Consumo di suolo. Quella legge dimenticata al Senato

Presa di posizione della rete dei Centri per l'etica ambientale coordinata dalla fondazione Lanza di Padova. «In Italia il suolo continua a essere considerato semplicemente una risorsa illimitata e a costo zero con cui si pensa di rianimare e rilanciare il settore dell’edilizia». Invece si tratta di un'emergenza nazionale, come certificano i dati Ispra del recente rapporto: nel 2016 ogni secondo sono stati cementificati tre metri quadrati di verde.

Consumo di suolo. Quella legge dimenticata al Senato

Mentre la politica si avvia alle ferie agostane tra liti e polemiche tutte partitiche, c’è un’Italia che brucia, boccheggia per la siccità e, soprattutto, scompare sotto enormi colate di cemento inarrestabili.

Ogni secondo del 2016, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, si è portato via tre metri quadrati di paesaggio, ricoperti da altrettanto calcestruzzo.

Le cifre sul consumo di suolo diramate qualche giorno fa proprio dall’Ispra nel suo rapporto 2017 non lasciano margine per discorrere. È giunto il momento di imporre uno stop alla cementificazione selvaggia di cui fanno le spese principalmente le aree agricole del nostro paese. Eppure sulla legge nazionale contro il consumo di suolo, che ha avuto il via libera dalla Camera nel maggio 2016 e ora langue in commissione Ambiente in Senato, non ci sono dibattiti o confronti accesi tra le forze politiche che si contendono la paternità dell’abolizione dei vitalizi e rimandano all’autunno riforme attese come quella sulla cittadinanza e il biotestamento. Sull’ambiente tutto tace.

L’impatto della Pedemontana

Così, come rileva ancora l’Ispra, tra novembre 2015 e maggio 2016 sono stati consumati 30 ettari di suolo al giorno per un totale di 5 mila ettari di territorio. Nel corso del 2016 il suolo urbanizzato ha raggiunto il 7,6 per cento dell’intero territorio nazionale pari a circa 23 mila chilometri quadrati, cioè la dimensione di Campania, Molise e Liguria messe assieme.

E le cose non vanno certo meglio in Veneto, dove la regione ha da poco approvato una propria normativa sul consumo di suolo. Negli ultimi quattro anni, dal 2012 al 2016, qui sono stati consumati 1.950 ettari, pari all’1,1 per cento del territorio regionale. Negli otto mesi da novembre 2015 a luglio 2016 il suolo consumato è stato pari a 557 ettari. L’area più colpita dal maggior consumo è il quadrilatero centrale costituito dalle città di Treviso, Venezia, Padova e Vicenza.

E se si scorre l’elenco dei comuni con il più alto tasso di cementificazione negli ultimi anni, si scopre che si trovano tutti sull’alta pianura tra le province di Vicenza e Treviso: esattamente in corrispondenza della futura Superstrada Pedemontana veneta.

Cepea: non tradite quella legge

Da qui, l’appello lanciato negli scorsi giorni dalla fondazione Lanza di Padova e dagli altri enti che costituiscono la Rete dei Centri per l’etica ambientale (Cepea).

«Tra le leggi da non tradire prima della fine della legislatura vi è anche quella per il contenimento del consumo di suolo»,

è il messaggio della rete di cui fanno parte anche Focsiv, Aggiornamenti sociali e l’università di Brescia. L’auspicio è che ripartano subito i lavori parlamentari per una rapida revisione e approvazione del testo normativo. Le maggiori preoccupazioni di questi esperti sono per la messa a rischio dei «servizi ecosistemici» che solamente il suolo garantisce. Parliamo della produzione agricola, della protezione dall’erosione e dall’infiltrazione d’acqua (per mitigare le quali la regione Veneto è impegnata nella realizzazione di costose opere dovute in gran parte al proliferare della cementificazione). Ma anche dell’impollinazione e dell’assorbimento di gas serra.

La perdita di questi servizi, sottolinea Cepea, non rappresenta solamente una perdita in termini di qualità ambientale, ma comporta anche un costo economico che l’Ispra ha stimato tra i 630 e i 910 milioni di euro l’anno.

I dati sul consumo di suolo e il generale disinteresse per la legge in Senato suggeriscono che «in Italia il suolo continua a essere considerato semplicemente una risorsa illimitata e a costo zero – conclude Cepea, che sull’argomento sta organizzando una conferenza a Parma per il mese di settem-bre – con cui si pensa di rianimare e rilanciare il settore dell’edilizia, una sorta di pavimento dove appoggiare edifici residenziali e commerciali, strade e infrastrutture di tutti i tipi».

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