A chi serve nuovo cemento?

Sono arrivati in un migliaio, in rappresentanza degli oltre 150 comitati sorti in Veneto negli ultimi anni. Tutti insieme, a Venezia, per chiedere lo stop alle grandi opere e un diverso modello di sviluppo per i prossimi anni, fermando la continua cementificazione del territorio.

A chi serve nuovo cemento?

«No grandi opere, no consumo di suolo, no grandi navi, no servitù militari; sì ai beni comuni, sì alla democrazia, sì alla riconversione ecologica». Questa la voce che si è alzata «forte dal Veneto, una delle regioni più inquinanti e inquinate d’Europa», un “grido” che si è levato sabato 30 novembre, dalla manifestazione ospitata nelle strade veneziane. Un migliaio i partecipanti, in rappresentanza di molti comitati locali (oltre 150 i censiti in regione) impegnati su più fronti in una regione in cui il territorio urbanizzato è pari all’11,3 per cento, uno dei più alti della penisola e tre volte la media di quello europeo.
Ma nemmeno questo, almeno secondo i duri avversari della cementificazione, pare aver dissuaso la classe politica veneta dal guardare ancora con simpatia al cemento. E don Albino Bizzotto, vera anima dei comitati, non ha dubbi: «Come, dopo una guerra devastante, siamo arrivati alla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, così, dopo la stagione aggressiva del mercato neoliberista, dobbiamo arrivare a sottoscrivere la dichiarazione universale dei diritti di madre terra».

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