3 dicembre, Sant'Egidio ricorda la deportazione degli ebrei padovani

La Comunità di Sant’Egidio e la Comunità ebraica di Padova invitano tutti i cittadini a unirsi a una marcia silenziosa per fare memoria della deportazione degli ebrei padovani. La fiaccolata si terrà giovedì 3 dicembre alle 18: partirà da via VIII febbraio, di fronte a palazzo Moroni, e si snoderà per le vie del centro storico. Il titolo della marcia è “Non c’è futuro senza memoria”, perché «chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo», come diceva Primo Levi.

3 dicembre, Sant'Egidio ricorda la deportazione degli ebrei padovani

La marcia ricorda il 3 dicembre 1943, data che segnò l’avvio di uno dei momenti più drammatici della storia recente di Padova: il prelevamento degli ebrei della città e l’apertura del campo di concentramento di Vo’ Euganeo.
Il 17 luglio 1944, i 47 internati del campo furono deportati ad Auschwitz. Solo tre donne tornarono alle loro case.

Il monito di Primo Levi

Il titolo della marcia è “Non c’è futuro senza memoria”, perché «chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo», come diceva Primo Levi

Il 2015 segna un anniversario importante: 70 anni dalla liberazione dei campi di sterminio.
Questa manifestazione si inserisce nel solco della tradizione della marcia che Sant’Egidio e la Comunità ebraica promuovono a Roma per fare memoria del 16 ottobre del 1943, giorno della grande razzia dei 1.022 ebrei della città.
Due giorni dopo, i prigionieri vennero caricati su un treno merci diretto ad Auschwitz.
La storia di quel convoglio è legata a Padova, e a un atto di umanità, l’ultimo che venne offerto ai deportati prima del lager: quando il treno fermò in città, gente semplice, ferrovieri e crocerossine, aprirono i vagoni in cui erano stipati gli ebrei romani catturati in occasione della retata del 16 ottobre, offrirono loro cibo e acqua, si impegnarono per alleviarne dolori e sofferenze.

La marcia è la memoria di un grande dolore, ma è anche una memoria che guarda al futuro.
Per questo è importante la partecipazione di tanti. La memoria è infatti una responsabilità verso le giovani generazioni perché siano incoraggiate a costruire una civiltà del convivere tra persone che vengono da tante culture, di religioni diverse, e da tante esperienze umane diverse.

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