L'Italia sempre più povera

Tra i dati che spiccano nel rapporto sul 2016 c’è un evidente peggioramento nelle regioni centrali, in cui aumentano sia le famiglie povere (da 4,2% a 5,9%) sia gli individui (da 5,6% a 7,3%). A determinarlo in prevalenza è il balzo della povertà assoluta (da 3,3% a 6,4%) nei comuni con meno di 50mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane.

Istat, quasi 5 milioni di persone vivono in povertà assoluta in Italia

L’Istat ha diffuso i dati sulla povertà in Italia nel 2016 e rileva una “sostanziale stabilità” rispetto all’anno precedente.

Non è una buona notizia, perché vuol dire che i livelli raggiunti negli anni più neri della crisi – nel 2007 i poveri erano poco più di un terzo degli attuali – non sono stati intaccati, anzi. Se infatti è statisticamente ragionevole parlare di stabilità in presenza di variazioni minime, è pur vero che i dati registrano un aggravamento del fenomeno.

Vediamo i numeri nel dettaglio, cominciando dalla “povertà assoluta”, cioè la mancanza di beni e servizi essenziali per una vita minimamente accettabile in un certo contesto sociale.

Per il 2016 l’Istat stima che questa condizione coinvolga 1 milione 619 mila famiglie (il 6,3%), per un totale di 4 milioni e 742 mila individui (il 7,9% della popolazione totale).
Il numero delle famiglie torna ai livelli del 2013 (quando erano 1 milione 615mila), ma il numero delle persone tocca il valore più alto dal 2005 e questo perché – osserva l’Istituto nazionale di statistica – “la povertà assoluta è andata via via ampliandosi tra le famiglie con quattro componenti e oltre e tra quelle con almeno un figlio minore”.

Una sottolineatura molto significativa. E molto significativo è anche l’aumento dell’intensità della povertà – l’indicatore che rappresenta quanto la spesa delle famiglie sia al di sotto della soglia di povertà – che passa da 18,7% a 20,7%. I poveri, insomma, sono ancora più poveri.

Tra i dati che spiccano nel rapporto sul 2016 c’è un evidente peggioramento nelle regioni centrali, in cui aumentano sia le famiglie povere (da 4,2% a 5,9%) sia gli individui (da 5,6% a 7,3%). A determinarlo in prevalenza è il balzo della povertà assoluta (da 3,3% a 6,4%) nei comuni con meno di 50 mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane.
In linea con quanto accade dal 2012 è invece l’andamento inversamente proporzionale della povertà assoluta in relazione all’età: il valore minimo riguarda le famiglie in cui la persona di riferimento ha più di 64 anni (3,9%), quello massimo i nuclei in cui la persona di riferimento è sotto i 35 anni (10,4%).

Minori e giovani sono i più colpiti
Basti pensare che nel 2005, anno di inizio della serie storica, l'incidenza della povertà assoluta tra i minori era al 3,9%, mentre per quanto riguarda i giovani, il valore è più che triplicato rispetto al 2005 (10% contro 3,1%).
L'incidenza della povertà assoluta cresce nel tempo anche fra gli adulti tra i 35 e i 64 anni (da 2,7% del 2005 a 7,3%) mentre è in diminuzione tra gli anziani (4,5% nel 2005). In generale sono le famiglie con tre o più figli minori a registrare l’incremento più rilevante: l’incidenza della povertà assoluta è passata dal 18,3% del 2015 al 26,8% del 2016.

Anche per la povertà relativa le dinamiche stimate dall’Istat sono analoghe.
La soglia di povertà relativa, è utile ricordarlo, per una famiglia di due persone è pari alla spesa media mensile di un solo individuo (negli altri casi si applicano vari coefficienti).
Nel 2016 le famiglie in questa condizione risultano 2 milioni 734 mila pari al 10,6% del totale (erano il 10,4% nell’anno precedente), corrispondenti a 8 milioni 465 mila individui, cioè il 14% della popolazione (13,7 nel 2015). La povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con quattro componenti (17,1%) e schizza dal 30,9% tra i nuclei con cinque componenti o più; coinvolge soprattutto famiglie giovani, in cui la persona di riferimento ha meno di 35 anni (14,6%), e diminuisce in quelle in cui tale persona ha più di 64 anni (7,9%).

 Le reazioni

“Siamo ancora in mezzo al guado e farne le spese sono soprattutto famiglie numerose e minori”, osserva in una nota l’Alleanza contro la povertà, che pure sottolinea con favore “la recente approvazione del decreto attuativo della legge delega di contrasto alla povertà”, giudicandolo “il primo atto concreto nella costruzione di una strategia nazionale”.
Per l’Alleanza – un cartello di 35 organizzazioni rappresentative della società civile – è necessario che nella prossima legge di bilancio venga introdotto un piano pluriennale che permetta di andare verso l’universalità dell’intervento attraverso il reddito d’inclusione sociale, attualmente limitato ad alcune fasce. “Tutti coloro che si trovano in povertà assoluta – sostiene l’Alleanza – devono trovare risposte adeguate”, ovvero “un contributo economico sufficiente a raggiungere uno standard di vita dignitoso e servizi di welfare locale capaci di offrire la concreta possibilità di modificare il proprio percorso di vita”.

Anche il Forum della associazioni familiari chiede alla politica “scelte coraggiose” verso “una fiscalità che tenga conto dei componenti familiari” e che non si perda l’occasione della prossima legge di bilancio. “Trasformiamo i propositi in concretezza”, afferma il presidente Gigi De Palo, perché in un Paese con la nostra situazione demografica “si dovrebbero incentivare le nascite, non mettere le famiglie nella condizione di impoverirsi per la nascita di un figlio”.

Per Marco Lucchini, segretario generale Fondazione Banco alimentare onlus, “il contributo di Banco alimentare con oltre 80 mila tonnellate di cibo distribuite e il lavoro giornaliero delle 8 mila strutture caritative con noi convenzionate è riuscito ad arginare la crescita del fenomeno, ma solo una collaborazione concreta e politiche di contrasto forti, sociali e del lavoro, in un’alleanza fattiva tra attori pubblici e privati, potrà far diminuire il numero di indigenti permettendo a queste persone di avere una speranza per ricominciare”.

Il governo

I dati Istat sulla povertà dimostrano che c'è una "situazione stabile che conferma l'assoluta necessità di procedere con gli strumenti messi in campo".
Questo il commento del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che a margine di un convegno sul sistema duale osserva: "Siamo partiti a settembre con il sistema dell'inclusione attiva quindi è chiaro che non possiamo avere effetti sull'anno passato. Quest'anno avremo un significativo innalzamento del numero di famiglie raggiunte dal Sia: avendo migliorato le soglie di accesso, da 100 mila nuclei familiari arriveremo rapidamente a 200 mila famiglie raggiunte. Poi verso fine anno ci sarà il passaggio al reddito d'inclusione: siamo convinti di fare il passaggio importante nella direzione che viene segnalata dai dati, in particolare riguardo le famiglie con minori. Si conferma che la previsione fatta sulla priorità è corretta, tant'è che l'intervento sarà prioritariamente destinato a queste famiglie".

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Fonte: Sir

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