A novembre parte Triton: 3 milioni per il controllo del Mediterraneo, ma solo l'Italia accoglierà i salvati

Si tratta della più grande operazione marina Frontex che sia mai stata condotta. Tutti gli immigrati che verranno soccorsi in mare dovranno essere sbarcati nel nostro paese: gli stati membri hanno accettato solo con questa clausola.

A novembre parte Triton: 3 milioni per il controllo del Mediterraneo, ma solo l'Italia accoglierà i salvati

Emergono da fonti europee nuove precisazioni e nuovi dettagli sull’operazione Triton, che partirà agli inizi di novembre e pattuglierà le trenta miglia di fronte alle coste a sud e sud-est dell’Italia (in pratica Sicilia, Calabria e Puglia), per porre un argine all’immigrazione irregolare ma anche per compiere, quando sarà necessario, interventi di salvataggio di vite in mare.

Si tratta della più grande operazione marina Frontex che sia mai stata condotta: l’agenzia per il controllo dei confini esterni dell’UE metterà a disposizione due aerei, una motonave e altre due imbarcazioni più piccole. Questi mezzi saranno completati da un’altra motonave e da una motovedetta fornite dall’Italia.
Il costo di Triton è confermato intorno ai tre milioni al mese, le ultime cifre parlano di 2,9 milioni fino a febbraio 2015, poi si vedrà se ci saranno fondi a sufficienza per continuare e se si dovrà intensificare o si potrà ridurre la portata dell’operazione.
Per dare un’idea, le operazioni Frontex Hermes ed Aeneas, che Triton sostituirà e rafforzerà, avevano un bilancio per il 2014 di cinque milioni di euro, di cui circa tre sono già stati utilizzati, il che fa meno di mezzo milione di euro al mese.
Triton prevedrà anche il dispiegamento di una task force composta di un numero fra i venti e i trenta funzionari Frontex che, in Sicilia, si occuperanno di fare il primo screening dei migranti che verranno recuperati in mare e sbarcati sul territorio italiano.

Sì, perché tutti gli immigrati che verranno soccorsi o intercettati in mare dovranno essere sbarcati in Italia, sia per rispetto delle norme del diritto internazionale, sia perché gli stati membri che daranno il loro contributo logistico, tecnico, in termini di risorse o di mezzi all’operazione (finora le adesioni pubbliche sono state di Francia, Spagna e Germania, ma se ne attendono altre dal consiglio dei ministri di Giustizia e Affari Interni giovedì a Lussemburgo), si sono dichiarati disposti a farlo solo a patto che sia l’Italia il paese che si occuperà dell’accoglienza.

Fonti della Commissione ribadiscono che Triton è stata messa in piedi come operazione su misura, rispettando tutte le richieste del governo italiano, e che - sebbene non sostituirà Mare Nostrum - servirà ad alleviare la pressione migratoria e dei richiedenti asilo sul nostro paese.
Le trenta miglia di pattugliamento saranno comunque teoriche, perché ad esempio gli aerei si spingeranno anche oltre questa area, comunque già più vasta delle acque internazionali italiane che finiscono a dodici miglia dalle nostre coste.
Anche le motonavi, se si troveranno di fronte a barconi in difficoltà, sconfineranno rispetto all’area di pattugliamento prevista per soccorrerli.

Le fonti della Commissione però ammettono che la maggior parte degli ormai oltre 150 mila migranti salvati da Mare Nostrum sono stati soccorsi vicino alle coste libiche, quindi al di fuori della futura zona operativa di Triton.
Su questo, però, dicono da Bruxelles, non si può fare molto perché le acque libiche ricadono al di fuori delle competenze dell’Unione Europea. Si deve solo lavorare per una stabilizzazione della Libia e sperare che quello che resta della guardia costiera di Tripoli faccia al meglio il propriolavoro.

Su Mare Nostrum, le fonti confermano che interromperlo o no è una scelta che spetta solo all’Italia, ma che questa resta un’operazione di emergenza che prima o poi dovrà essere riconsiderata visto l’ingente dispendio di costi e risorse.
Si ammonisce però il nostro paese che - Mare Nostrum o non Mare Nostrum - gli obblighi del diritto internazionale ed europeo in materia di controllo delle frontiere e soccorso di vite restano.
Come dire: Roma non se ne può lavare le mani e semplicemente non salvare gli immigrati in mare o non accoglierli sul territorio italiano. Anche perché, si scrive in un memo, l’Italia può contare su quasi 63 milioni di euro come risorse extra per il periodo 2014-2020, soldi che vengono dall’apposito fondo europeo per la sicurezza interna, per il controllo dei visti e delle frontiere.
 
Dall’UE, si dice, l’operazione Triton mostra una chiara solidarietà e una volontà di aiutare l’Italia, che però deve continuare a giocare la sua parte. Come la loro parte devono farla anche gli stati membri.
La commissaria agli Affari interni Cecilia Malmstrom, giunta quasi alla fine del suo mandato, lo ha ribadito con chiarezza, tornando a chiedere un maggior numero di reinsediamenti di profughi (sono stati appena seimila dall’inizio dell’anno a oggi in tutta l’UE) e una maggior condivisione delle responsabilità per quanto riguarda il controllo delle frontiere e la gestione dei richiedenti asilo.
Dalla Commissione non si nega la possibilità, in futuro, di pensare a quote per paese, ma si ribadisce che non è competenza dell’esecutivo stabilire tali quote né decidere se percorrere o meno questa strada. Si sottolinea però come, se anni fa gli stati membri facevano orecchie da mercante, oggi c’è una maggiore apertura al dialogo in tal senso.

Tornando a Triton, i circa tre milioni al mese previsti per finanziare l’operazione mitigheranno la spesa di nove milioni al mese che l’Italia fa per Mare Nostrum e serviranno a coprire i costi come quelli per il carburante, la manutenzione dei veicoli, gli equipaggi etc., ma anche parte dei costi per i mezzi messi a disposizione dall’Italia. Le risorse economiche sul piatto sono frutto sia di uno sforzo della Commissione che di un riallocamento di risorse da parte di Frontex.

Il parlamento europeo ha già proposto, per il 2015, un aumento del bilancio dell’agenzia di circa venti milioni di euro. Se tale aumento verrà confermato dagli stati membri in consiglio, dicono le fonti, questo renderà più facile finanziare l’operazione Triton anche per tutto il 2015. E i funzionari UE non negano che la nuova operazione Frontex abbia una certa flessibilità e che se ne possa ridiscutere la mission, il mandato e la portata se sarà necessario.

A questo punto, lo scenario probabile sembra quello di una graduale riduzione degli sforzi italiani con Mare Nostrum, con un aumento di impegno da parte di Frontex. Questo però, tengono a sottolineare per l’ennesima volta alti funzionari europei, non porterà mai al punto in cui un’operazione sostituirà l’altra o - per dirla in altre parole - Frontex non sostituirà mai l’Italia nei suoi compiti che restano appannaggio del nostro paese.

Infine si fa chiarezza sulla denominazione dell’operazione: da quanto emerge, Frontex Plus era solo un modo per definire un impegno maggiore dell’agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell’Ue, ma l’unico nome giusto per definire questa nuova operazione è Triton.

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Parole chiave: Tritone (1), Mare nostrum (39), Mediterraneo (45), profughi (227), immigrati (78), sbarchi (31)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)