Bergoglio non svolge il suo compito come un esecutore di un piano prestabilito, ma reagisce ai richiami e agli impulsi del cuore. Di prestabilito rispetto al suo operare c’è il suo essere, cristiano e umano, la sua intelligenza, la sua fede, la sua umanità, la sua storia... Un anno dopo rimane lo stupore che ogni giorno si rinnova con parole nuove e antiche.   

Papa Francesco e la riforma. Massimo Faggioli, docente di storia del cristianesimo alla University of saint Thomas a Minneapolis: «Oggi la chiesa è in ritardo nell’accettare, nel suo magistero, una certa idea di evoluzione della persona umana». Ancora più grave – a suo parere – la questione istituzionale: «Oggi la chiesa è ancora molto clericale». Ma l’elezione di papa Francesco ha aperto un percorso nuovo e diverso.

Francesco è le periferie. Jean-Louis Schlegel, filosofo e sociologo francese: “Per lui, arcivescovo di Buenos Aires, la giustapposizione di grandi ricchezze e di immensa povertà è una esperienza e una evidenza immediata. La periferia, allungata all'infinito, è il luogo simbolo della povertà materiale, culturale, affettiva... e al tempo stesso il simbolo aggressivo di tutti i cambiamenti e i contrasti di spazio/tempo post-moderno” 

Il papa e la cultura dell'incontro. Giuseppe Vacca, presidente della fondazione Istituto Gramsci di Roma: «Ereditiamo dalla modernità una progressiva distinzione nel rapporto tra la politica e la religione. E quindi tra credenti e non credenti. Impostare il problema in termini di incontro e collaborazione significa partire da una visione positiva della modernità, riconoscendo che il destino non è segnato dal nichilismo».