#nataledifrontiera per gli anziani. Insieme si vince la solitudine

Il Natale è la festa dell'intimità e degli affetti, ma è anche un periodo carico di ricordi, fa affiorare la nostalgia del passato, di un tempo in cui c'era più semplicità, si giocava a tombola, si pregava insieme, ci si accontentava del poco che c'era. Il Natale è anche vita nuova: sono queste le riflessioni fatte da tre persone fra gli 85 e i 91 anni che quest'anno trascorreranno la festa della nascita di Gesù in casa di risposo.

#nataledifrontiera per gli anziani. Insieme si vince la solitudine

«Carissimi tutti, anche quest'anno salutiamo il Santo Natale simbolo di pace e amore in tutte le famiglie del mondo, ma particolarmente per tutti gli anziani. Ringraziamo Dio di sentire e viverlo ancora».

Scrive così Giovanna Trovatello, una distinta signora di 89 anni, nonna e bisnonna che nella vita ha vissuto in diverse città italiane per seguire il marito che lavorava in banca. Lo scrive in una lettera indirizzata agli ospiti, ma anche agli operatori, infermieri, medici ed educatori dell'istituto AltaVita di piazzale Mazzini a Padova, dove, da due anni si è trasferita. E dove, per il terzo anno consecutivo trascorrerà le feste di Natale, insieme anche a Maria Moretti che il 31 dicembre spegnerà ben 91 candeline e Silvana Dal Santo, classe 1933.

L'Ira di Padova (Istituzioni riunite di assistenza), oggi diventato Altavita, ospita 480 persone e, come dice Sandra Nicoletto, il direttore generale, è una grande casa, una grande famiglia nella quale si creano nuove relazioni non solo fra chi ci vive, ma anche fra familiari degli ospiti con altri anziani e fra ospiti e personale, naturalmente.

Ma cosa significa per queste persone “fare Natale” con la famiglia della casa di risposo?

«Qui non c'è solitudine – racconta Giovanna – anzi, se si vuole un po' di tranquillità bisogna cercarla. Ma bisogna anche imparare a convivere con gli altri. Io sono qui per mia scelta, ma sono convinta che per un figlio non sia così semplice accompagnare un genitore in una struttura di accoglienza. Il Natale qui si fa carico di ricordi: affiora la nostalgia del passato, penso alla vita trascorsa con mio marito. Nella mia famiglia eravamo in sei fratelli: usavamo mandarini e arance per decorare l'albero, mamma faceva la novena, Gesù bambino arrivava nel presepe la notte di Natale, lo metteva mio fratello più piccolo. Un tempo c'era più semplicità, si giocava a tombola, si pregava insieme, ci si accontentava del poco che avevamo. Ho vissuto la guerra e ho vissuto la fame. Ma ritrovare quell'atmosfera ora è difficile perché i tempi sono cambiati».

Maria Moretti ha fatto la maestra delle elementari per tutta una vita, girando per tante scuole, arrivando perfino a 1500 metri di altitudine, a Livinallongo del Col di Lana. Si è dedicata ai suoi alunni e alla famiglia e poi al volontariato, entrando a far parte della Legio Mariae, un'organizzazione cattolica con cui aiutava le famiglie, gli emarginati, i deboli. Non si è sposata, non ha avuto figli e ha sempre avuto una predisposizione per l'altro che manifesta anche qui in casa di risposo:

«Questo è il mio primo Natale qui – dice – ho vissuto sempre in famiglia, prima con la mamma, poi con mia sorella più piccola, che ha 72 anni. Sono malconcia: ho due protesi, un ginocchio malandato, ci vedo poco. Non potevo stare da sola, ma mi sentivo di peso da mia sorella e ho deciso di trasferirmi qui. Il Natale è la festa delle famiglie e io spero di viverlo insieme agli altri ospiti, di unirmi a loro, altrimenti sarebbe solo solitudine. E quando si è anziani ci sono tanti vuoti, affiora la nostalgia, ci sono tanti ricordi che rivivono. Per questo bisogna stare insieme agli altri, fare famiglia».

Per Silvana Dal Santo invece è il secondo Natale all'Ira, nella vita ha fatto l'assistente sociale con l'Onarmo, l'Opera nazionale assistenza religiosa e morale agli operai. Ma ha vissuto anche il mondo del volontariato, con la mamma che faceva parte dell'associazione San Vincenzo e poi da ragazza: «Ringrazio Dio di aver trovato un posto che mi ha accolto – afferma – e che quindi mi ha permesso di non stare sola. Per me il Natale è la nascita di Gesù ed è una vita nuova, così come quando sono stata battezzata e mi è stata data una nuova vita. E qui ritrovo Gesù, è una religione vivente. Qui si può socializzare, ma ho imparato – da chiacchierona – a tenere anche la bocca chiusa!».

Come si manifesta la nascita di Gesù? Quale valore viene dato al Natale vissuto in una famiglia allargata?

«Gesù rinasce tutti gli anni – afferma Maria con discrezione – e questa verità dovrebbe portare molta allegria, gioia nei cuori e negli occhi, ma mette anche tristezza perché ti induce a pensare al passato. Il Natale è la festa degli affetti e dell'intimità e per me, che ho vissuto buona parte della mia vita con la famiglia, la tristezza è proprio nel ripensare al passato. La libertà che avevamo a casa qui non c'è, le giornate sono molto organizzate. Ma anche qui abbiamo trovato affetto, intimità, abbiamo trovato umanità e relazioni nuove».

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