Berti: «Entreremo in consiglio regionale con la delicatezza di una ruspa»

Presentazione tutt'altro che soft stamani a palazzo Ferro-Fini per la pattuglia del Movimento 5 stelle eletta al consiglio regionale. Per la creatura di Grillo, che il 31 maggio ha ottenuto il quarto risultato come lista, si tratta di un esordio. «Azioniamo la macchina della varichina per togliere le incrostazioni da questa istituzione», ha continuato il candidato alla presidenza. L'annuncio di un "Firma day" per la rinuncia a parte dell'indennità e dei privilegi.

Berti: «Entreremo in consiglio regionale con la delicatezza di una ruspa»

«Entriamo in consiglio regionale con la delicatezza di una ruspa». Sono queste le parole di Jacopo Berti, consigliere eletto e candidato alla presidenza del Veneto per il Movimento 5 stelle alla conferenza stampa convocata venerdì 19 giugno per presentare il gruppo pentastellato che porta dunque, per la prima volta, la creatura di Beppe Grillo sugli scranni dell’aula di palazzo Ferro Fini, come quarta forza per numero di voti.
«Siamo in cinque – ha continuato l’imprenditore padovano che ha superato quota 7 mila per consensi personali, terzo in assoluto – esattamente come un pugno chiuso. Non abbiamo paura di niente e di nessuno. Il nostro obiettivo è ridare dignità a un’istituzione martoriata dagli scandali creati da persone che hanno seduto tra questi banchi e ora si trovano in galera, oppure no, purtroppo».

«Ma non vogliamo azionare la macchina del fango, anzi – ha ripreso Berti – vogliamo accendere la macchina della varichina per togliere le incrostazioni che hanno impedito ai cittadini di far parte della vita dell’istituzione. I nostri uffici saranno aperti giorno e notte per i singoli e le associazioni di categoria. Vogliamo scrivere le leggi insieme e poi farci portavoce».

Non esattamente un esordio soft insomma per la pattuglia di «matricole» che si sono presentate di fronte ai giornalisti a tre giorni dalla prima seduta, convocata per lunedì 22 alle 10.30 dal consigliere eletto più anziano Fabiano Barbisan. Tra una foto di rito, il ritiro del badge per l’accesso al palazzo e un passaggio in aula consiliare per una sbirciata ai pulsanti con cui voteranno (oppure no) alle leggi, i cinque neoconsiglieri hanno snocciolato gli obiettivi e l’atteggiamento che assumeranno da qui al 2020 tra i banchi dell’opposizione. Oltre a Berti, il gruppo è quindi composto dalla 26enne Erika Baldin di Chioggia, una laurea in giurisprudenza e una in scienze poltiche che pone l’accento sulla trasparenza, «perché non è possibile che si continui a calare dall’alto a costruire sotto i piedi dei cittadini delle grandi opere di cui nessuno, nemmeno i consigli comunali, è stato informato». E il riferimento è ala centrale a gpl di Chioggia e ai cantieri della Pedemontana che avrebbero occupato terreni non espropriati a Pianezze, accanto a Marostica. Il pianificatore del territorio, il 29enne veronese Manuel Brusco è certo che «siamo noi la vera alternativa a questa classe dirigente che non ha saputo garantire la cittadinanza. Siamo matricole, ma sapremo incidere». Il vicentino Marco Dalla Gassa pone invece l’accento sulle potenzialità di un territorio che fino ad ora si è stati capaci «solo di trasformare in blocchi di cemento». A chiudere la presentazione il 32enne trevigiano Simone Scarabel, il grillino di più lungo corso (dal V day del settembre 2007) entrato in consiglio quasi a sorpresa dopo che l’assegnazione dei resti ha tolto a Zaia uno dei seggi (il 29°) che in un primo momento era andato alla maggioranza. A Scarabel il compito di rileggere il «pugno chiuso» di Berti anche come una «mano aperta» a chiunque voglia condividere il lavoro in consiglio. «La protesta non basta – ha scandito – vogliamo indicare soluzioni ai problemi della regione».

 

Sono state ancora una volta le idee chiare di Jacopo Berti a evidenziare i tre principali obiettivi per la legislatura, a partire da quello che è stato un vero e proprio tormentone in campagna elettorale: «Anzitutto puntiamo al taglio dei costi della politica – ha scandito – e intendiamo battere forte da subito su questo tasto. I vitalizi da questa legislatura in poi non saranno più in vigore ma abbiano ancora 13 milioni di euro all’anno di spesa per 246 consiglieri». E a questo proposito devono essere fischiate le orecchie all’ex consigliere Gennaro Marotta (Idv) che nei giorni scorsi ha ingiunto ai 5 stelle di rinunciare al vitalizio esattamente come ha fatto lui a marzo: «Che cosa ha fatto Marotta per cinque anni in consiglio se non sa nemmeno che i vitalizi sono stati aboliti?», si è chiesto Berti ironico, per poi annunciare un “Firma day” in cui i cinque consiglieri illustreranno la rinuncia a parte della loro indennità e dei privilegi, ma per i dettagli c’è ancora da attendere.

Il secondo punto all’ordine del giorno per i 5 stelle si chiama Agenzia veneta anticorruzione, per «il controllo su ogni singolo euro speso dalla regione» e perché tutti i documenti, gli atti e le carte dei progetti siano a disposizione dei cittadini. «La trasparenza deve tornare a essere un punto caratterizzate per questa istituzione». Infine, per i pentastellati invocano un tavolo di confronto per il redito di cittadinanza, esattamente com’è per la Lombardia.

Ma Jacopo Berti ha colto al balzo l’occasione anche per smentire un accordo 5 stelle-Lega su cui le voci si sono alzate dopo l’“endorsement” di Zaia nella conferenza stampa immediatamente successiva alla vittoria. «Credo che quello del presidente sia più che altro il riconoscimento del buon lavoro che abbiamo fatto, ma a parole sono tutti campioni, ora vedremo quando sarà il momento di votare come andranno le cose».

Il leader dei grillini veneti però conferma la disponibilità alla collaborazione: «Non abbiamo la verità in tasca – ha aggiunto – a noi interessa il bene della regione e se qualcuno ha delle idee migliori delle nostre saremo ben felici di votarle. Zero preclusioni, votiamo per il bene»

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