando le parti s’invertono anche se permangono le stesse paure e le stesse speranze. Anche il primo giorno di scuola 2014-15 sarà ricco di desideri, di sogni, di speranze, come pure (è inevitabile...) di preoccupazioni e di qualche ansia: metafora della vita. È la vita, perché la scuola fa parte della nostra vita.

Benvenuta riforma, se davvero partecipata
I giornali ci dicono che sarà pieno di novità, mentre descrivono la neonata proposta di riforma della scuola e raccolgono le impressioni di coloro che della scuola sono, o meglio, dovrebbero essere, i veri protagonisti: gli studenti, gli insegnanti e le famiglie. Viene voglia di leggere quel malloppo di 136 pagine accattivanti per titolo e per veste grafica, nutrendo la speranza che si tratti davvero della prima tappa di un cammino partecipato di riforma e non sia invece l’ennesimo tentativo di rianimare, con qualche correttivo di stipendio o di materia, un ambito oggetto di continui maquillage ma, sostanzialmente, trattato come il fanalino di coda, insieme alla cultura tutta, delle preoccupazioni del governo di turno.

Don Milani, un educatore da comprendere a fondo
Nel testo della riforma è citato più volte don Lorenzo Milani, l’educatore “alternativo” che, senza risorse e in un tugurio disperso sulle colline toscane, ha non solo riformato, ma rivoluzionato il modo di fare scuola. Per recuperare lo spirito del priore di Barbiana però, non basta citare qualche frase a effetto, a Barbiana bisogna andarci e rimanerci almeno qualche giorno: forse allora ci si accorgerebbe che la leva della rivoluzione copernicana della scuola, come di ogni altro ambito della vita, sta nella passione che uno coltiva nel cuore. Passione, attenzione all’altro e responsabilità: i tre elementi di cui don Milani aveva riempito quel “I care”, oggi troppo spesso abusato e strumentalizzato. Ciò potrebbe portare a recuperare alcuni aspetti rimasti latenti nel documento governativo, come il tema della parità, ancora incompiuta a 14 anni dalla legge che ha definito il sistema pubblico integrato di istruzione.

La nota dei vescovi, uno stimolo per le nostre comunità
La comunità cristiana inizia l’anno scolastico arricchita dalla nota dei vescovi italiani che hanno richiamato l’attenzione alla scuola tutta e all’imprescindibile ed entusiasmante compito di educare per perseguire il bene comune nella società. Poche pagine, dense di una sapienza educativa che trae ispirazione dal Maestro Gesù e che, con coraggio, guarda all’oggi e ne considera problematiche e opportunità in chiave di speranza. Nella nostra diocesi, l’anno scolastico si apre anche con una riorganizzazione dell’ufficio diocesano per la pastorale della scuola, espressione della sollecitudine del nostro vescovo e di tutta la chiesa locale verso il mondo dell’educare, avvertito come punto focale per la vita delle nostre comunità, nel rinnovamento dell’iniziazione cristiana.

La vera riforma? Deve partire da noi
Tutto ciò però resterà infruttuoso se rinunceremo a essere attori nell’apprendere, nel formarci, nel trasmettere sapere ma soprattutto sapienza, recuperando il gusto della vita e della parte di essa, alquanto lunga, che trascorriamo a scuola. La vera riforma deve partire da noi, desiderosi di scoprire e testimoniare, come ricordato da papa Francesco nella grande festa della scuola celebrata in piazza San Pietro lo scorso 10 maggio, il buono, il bello e il vero che sostanzia l’esperienza umana e ci apre a un futuro promettente. Il papa, sempre in quell’occasione, ha espresso tante ragioni per cui egli ama la scuola. La prima che cita è la sua maestra a cui è rimasto legato fino al momento della morte, avvenuta all’età di 98 anni.

L’augurio che rivolgo a noi insegnanti è che sappiamo essere persone capaci di affascinare alla ricerca della Verità, sostenendo e accompagnando i nostri alunni non solo sui sentieri del sapere, ma prima e soprattutto in quelli della vita.
Si riparte: buon viaggio!

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