Al via le "grandi manovre" per le politiche. Il Pd perde per strada gli alleati

Giuliano Pisapia getta la spugna e Angelino Alfano rinuncia a candidarsi alle prossime elezioni. Le alleanze del Pd per costruire la futura coalizione di governo traballano, ma Matteo Renzi dichiara: «Rinunce o non rinunce, il Pd avrà comunque come minimo un alleato al centro e un alleato a sinistra».

Al via le "grandi manovre" per le politiche. Il Pd perde per strada gli alleati

Sono partite le grandi manovre in vista delle elezioni politiche previste per la prossima primavera e il il Partito democratico sembra aver già definitivamente perso i due principali alleati con cui avrebbe voluto costruire la coalizione del futuro governo. Il 6 dicembre, infatti, a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, il ministro degli esteri Angelino Alfano e l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia hanno dato forfait, annunciando che non si candideranno alle prossimi elezioni politiche.

«Ci abbiamo provato. Il nostro obiettivo, fin dalla nascita di Campo Progressista, è sempre stato quello di costruire un grande e diverso centrosinistra per il futuro del paese in grado di battere destre e populismi. Oggi dobbiamo prendere atto che non siamo riusciti – ha spigato Giuliano Pisapia – La decisione di calendarizzare lo ius soli al termine di tutti i lavori del Senato, rendendone la discussione e l'approvazione una remota probabilità, ha evidenziato l'impossibilità di proseguire nel confronto con il Pd. Temo i rischi fortissimi di un paese nelle mani delle destre o dei populisti e ora c'è solo da sperare che le forze progressiste si ritrovino almeno dopo le elezioni».

Sulla scelta di Pisapia ha pesato anche la decisione di Pietro Grasso di assumere la leadership di Liberi e uguali, la nuova formazione nata a sinistra dall’unione di Mdp, Possibile di Pippo Civati e i vendoliani di Sinistra italiana.

Se il progetto di Pisapia è fallito, non è ancora chiaro cosa accadrà ad Alternativa popolare, il partito del ministro degli esteri Angelino Alfano, dopo il suo annuncio di non candidarsi alle prossime politiche. Oggi Alternativa popolare è stimata dai sondaggi intorno al 3 per cento, vicina alla soglia di sbarramento, e Alfano sembra costretto a prendere atto del fallimento di un progetto nato per catturare i voti moderati. Inoltre Ap è chiaramente divisa al suo interno: da una parte Beatrice Lorenzin, ministro della sanità, che sostiene l’alleanza col Pd, mentre un nutrito gruppo di parlamentari guidati Roberto Formigoni e Maurizio Lupi sembrano preferire l’alleanza con il centrodestra. Lo scenario più probabile è dunque che i vari leader di Ap si divideranno tra le diverse formazioni di centro che dovrebbero nascere a breve, a detta degli osservatori politici. Alfano comunque pare intenzionato a perseguire il suo  progetto, affermando che si può fare politica anche senza stare nelle istituzioni, nonostante la sua carriera per ora dimostri il contrario: a 26 anni consigliere regionale in Sicilia con Forza Italia e poi deputato in parlamento dal 2001; ministro della giustizia dal 2008 al 2011 con Berlusconi e dal 2013, per cinque anni, nuovamente ministro: degli interni con Enrico Letta prima e Matteo Renzi poi, degli esteri con Paolo Gentiloni.

Il Pd intanto va avanti con il progetto di coalizione di centrosinistra: «Da mesi il dibattito politico è avvitato solo sulla questione delle alleanze. Il Pd ha fatto e sta facendo un lavoro molto generoso – guidato in modo impeccabile da Piero Fassino – per cercare di tenere aperte le porte a tutti. Adesso che mancano poche settimane alle elezioni, è tempo di partire con la campagna elettorale. Chi vuole starci è il benvenuto e avrà pari dignità. Chi se ne è andato avrà il nostro rispetto. Ma adesso si parte», scrive Matteo Renzi, e aggiunge: «Rinunce o non rinunce, il Pd avrà comunque come minimo un alleato al centro e un alleato a sinistra. E il contributo di queste liste sarà in molti collegi determinante per strappare seggi al centrodestra, vedrete. Molti collegi infatti si decideranno sul filo di qualche centinaio di voti».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)