Corruzione, il virus ormai ha attecchito nel profondo

Un milione e 900 mila lavoratori che hanno verificato scambi di favori o denaro quanto meno inopportuni. Quasi 12 milioni che conoscono personalmente qualche “raccomandato”. E il 7,9 per cento delle famiglie è stato coinvolto direttamente in eventi corruttivi. Il recente report pubblicato dall’Istat restituisce l’immagine di un’Italia tutt’altro che vaccinata da Tangentopoli e, soprattutto, “geograficamente” perfino sorprendente nell’illegalità, sempre più evidente anche a Nordest.

Corruzione, il virus ormai ha attecchito nel profondo

Un milione e 900 mila lavoratori che hanno verificato scambi di favori o denaro quanto meno inopportuni.
Quasi 12 milioni che conoscono personalmente qualche “raccomandato”. E il 7,9 per cento delle famiglie è stato coinvolto direttamente in eventi corruttivi come richieste di soldi, regali o altro in cambio di servizi o agevolazioni.
È la stima del recente report pubblicato dall’Istat, che per la prima volta ha analizzato la sicurezza dei cittadini in relazione ai fenomeni di corruzione.

Il campione di 43 mila persone – fra i 18 e gli 80 anni – restituisce l’immagine di un’Italia tutt’altro che vaccinata da Tangentopoli e, soprattutto, “geograficamente” perfino sorprendente nell’illegalità.
«La situazione sul territorio appare notevolmente diversificata. L’indicatore complessivo di corruzione stimato varia tra il 17,9 per cento del Lazio e il 2 per cento della provincia autonoma di Trento. Valori particolarmente elevati presentano anche l’Abruzzo e la Puglia, rispettivamente 11,5 per cento e 11 per cento, la Basilicata e il Molise, mentre all’opposto si collocano alcune regioni del nord come la provincia autonoma di Bolzano, il Piemonte e la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia e le Marche», sintetizza l’Istat.

Uffici, fabbriche, cantieri e altri luoghi di lavoro sono al centro di traffici illeciti anche a Nordest.

Subito dopo il Lazio (7,9 per cento) spicca infatti proprio il Veneto (7,2 per cento): “bustarelle” e/o favoritismi riguardano in particolare l’intermediazione finanziaria, ma anche la sanità e i servizi sociali o l’edilizia. Per di più nel 55 per cento dei casi chi ha assistito a comportamenti corruttivi non ha preso iniziative. E appena l’11,8 per cento ha segnalato a un superiore, mentre solo l’1,9 per cento si è rivolto al responsabile anti-corruzione che la legge 190 da cinque anni prevede all’interno della pubblica amministrazione.

Non va meglio sul fronte della tradizionale raccomandazione, che sia per un posto di lavoro (21,5 per cento), una licenza, un permesso o una concessione (7,5 per cento), benefici assistenziali (6,8 per cento) e addirittura nelle cause giudiziarie (1,9 per cento).
«Questo malcostume appare più diffuso nelle regioni del Centro Italia e a Nordest. In particolare in Emilia, Lazio, Umbria e Veneto e nei comuni dell’area metropolitana» sottolinea il rapporto Istat.

Dunque, lo “scambio fuorilegge” sembra essersi radicato perfino come comportamento sociale.
Nelle famiglie che lo hanno ammesso nella ricerca dell’Istat, l’85,2 per cento fa combaciare il pagamento con l’obiettivo desiderato: «La contropartita più frequente nella dinamica corruttiva è il denaro (60,3 per cento), seguono il commercio di favori, nomine, trattamenti privilegiati (16,1 per cento), i regali (9,2 per cento) e, in misura minore altri favori (7,6 per cento) o una prestazione sessuale (4,6 per cento)».

Fra numeri e tabelle, balza agli occhi anche un altro aspetto sintomatico:

«Tra i casi non formalmente classificabili come corruzione si stima che al 9,7 per cento delle famiglie (più di 2 milioni e 100 mila) sia stato chiesto di effettuare una visita a pagamento nello studio privato del medico prima di accedere al servizio pubblico per essere curati». E in dettaglio nel report dell’Istat si aggiunge che «il 2,7 per cento delle famiglie che hanno fatto domanda di benefici assistenziali (contributi, sussidi, alloggi sociali o popolari, pensioni di invalidità o altri benefici) si stima abbia ricevuto una richiesta di denaro o scambi di favori».

Infine, l’amara constatazione: «In ambito sanitario episodi di corruzione hanno coinvolto il 2,4 per cento delle famiglie necessitanti di visite mediche specialistiche o accertamenti diagnostici, ricoveri o interventi. Le famiglie che si sono rivolte agli uffici pubblici nel 2,1 per cento dei casi hanno avuto richieste di denaro, regali o favori. Richieste di denaro o favori in cambio di facilitazioni da parte di forze dell’ordine o forze armate e nel settore dell’istruzione hanno riguardato rispettivamente l’1 per cento e lo 0,6 per cento delle famiglie».

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