Brutta Italia in Twitter: misogina e razzista. Picchia pure sui disabili

Don Luca Pandolfi, docente di antropologia culturale e sociologia alla Pontificia università Urbaniana (dove studiano in maggioranza studenti stranieri): «Più che far emergere qualcosa che non si sapeva, accende la luce su qualcosa che molti di noi purtroppo sanno e vivono nella loro esperienza quotidiana, ma che si cerca un po' di negare».

Brutta Italia in Twitter: misogina e razzista. Picchia pure sui disabili

Il lato oscuro e becero dell’Italia, quello dei razzismi, dei pregiudizi e delle volgarità, emerge anche attraverso i tweet. E forma una mappa geografica con risultati a volte scontati, in altri casi sorprendenti.

Su 1 milione e 800mila tweet analizzati da un monitoraggio di otto mesi di Vox, l’osservatorio italiano sui diritti, insieme all’Università di Bari, risulta un’Italia soprattutto misogina: 1 milione e 102mila tweet contenevano termini volgari e offese contro le donne, in primis in Lombardia, Friuli, Campania, Sud dell’Abruzzo e Nord della Puglia. Lombardia, Friuli e Basilicata sono le regioni che hanno lanciato tweet più razzisti; Lazio e Abruzzo si sono concentrate sull’antisemitismo, mentre tutta Italia prende di mira la disabilità con picchi in Lombardia, Campania, Abruzzo e Puglia.

La ricerca, secondo don Luca Pandolfi, docente di antropologia culturale e sociologia alla Pontificia università Urbaniana (dove studiano in maggioranza studenti stranieri), «più che far emergere qualcosa che non si sapeva, accende la luce su qualcosa che molti di noi purtroppo sanno e vivono nella loro esperienza quotidiana, ma che si cerca un po’ di negare».
Twitter svela ciò che gli italiani non vogliono far vedere?
«Il tweet è una comunicazione molto privata, istintiva e breve. Secondo me fa emergere la classica doppia morale all’italiana, che distingue tra pubblico e privato: formalmente l’italiano non è razzista ma nei suoi tweet esprime la sua rabbia. Siamo tutti brava gente, ma anche un po’ razzisti. Siamo tutti a favore dei bambini disabili, a patto che non siano in classe con mio figlio perché altrimenti non si può fare la gita. L’Italia dei tweet è politically correct con le donne in pubblico ma in privato è machista e arrogante”. 

Colpisce il primato della Lombardia… 
“La mappa è interessante perché non coincide con le zone rurali più isolate ma con le Regioni a maggior presenza di centri urbani, industrie e terzo settore. Conferma alcune idee già note: dove è presente una maggiore propaganda politica leghista o di estrema destra, alla lunga viene prodotta una cultura massmediale o di social network con contenuti razzisti o discriminatori che identificano alcuni nemici nei soggetti deboli: migranti, disabili, poveri, rom, gay”. 

Però ci sono anche delle sorprese: regioni come Puglia, Basilicata, Abruzzo…
“La mappa geografica potrebbe identificare un fenomeno di sfogo: situazioni dove il lavoro o la socialità urbana è particolarmente faticosa. Di solito - secondo gli studi sociologici - in presenza di uno stress o di un disagio economico urbano e lavorativo si cerca il capro espiatorio, cavalcando messaggi che circolano a livello nazionale: trovare nell’islamico il nemico del momento, nell’immigrato colui che toglie il lavoro, nel rom il soggetto principale della delinquenza. Non potendo sfogare il disagio contro i potenti di turno - che anzi vengono visti come coloro che potrebbero trovare una soluzione -, si cerca di attribuirne la causa al soggetto debole. È un classico”.

Il dato più eclatante è però l’emergere di una Italia misogina…
“La donna, nella cultura occidentale contemporanea, non è più un soggetto debole. Però subisce lo stesso fenomeno di superiorità e di arroganza che mira ad aumentare l’autostima di chi lo produce. Questa eclatante presenza di termini volgari e offensivi nei confronti delle donne sta a indicare una lotta ancora presente in Italia tra un mondo maschile, disorientato e fragile, e un mondo femminile che cerca di trovare un posto che ancora non le viene dato. Le donne vengono pagate meno, sono minoritarie nei posti di potere. In Italia si tende a nascondere questa fragilità con un machismo maggiore, un altro modo per dire che un maschio arrogante vuole esprimere la sua superiorità sulla donna attraverso la violenza”.

Da Nord a Sud poi si prendono ancora di mira i disabili… Perché?
“Qui si possono intravedere due fenomeni: da una parte il solito malessere generale che se la prende con i più deboli. In una Italia che sta male la persona ignorante, incattivita, che ha assorbito una serie di porcherie a livello massmediatico spara sui più deboli; l’altro è che in un mondo in cui devi essere ricco, giovane e splendente, la diversità e la disabilità diventano un problema su cui sfogarsi”.

Gli studenti stranieri si sentono oggetto di discriminazioni?
“Da un lato, per sentirsi integrati in una realtà, dicono che si trovano bene, che l’italiano non è razzista. Tutti però, in seconda battuta, raccontano poi storie di marginalità, discriminazione, che fanno emergere un velato razzismo di fondo che poggia su una diffusa ignoranza sul mondo, sulle culture. Una Italia piena di stereotipi e di ignoranza becera, prima ancora che un razzismo ideologico”. 

Come arginare questi fenomeni?
“Purtroppo non abbiamo armi di risposta di massa, solo una lenta azione culturale e sociale fatta di gesti, parole e azioni con tutti gli strumenti a disposizione delle reti umane (famiglia, comunità, associazioni), socio-culturali e massmediali, per raccontare ai bambini e ai ragazzi cose diverse. Pur sapendo che a volte questi atteggiamenti sono minoritari, anche perché chi ha interesse a usare questi stereotipi è molto forte”.

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Fonte: Sir