Bilancio 2018. L’Europa scommette sulla crescita

Crescono di un terzo gli investimenti inseriti nel capitolo “crescita intelligente e inclusiva”, anche se in complesso valgono poco più del sostegno alle aziende agricole che rimane la voce più importante. Attenzione anche al tema della sicurezza con 59 miliardi per difesa, frontiere e gestione delle migrazioni

Bilancio 2018. L’Europa scommette sulla crescita

«Vogliamo un’Unione robusta, capace di dare ai cittadini quello che si aspettano? Allora dobbiamo anche avere un budget adeguato»: Siegfried Muresan, eurodeputato romeno, è il relatore del Parlamento Ue per il bilancio comunitario 2018.

Più volte ha sostenuto la necessità di mantenere livelli di budget capaci di rispondere alle innumerevoli sfide che l’Europa ha di fronte e, allo stesso tempo, di tener fede alle accresciute competenze dell’Unione in base al disposto del Trattato di Lisbona. Ovvero, tutti pretendono che l’Ue si occupi di mille problemi, risponda alle attese dei cittadini, ma poi il bilancio annuale a disposizione resta sempre lo stesso, ancorato all’un per cento del Pil dei 28.

Fondi per 28 paesi
Soddisfatto il commissario per il bilancio, Günther H. Oettinger: «Si tratta di un budget di cui beneficeranno tutti. Sarà utilizzato per creare più posti di lavoro, più crescita e investimenti. Aiuterà i giovani a trovare un impiego e opportunità di tirocini. Contribuirà a rendere l’Europa più sicura. Ogni singolo euro dev’essere speso in modo efficiente e creare valore aggiunto per l’Europa». In realtà il bilancio, che pur mostra una consistenza assoluta di un certo rilievo, risulta tutto sommato modesto: i conti per i prossimi dodici mesi prevedono 160,1 miliardi di euro di stanziamenti di impegno, ovvero i finanziamenti che possono essere stabiliti nei contratti in un determinato anno solare; invece saranno 144,7 miliardi di euro gli stanziamenti di pagamento, cioè quei finanziamenti che saranno effettivamente erogati nel corso del 2018.

I diversi capitoli
Osservando i diversi capitoli del prossimo bilancio, emerge che 66,6 miliardi (con un aumento del 34,9 per cento rispetto al 2017) saranno inscritti nella rubrica “crescita intelligente ed inclusiva”, voce che comprende tutti gli investimenti per sviluppo economico, imprese, formazione al lavoro, opportunità per i giovani, mercati, ricerca indirizzata alla produzione, infrastrutture…

Nel capitolo “crescita sostenibile – risorse naturali” finiranno 56,1 miliardi (più 3,6 per cento): si tratta del sostegno all’agricoltura e allevamento e alla tutela ambientale. Seguono gli investimenti per “sicurezza e cittadinanza”, per la politica estera, e le spese amministrative, necessarie per far funzionare la macchina Ue (personale, sedi…).

Una mano all’economia
Analizzando più nel dettaglio gli investimenti che saranno effettuati il prossimo anno grazie alle casse Ue, si evince che «quasi la metà dei fondi, pari a 77,5 miliardi di euro di stanziamenti di impegno, sarà destinata – specifica una nota della Commissione – a rendere più forte la nostra economia, più competitive le nostre università e meglio attrezzate le nostre imprese per competere sul mercato globale». A titolo di esempio, 2 miliardi di euro saranno destinati al Fondo europeo per gli investimenti strategici, fulcro del piano Juncker; 11,2 miliardi saranno erogati a Orizzonte 2020, il programma per il finanziamento della ricerca e dell’innovazione.

Sguardo a est e a sud
Naturalmente i fondi verranno ripartiti per capitoli di spesa e per paese membro a secondo delle necessità. Il criterio prevalente resta quello della solidarietà: per questo ci sono paesi che beneficiano maggiormente dei fondi dell’Unione (tutti i paesi centroorientali) e altri che invece versano più di quanto ricevono (fra cui Germania, Francia e Italia). Il relatore Muresan è particolarmente sensibile al tema della sicurezza:

«L’Unione europea sfortunatamente non può risolvere tutti i problemi del mondo, quindi dovremmo cominciare dal nostro vicinato – ha dichiarato – Dobbiamo essere vicini a quei paesi a oriente dell’Europa che si sono avviati su un percorso europeo, come la Georgia, l’Ucraina e la Repubblica moldava. Lo stesso discorso vale per i nostri vicini meridionali, quel Nord Africa da dove vengono molti migranti e rifugiati.

Dovremmo investire in istruzione, sanità, infrastrutture, ma anche cibo e acqua. Solo allora le persone smetteranno di mettere a rischio la vita per venire in Europa».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir